Note
Storico
100m
200m
350m
550m
700m
700m
Non sono passati molti anni dal 2017, ma ogni istante di quel periodo è inciso nella mia memoria. Era inverno e mi trovavo in Sardegna, in un angolo di paradiso dove il mare si fonde con la montagna. In quel periodo, mi dedicavo con passione a calate in corda doppia, sentendo il brivido dell'altezza e il richiamo della natura.
Un giorno, spinto dalla voglia di esplorare, mi recai alla falesia di Santa Barbara. Arrivai al punto più alto, da cui la vista si apre su un panorama mozzafiato. Mentre mi preparavo, notai una bustina rossa legata a un resinato, danzante al maestrale. La curiosità mi avvolse completamente e, sporgendomi sul bordo, la presi tra le mani. Aprendola, trovai un biglietto: “Per il materiale chiamami 34… Luciano!”
Senza esitare, composi il numero, e dall'altra parte della linea una voce calda e gentile mi accolse. Luciano mi raccontò di aver trovato, il giorno precedente, due moschettoni da sosta e un cordino, lasciati lì come un segno del destino. Realizzai, in un lampo, di aver dimenticato il mio materiale, ma quel momento si trasformò in un’opportunità, un incontro predestinato.
Il giorno seguente, ci incontrammo. Davanti a me si presentò un “ragazzotto”, la cui energia vibrante tradiva i suoi sessant'anni. Il suo sorriso illuminava l'ambiente e, con una spontaneità sorprendente, mi chiese se volessi arrampicare con lui. Ricordo l'emozione che mi travolse, come se il tempo si fosse fermato; risposi: “Certo! Ma io non arrampico, faccio solo calate in doppia…”
“Ti faccio provare io,” mi risponde, con uno sguardo che prometteva avventure indimenticabili.
Oggi, Luciano è molto più di un insegnante o un compagno di cordate: è un amico, un'anima affine che sa leggere i miei silenzi. Da quell’incontro, tutto è cambiato nella mia vita. Ho iniziato a apprezzare il silenzio dei luoghi, a perdermi nella bellezza della natura. Ogni roccia, ogni albero, ogni lieve fruscio del vento racconta storie che prima non ascoltavo. È come se avessi aperto una porta su un mondo in cui il tempo si dilata e le preoccupazioni svaniscono, lasciando spazio solo alla pura contemplazione.
Oggi, Luciano è l’amico che, anche nei miei momenti più bui, sa come risollevarmi . Con lui, posso confidarmi senza paura, esplorando i meandri del cuore. Ogni giorno, lo chiamo, condividendo ogni piccolo frammento della mia vita, e realizzo quanto sia rara e preziosa la nostra amicizia.
A tua insaputa, ho deciso di dedicarti questa bellissima via, come un atto d’amore per il dono più grande che mi potessi fare: la tua amicizia. Perché tu, Luciano, sei per me incredibilmente importante.
A Luciano Muroni
Avvicinamento
Un giorno, spinto dalla voglia di esplorare, mi recai alla falesia di Santa Barbara. Arrivai al punto più alto, da cui la vista si apre su un panorama mozzafiato. Mentre mi preparavo, notai una bustina rossa legata a un resinato, danzante al maestrale. La curiosità mi avvolse completamente e, sporgendomi sul bordo, la presi tra le mani. Aprendola, trovai un biglietto: “Per il materiale chiamami 34… Luciano!”
Senza esitare, composi il numero, e dall'altra parte della linea una voce calda e gentile mi accolse. Luciano mi raccontò di aver trovato, il giorno precedente, due moschettoni da sosta e un cordino, lasciati lì come un segno del destino. Realizzai, in un lampo, di aver dimenticato il mio materiale, ma quel momento si trasformò in un’opportunità, un incontro predestinato.
Il giorno seguente, ci incontrammo. Davanti a me si presentò un “ragazzotto”, la cui energia vibrante tradiva i suoi sessant'anni. Il suo sorriso illuminava l'ambiente e, con una spontaneità sorprendente, mi chiese se volessi arrampicare con lui. Ricordo l'emozione che mi travolse, come se il tempo si fosse fermato; risposi: “Certo! Ma io non arrampico, faccio solo calate in doppia…”
“Ti faccio provare io,” mi risponde, con uno sguardo che prometteva avventure indimenticabili.
Oggi, Luciano è molto più di un insegnante o un compagno di cordate: è un amico, un'anima affine che sa leggere i miei silenzi. Da quell’incontro, tutto è cambiato nella mia vita. Ho iniziato a apprezzare il silenzio dei luoghi, a perdermi nella bellezza della natura. Ogni roccia, ogni albero, ogni lieve fruscio del vento racconta storie che prima non ascoltavo. È come se avessi aperto una porta su un mondo in cui il tempo si dilata e le preoccupazioni svaniscono, lasciando spazio solo alla pura contemplazione.
Oggi, Luciano è l’amico che, anche nei miei momenti più bui, sa come risollevarmi . Con lui, posso confidarmi senza paura, esplorando i meandri del cuore. Ogni giorno, lo chiamo, condividendo ogni piccolo frammento della mia vita, e realizzo quanto sia rara e preziosa la nostra amicizia.
A tua insaputa, ho deciso di dedicarti questa bellissima via, come un atto d’amore per il dono più grande che mi potessi fare: la tua amicizia. Perché tu, Luciano, sei per me incredibilmente importante.
A Luciano Muroni
Da Dorgali seguire le indicazioni per Gorropu/Tiscali. Si raggiunge così il ponte di S’abba Arva (punto di riferimento). Si supera proseguendo sulla strada di destra che costeggia il Monte Oddeu, fino a raggiungere gli ampi parcheggi.
Attraverso “Iscala de Surtana”, proseguire sul sentiero 481 fino al bivio per “Punta Cocuttos” (segnaletica). Da qui si intravedono bene i primi tre pilastri del versante sud. Si prosegue sul sentiero 481 per circa 250 metri fino a raggiungere il sentiero di ingresso, segnalato con un ometto sul lato destro. Percorrere il sentiero, che sale piano, fino a raggiungere le pareti di nostro interesse. L’attacco della via risulta essere in prossimità di un grande albero al quale abbiamo lasciato un nastrino rosso per facilitare l’individuazione. 30 minuti per il bivio “Punta Cocuttos”, 15 minuti dall’imbocco per il III pilastro alla base della via.
Ometti alla base della via, scritta nera: via trad. “Tu per Me”.
Descrizione
Attraverso “Iscala de Surtana”, proseguire sul sentiero 481 fino al bivio per “Punta Cocuttos” (segnaletica). Da qui si intravedono bene i primi tre pilastri del versante sud. Si prosegue sul sentiero 481 per circa 250 metri fino a raggiungere il sentiero di ingresso, segnalato con un ometto sul lato destro. Percorrere il sentiero, che sale piano, fino a raggiungere le pareti di nostro interesse. L’attacco della via risulta essere in prossimità di un grande albero al quale abbiamo lasciato un nastrino rosso per facilitare l’individuazione. 30 minuti per il bivio “Punta Cocuttos”, 15 minuti dall’imbocco per il III pilastro alla base della via.
Ometti alla base della via, scritta nera: via trad. “Tu per Me”.
- L1: L’attacco si svela sotto la verticale di un caratteristico becco di roccia (chiave). Con delicatezza, si affronta il passo chiave, proseguendo verticalmente e superando un piccolo alberello, che offre sicurezza. Si sale, inclinando leggermente in diagonale verso destra, per poi risalire, con grazia, un po’ a sinistra. Si raggiunge così uno spuntone con clessidra dove si sosta. 35 m, 1 cordone blue su clessidra. VII-.
- L2: Qui si compie un breve spostamento di una quindicina di metri verso destra, affrontando un tratto verticale che conduce a un ampio terrazzo incorniciato da alberi. 22 m, III.
- L3: Con entusiasmo, si prosegue lungo l’affascinante diedro-fessura, un passaggio che non solo incanta per la sua bellezza, ma invita anche lo spirito alpinistico a esplorare. Caratterizzato da una grande nicchia verticale di roccia rossa, è un monumento alla forza della natura. Questo diedro è davvero affascinante quanto invitante, richiedendo decisione e determinazione; i piedi si oppongono saldamente, mentre la presa rovescia offre stabilità. Con la mano destra, ci si affida a una lama solida che fornisce un primo ristabilimento. La prima parte è in leggero strapiombo, ma l’ardore del momento spinge a proseguire, superando un arbusto e seguendo il diedro-fessura fino alla conclusione delle difficoltà. Infine, si sale per facili roccette, guidati verso un grande albero che si erge ampio e verticale, dove si sosta e si ammira la bellezza circostante. 40 m, VII.
La discesa avviene lungo la stessa via di salita.
- Prima calata: Portarsi 10-15 metri più in basso rispetto all’ultima sosta, individuando una clessidra con un kevlar blu e una maglia rapida dalla quale ci si cala fino al terrazzo, circa 25 metri.
- Seconda calata: Dal terrazzo, rivolti verso valle, spostarsi per circa 20 metri a sinistra, cercando un cordone con moschettone dal quale ci si cala, per circa 30 metri.
Aperta il 25/09/2024 da Peppe Obinu & Luciano Muroni
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