La via è interamente spittata a fix 10 mm e le soste sono a due fix uniti da cordone, con majon di calata.
Tuttavia, la chiodatura non è sempre ottimale (poco omogenea).
In alcuni punti la caduta è assolutamente da evitare.
Inoltre, occorre integrare con protezioni veloci, per lo più di piccole dimensioni (micronut e microfriend). Eventualmente portare qualche chiodo.
Avvicinamento:
da Balmarossa, seguire il comodo sentiero per il Rifugio Noaschetta (sentiero attrezzato). Proseguire per il detto sentiero, continuando a mezzacosta su una pietraia (indicazioni Bivacco Ivrea), lasciandosi a valle il Rif. Noaschetta.
Ad un certo punto, dopo circa 10 minuti dal bivio per il Noaschetta, abbandonare il sentiero e salire in direzione della parete per ripidi pendii erbosi. Andare sempre in direzione della parete; una volta raggiunta, costeggiarla fino a trovare il primo spit di salita a cui è attaccato un cordino rosa.
La via attacca in corrispondenza di una nicchia-diedro, a meno di 2 ore dall’auto.
L.1: superare un bel diedro, ben ammanigliato, con arrampicata atletica (2 fix, 6a+), e scavalcare a destra portandosi su delle belle e facili placconate fino alla S1.
L2: proseguire su una placca molto tecnica e psicologica (6c, fix lontani), attraversare a sinistra su cenge erbose, quindi superare un muro verticale, difficile ma ben protetto, fino alla S2 su cengia erbosa. Fin qui la via risulta ottimamente chiodata.
L3: è una lunghezza di raccordo tra l’avancorpo e la vera parete: si attraversa verso sinistra, su erba scivolosa, portandosi verso la parete vera e propria. S3.
L4: lunghezza facile (5b), ma totalmente priva di protezioni e difficile da proteggere (si riesce a mettere qualcosa solo dopo circa 15 metri, praticamente a metà tiro). S4.
L5: dalla S4 portarsi a sinistra, superando in opposizione un primo tratto verticale, fino ad un vecchio chiodo. Proseguire prima leggermente a sinistra, poi in verticale, su un bel muro a liste (6a+; protezioni da integrare), fino alla S5.
L6: forse uno dei tiri più impegnativi di tutta la via. Si parte in diedro-placca e ci si sposta sul filo dello spigolo con arrampicata difficile. Il passo chiave consiste in un bel traverso di 6c, protetto da fix piuttosto lontani. Poco sopra il traverso c’è un lungo cordone che aiuta a salire sul terrazzino della S6.
L7: una delle lunghezze più belle e divertenti. Si attacca una splendida fessura verticale, interamente da proteggere (6a+/6b, primo fix a 15 m. sopra la S6!). Si prosegue, ancora con una divertente arrampicata, fino alla S7 spostata un po’ a sinistra.
L8: questo tiro inizia con un passo un po’ ostico per portarsi nella placca sovrastante, che dopo alcuni metri si trasforma in diedro (6b), che poi man mano diventa più ammanigliato fino alla S8.
L9: altra lunghezza molto impegnativa: si compie un lungo traverso verso destra (6c+), fino ad un ampio terrazzo alla base dello spigolo. Lo si supera (pericolosa la caduta! Il fix è alto e, in caso di volo, si finirebbe direttamente sul terrazzo!) con arrampicata molto tecnica, su placca verticale, fino alla S9.
L10: è la lunghezza tecnicamente più difficile, ma la difficoltà è azzerabile (7a+/A0). Si sale un diedro aperto molto liscio, ma con ottime protezioni (fix e cordini). Poco sopra c’è la S10 (tiro breve).
L11: finale ancora estenuante, specie negli ultimi metri prima della S11, dove si deve superare, spostandosi verso sinistra, una placca sprotetta ed improteggibile (6b+, da evitare una caduta). La via passa sotto un grande tetto che viene aggirato a sinistra, dove c’è la S11.
Discesa: in doppia lungo la via con corde da 55 m.
- Bibliografia:
- Rock Paradise