3.6Km
Malgrado l'opera di riattrezzatura a fittoni resinati, la via va affrontata con mentalità alpinistica (in loco sono stati lasciati diversi chiodi alcuni dei quali non molto affidabili).
Utili nut e friend (compresi un BD Camalato 4 e 5 per la prima lunghezza), cordini, due mezze corde da almeno 50 metri. Utile una staffa.
AVVICINAMENTO
Dal parcheggio prendere una traccia che parte a ridosso del ponte in direzione sud; al primo bivio abbandonare il sentiero che passa a valle delle reti paramassi seguendo la traccia di sinistra; giunti al primo canale detritico, deviare ancora a sinistra per traccia incerta e ripida fino alla base. Attacco evidente sulla verticale del diedro del primo tiro: scritta "PR" rossa sbiadita. Dieci/quindici minuti dall'auto.
- L1 – VIII- oppure VI/A1, 30mt – Celeberrimo tiro liberato da Marco Ballerini negli anni ’80. Sale un diedro-camino svasato e scivoloso, sia per le numerose ripetizioni che per le caratteristiche della roccia. Sul passo chiave è presente una fettuccia su sasso incastrato molto vecchia e logorata dal tempo.
- L2 – VII- oppure VI/A1, 30mt – Ancora per il diedro, poi per placca verso sinistra e fessura.
- L3 – VI-, 40mt – Strapiombino, poi lunga traverso verso sinistra su buone lame e gocce.
- L4 – V+, 40mt – Verso destra per risalire un diedrino al termine del quale si traversa verso sinistra.
- L5 – VII+ oppure VI/A1, 40mt – Con arrampicata atletica e continua si sale lungo il diedro sino alla sosta.
- L6 – V+, 40mt – Dapprima a sinistra, poi a destra verso un diedro. Uscire verso sinistra quando diviene disturbato dalla vegetazione (qualche passo delicato). Infine vincere una placca oltre la quale si trova un grossa cengia dove termina la via. In alternativa, a destra della sosta è stata tracciata una variante che esce più a destra (6c obbligatorio). Questa soluzione obbliga a seguire un tracciato di calate indipendenti e oblique, con moschettonaggio di alcuni spit.
Discesa:
Avviene con quattro doppie attrezzate da 50 metri. Dall’ultima sosta percorrere verso destra la cengia erbosa (tracce) e giunti in prossimità di un salto scendere qualche metro verso alcuni ometti. Appena dietro gli ometti è collocata la prima calata (sosta a spit) che si effettua sulla parete sud, a destra delle spigolo.
La calata successiva è su un terrazzo e piega sulla parete ovest. Prestare molta attenzione perchè le cenge delle prime calate sono costellate di sassi di qualsiasi dimensione che non aspettano altro che precipitare a valle.
Sergio Panzeri negli anni '70 ha incarnato la figura dell'esploratore delle pareti del lecchese più nascoste e dimenticate. A lui si deve la salita della via che è stata a lungo considerata un importante banco di prova e un ottimo allenamento durante le mezze stagioni, grazie all'esposizione e alla continuità dell'arrampicata.
- Bibliografia:
- P. Corti, Arrampicate Sportive e Moderne tra Lecco e Como. Ed. Versante Sud (2001)
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