Note
Nuova via di stampo alpinistico, attrezzata nell’inverno 2017-2018 da Giovanni “Nanni” Pizzorni, con l’aiuto di Patrizia Danielli e Stefano Rellini, su alcune strutture inesplorate della c.d. Rocca dei Faggi (toponimo IGM “Rocce del Crou” o “Malpasso”). La Rocca dei Faggi, infatti, si protende sul sottostante Rio della Gava, dall’ombroso versante settentrionale dei monti Tardia; l’intero promontorio si articola in un bastione occidentale (più lungo e marcato) dove corre la via “Andrea e Paolo”, e in un bastione orientale (più tozzo e raccolto) dove invece è stata aperta questa nuova via.
Il bastione orientale, in realtà, si compone di tre distinte spalle, separate da cenge e terrazze erbose, che possono essere utilizzate come accessi intermedi o vie di fuga. In ogni caso, la via risale con percorso piuttosto diretto e aereo – che si mantiene sugli spigoli o a poca distanza dagli stessi – dove la roccia (con alcune eccezioni) è per lo più buona e asciutta.
Da ogni punto del percorso si sorveglia il paese di Sambuco, adagiato sull’opposto versante solatio; dalla sommità, inoltre, la vista spazia a Nord, fino alla strada del Faiallo, e a Levante, fino al mare e al gruppo della Punta Martin.
Attrezzatura mista (con chiodi artigianali alternati a fix e protezioni naturali) che lascia spazio a protezioni veloci e varie altre malizie del mestiere…
Avvicinamento
Il bastione orientale, in realtà, si compone di tre distinte spalle, separate da cenge e terrazze erbose, che possono essere utilizzate come accessi intermedi o vie di fuga. In ogni caso, la via risale con percorso piuttosto diretto e aereo – che si mantiene sugli spigoli o a poca distanza dagli stessi – dove la roccia (con alcune eccezioni) è per lo più buona e asciutta.
Da ogni punto del percorso si sorveglia il paese di Sambuco, adagiato sull’opposto versante solatio; dalla sommità, inoltre, la vista spazia a Nord, fino alla strada del Faiallo, e a Levante, fino al mare e al gruppo della Punta Martin.
Attrezzatura mista (con chiodi artigianali alternati a fix e protezioni naturali) che lascia spazio a protezioni veloci e varie altre malizie del mestiere…
Dall’abitato di Voltri (casello di Genova Prà) s’inizia a risalire la Val Cerusa per la strada che costeggia il torrente, in direzione dei paesi di Fabbriche e di Fiorino. Superato l’abitato di Fabbriche, si evita di continuare verso Fiorino, e si prende invece un bivio a sx che scende verso il torrente (indicazione “via Sambugo”). Al bivio subito dopo il ponte, si svolta ancora a sx (abbandonando così la strada che condurrebbe al paese di Sambuco) proseguendo fino ad un secco tornante, in coincidenza di un gruppo di case a poca distanza dai cavalcavia dell’autostrada (case Brusinetti). Si continua quindi sulla strada asfaltata (che qui ritorna verso monte) tagliando i ripidi versanti sulla riva dx orografica del rio della Gava, fino ad uno spiazzo con box e parcheggi per soli residenti, che chiude la strada in corrispondenza di un antico ponte di pietra (posteggiare 100m. prima).
A piedi:
Dallo spiazzo si risale sempre sullo stesso versante, oltre un piccolo cancello di legno, seguendo un sentiero marcato con bolli rossi. Dopo aver guadato un affluente, si continua in dolce salita, fino a scorgere la Rocca dei Faggi, proprio alle prime pendici del suo bastione più orientale.
Successivamente il sentiero raggiunge il letto del Rio della Gava, in coincidenza di una captazione con tubo bianco, al di sotto di una piccola cascata; rimontata la cascatella, occorre abbandonare il sentiero che risale la valle, imboccando una traccia che traversa il pendio in direzione opposta, fino ad intercettare un avvallamento che scende proprio al di sotto del bastione orientale. La traccia inizia quindi a risalire sulla sponda dell’avvallamento, per terreno a tratti faticoso e detritico; a metà si attraversa l’avvallamento, e si riprende a risalire sulla sua sponda opposta, fino a quando la traccia giunge a lambire il fianco del bastione, nel punto dove è stato riattrezzato un piccolo riparo d’emergenza, con tetto in lamiera e muretto di pietre a secco (Bivacco della Sentinella) a poca distanza dall’affluente che scende nel Rio della Gava.
Dal bivacco (o poco prima se si vuole evitare di ridiscendere) si costeggiano le rocce verso valle per un centinaio di metri scarsi, per raggiungere il punto più basso del bastione, dove attacca la via (quota 410 slm.; 25 min. circa dal posteggio).
Descrizione
A piedi:
Dallo spiazzo si risale sempre sullo stesso versante, oltre un piccolo cancello di legno, seguendo un sentiero marcato con bolli rossi. Dopo aver guadato un affluente, si continua in dolce salita, fino a scorgere la Rocca dei Faggi, proprio alle prime pendici del suo bastione più orientale.
Successivamente il sentiero raggiunge il letto del Rio della Gava, in coincidenza di una captazione con tubo bianco, al di sotto di una piccola cascata; rimontata la cascatella, occorre abbandonare il sentiero che risale la valle, imboccando una traccia che traversa il pendio in direzione opposta, fino ad intercettare un avvallamento che scende proprio al di sotto del bastione orientale. La traccia inizia quindi a risalire sulla sponda dell’avvallamento, per terreno a tratti faticoso e detritico; a metà si attraversa l’avvallamento, e si riprende a risalire sulla sua sponda opposta, fino a quando la traccia giunge a lambire il fianco del bastione, nel punto dove è stato riattrezzato un piccolo riparo d’emergenza, con tetto in lamiera e muretto di pietre a secco (Bivacco della Sentinella) a poca distanza dall’affluente che scende nel Rio della Gava.
Dal bivacco (o poco prima se si vuole evitare di ridiscendere) si costeggiano le rocce verso valle per un centinaio di metri scarsi, per raggiungere il punto più basso del bastione, dove attacca la via (quota 410 slm.; 25 min. circa dal posteggio).
- L1 – 30m: Individuata una pancia di roccia scura sormontata da un bel pilastrino, la si raggiunge aggirando un primo risalto, per mezzo di una profonda spaccatura diagonale, che taglia la parete da sx verso dx (III e III+; 1 ch. e possibilità di friends medio grandi). Giunti sotto la pancia, si aggira lo strapiombo per le rocce a dx della spaccatura, puntando poi ad un esile gradino alla base del sovrastante pilastrino (V e IV; possibilità di nuts medio-grandi al termine della spaccatura, poi 1 fix e 1 ch.; sosta su 2 fix con anello e cordone).
In origine la pancia strapiombante è stata raggiunta a partire dal punto più basso del primo risalto (VI+/A0; 2 fix e 1 ch.; targhetta con il nome della via) e quindi superata con l’uso di due staffe (A2 e IV+; 2 fix). Nel complesso, però, si tratta di soluzione poco coerente al resto della via, e consigliata solo a chi abbia buona confidenza con l’uso delle staffe. - L2 – 20m: Si percorre il pilastrino di bellissima roccia a dx del suo filo, con partenza atletica su buone prese (V e IV; 1 fix e 1 ch.; partenza da proteggere con 1 o 2 buoni nuts medio-grandi). Al termine si prosegue per gradoni di solida roccia, puntando ad uno spigolo a sx di una profonda fessura verticale, dove si forza un ultimo passaggio un po’ esposto (III e IV; 1 fix; sosta su 1 fix e 1 nut artigianale con anello e cordone).
- L3 – 25m: Per evitare eccessivi attriti, conviene ora risalire una rampetta erbosa a monte di un vago colletto, per andare a sostare su solida quercia a dx di un caminetto.
Dopo un complicato passo iniziale all’interno del caminetto, ci si ristabilisce sulla placca in uscita a sx, che conduce su terrazzino erboso alla base di un canalino (V; roccia infida in uscita; 2 fix ed eventuale cordino su alberello). Fatto un primo passo in spaccata all’interno del canalino (III; buona fessura orizzontale per protezioni veloci sulla placca di sx) ci si ristabilisce sulla fantastica placca di dx, con delicato passo di equilibrio in direzione dello spigolo; di qui si afferra una bella sequenza di lame, che riportano verso sx, fino alla sommità della I spalla (V e IV; 1 fix e 2 ch.; sosta su 2 fix con anello e cavetto di metallo). La sequenza finale in placca (molto bella ed elegante) può essere tranquillamente evitata percorrendo il canalino fino in fondo. - L4 – 25m + 50m di trasferimento: Si attraversa la cengia erbosa alla base della II spalla, in direzione del suo spigolo più abbattuto. Inizialmente la roccia è un po’ rotta, ma poi migliora. Il primo muretto si vince su rocce ben ammanigliate, restando a sx del filo (III+; eventuale nut). Raggiunto il secondo risalto, invece, ci sposta proprio sotto lo spigolo, per vincere un più ostico passaggio, con partenza po’ a dx del filo; si esce infine su terrazza inclinata, alla base di un terzo risalto (IV+ e IV; 1 fix e 1 ch.; in uscita 1 cordino su alberello; sosta su 2 fix con anello e cordone al riparo di un piccolo strapiombo).
- L5 – 30m: Anche in questo caso si parte un po’ a dx del filo, per scavalcare poi lo spigolo e ristabilirsi sulla placca a sx dello stesso (III+; eventuale fettuccia su spuntone).
Anche in questo caso, inoltre, inizialmente la roccia è un po’ rotta, ma poi migliora. Si percorre quindi l’intera placca con inclinazione e difficoltà crescenti, uscendo verso sx, fra alcuni blocchi sulla sommità della II spalla (dal III al V; 1 pass. V+; 1 ch. e 1 fix; eventuali friends medio piccoli in uscita; sosta su 2 fix con anello e cordone). - L6 – 25m: Dalla sosta si prosegue in conserva per scavalcare un gruppo di roccette che sbarrano il passo verso l’ampia sella erbosa a valle della III spalla. Attraversata la sella, occorre costeggiare le rocce verso sx, fin sotto un pilastrino sormontato da una fascia di rocce scure e aggettanti (targhetta e 1 ch. di sosta).
Occorre subito vincere un ostico diedrino, per raggiungere il fianco sx del pilastrino (IV+; 1 fix). Si sale quindi per rocce a sbalzo ma ben fessurate, fino alla sommità del pulpito di roccia; da qui si afferrano le soprastanti rocce (aggettanti ma ben appigliate) che si superano con movimenti rapidi e decisi (IV e V; 1 ch. e 3 fix; possibilità di nut tra il fix alla partenza del passo duro, e quello posizionato in uscita). - Per rocce più appoggiate ma un po’ sporche, si raggiunge quindi il terrazzino erboso alla base del successivo pilastrino (100m, sosta su 2 fix con anello e cordone).
- L7 – 25m: Si vince un diedrino a sx della sosta, per raggiungere un terrazzino alla base di un ruvido muro disposto perpendicolarmente, con il lato dx che affaccia nel vuoto (IV; 1 cordino su alberello).
Il muro è molto compatto (V; 1 passo V+; 2 ch. e 1 fix); raggiunta la sommità, si accede ad una rampa oltre il filo del pilastrino, che conduce sotto un ultimo risalto di rocce ben più articolate (III e IV; 1 fix e 1 ch.; sosta su 2 fix con anello e cordone). - L8 – 15 m: Per pendio erboso si raggiunge il pianoro sommitale, sul quale si innalza un ultimo rilievo di buona roccia. Verso dx, un bel diedro fessurato invita a salire per un ampio e coricato spigolo (III; 1 passo di IV; 1 ch.)
Se invece si risale un canalino erboso verso il centro del rilievo, si raggiunge un bel muro compatto, che si vince con un ultimo passaggio di forza, dopo essersi innalzati su delicata placca inclinata, da sx verso dx (III; 1 passo di V; 1 fix; sosta su 2 fix con anello e cordone).
Discesa: Si scende verso Levante, abbassandosi all’interno di un ripido avvallamento, con roccia rotta e pericolosi detriti. Si prende poi una buona traccia che esce traversando verso dx; dopo aver guadato un torrente, la traccia riprende a scendere lungo una spalla alberata, fino ad una caratteristica capanna-osservatorio in muratura. Lasciando la costruzione a dx, la traccia ritorna in direzione del bastione, giungendo a guadare nuovamente il torrente a poca distanza dal Bivacco della Sentinella.
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