Dormire: Albergo Ristorante Gran Truc, Ruà di Pramollo. Tel. 0121 582760. www.ilmangione.it/ristoranti/
Dal centro di Perosa Argentina, ripercorrendo per breve tratto a ritroso l’itinerario della tappa precedente ci si porta in pochi minuti a Pomaretto (620 m), e di qui, procedendo verso monte lungo la Strada provinciale, si raggiunge il ponte sul Germanasca.
Giunti sull’altra sponda del torrente, si volge immediatamente a destra per toccare, in pochi minuti, il caratteristico borgo di Masselli (625 m.) Continuando ancora sulla rotabile per alcune decine di metri, in prossimità di una fontana, si volge a sinistra imboccando una mulattiera (segnavia giallo ed arancione C.M. 7), che con alcune strette serpentine si inerpica in un fitto castagneto, superando quasi subito il canale coperto che deriva acqua da Chiotti per formare il bacino artificiale del Subeiran ed alimentare la centrale elettrica della “Filseta s.p.a.”.
Con un lungo traversone a mezzacosta si guadagna rapidamente quota entrando in una carrozzabile sterrata. Mediante questa, in pochi minuti si raggiunge il panoramico nucleo di Fort Luis (830 m.),
residuo, come indica il toponimo, di un antico bastione militare.
Usciti dal villaggio attraverso i prati che lo sovrastano, si rientra nel bosco per risalire, sempre su sentiero lastricato e ben evidente, le ultime propaggini settentrionali del monte Gran Truc, che declinano assai dolcemente sul corso del Germanasca nella zona compresa tra i villaggi di Pomaretto e Perrero. Con alcune serpentine il sentiero entra nel consistente borgo di Albarea (1118 m.) abitato solo più stagionalmente, presso il quale perviene anche, da alcuni anni, una carrareccia a fondo naturale. Individuata la strada, la si segue in piano oltrepassando gli abitati di Olivieri (1123 m.) ed Airetta (1203 m.), quest’ultimo poco a monte del tracciato, e raggiungendo Combagarino (1076 m), ove spiccano una settecentesca chiesa cattolica ed una caratteristica cappella valdese (ore 1 e 50′).
Da Combagarino si continua in salita lungo una rotabile che, ben presto, diventa sterrata ed in cattivo stato di manutenzione. Con numerose svolte, questa si inerpica tra pascoli a sfalcio e rade faggete, toccando dapprima il nucleo di Sartrea (1234 m.), quindi raggiungendo una zona in cui le essenze resinose tendono gradualmente a sostituirsi alle latifoglie.
Tra splendide foreste di larice, con sottobosco di mirtillo, mughetto e rododendro, si giunge così al colle Las Arà (1595 m.), chiamato in tal modo perché trincerato (dunque “arato”) nel 1704 dalle truppe francesi che vi posero un campo nel corso di un fallito tentativo di occupazione delle valli pinerolesi (ore 3 e 30′). Il valico, che si apre fra il monte Gran Truc (2366 m.) ed il Truc Lausa (1681 m.), è costituito da una lunga dorsale erbosa dalla quale si può godere un ottimo panorama sui corsi del Chisone e del Germanasca.
Valicato il colle Las Arà, si scende su comoda e piacevole strada inizialmente sterrata che, percorsi circa due chilometri, diventa a fondo bitumato. Varcata l’amena area attrezzata del Planet (1450 m. circa) si scende in breve all’abitato di Ruà di Pramollo (1124 m.), ove sorge un grande tempio valdese e si può pernottare (h. 4).
Da Ruà di Pramollo, è possibile visitare il luogo di memoria della Resistenza del Ticiùn con un’escursione della durata complessiva di un’ora. Occorre uscire dal paese utilizzando la strada provinciale n. 168 e seguire quest’ultima in discesa fino alle Case nuove di località Pellenghi (984 m.).
Da qui, si scende un esile sentiero che si stacca a sinistra della strada, nel punto in cui è posto un piccolo cippo partigiano (indicazioni per Ticiùn). Immerso nel bosco di castagni, il sentiero scende vigorosamente fino ad un ponticello in legno, per il quale si varca un esile rio. Passati sulla sponda opposta si comincia a salire contornando il costone e, giunti poco al di sotto di due frugali edifici in pietra, si torna a scendere leggermente fino a raggiungere una seconda passerella in legno, utile ad attraversare una zona acquitrinosa con terreno assai dissestato.
Si giunge così alla località Ticiùn, identificabile da un masso inclinato su cui è apposta una lapide in marmo, accostato a un rudere ormai ridotto ai minimi termini. Sopra il masso, la sommità di Roccio l’Emparo (Roccia Balcone) permette di godere di un’ottima visuale sulle borgate alte di Pramollo.