8.1Km
Dal parcheggio si prende il sentiero CAI 178 in direzione della Foce di Cardeto. Superato il tratto nella faggeta e usciti allo scoperto si prosegue ancora brevemente in una bella zona prativa che si muove tra enormi blocchi di roccia. Si prosegue sul sentiero accanto ad un caratteristico masso dalla forma squadrata, punto di riferimento caratteristico per questo itinerario. Poco avanti infatti si trova l’attacco della cengia erbosa che permette di iniziare la salita verso il Pizzo Altare e quindi la traversata vera e propria. Una volta individuata si lascia il sentiero e la si segue, fino ad un canale. E’ consigliabile tenersi alla destra di esso puntando ad un grande faggio e rimontare sulle rocce miste a paleo che lo delimitano (per ora bene appigliate) salendo via via più ripidamente, fino a giungere ad un pulpito accanto alle placche che formano la parete Ovest del Pizzo Altare, il primo degli zucchi. Per proseguire abbiamo utilizzato una piccola spaccatura accanto ad un albero, che con un passaggio di II-II+ ci porta sopra alle placche finali, ma probabilmente è possibile passare anche un po’più in basso, dalla grande cengia erbosa sottostante. Le placche vanno risalite ripidamente fino alla cresta, è consigliabile però tenersi sulle cengette di paleo che le delimitano procedendo a zig-zag per evitare di attaccarle direttamente, essendo spesso bagnate la mattina. Raggiunta la cresta, piuttosto affilata, si prosegue con un po’di esposizione (ma senza difficoltà) in piano, fino a raggiungere la prima cima della traversata, il Pizzo Altare (1747 m s.l.m.). Si prosegue quindi sulla cresta, scendendo un un saltino di un paio di metri tenendosi sulla sinistra faccia a valle (II, un po’rotto) e si prosegue sempre dritto (cercando il più possibile di evitare gli arbusti di ginepro, onnipresenti in questa traversata). Il terreno si fa via via più scosceso, ci si sposta quindi leggermente sul lato garfagnino e si discende nel ripido paleo in direzione della foce erbosa che divide il Pizzo Altare dal Pizzo di Mezzo. Si incontra dunque un vecchio chiodo con un cordino e poco più sotto la nuova sosta di calata (in posizione molt scomoda, consigliato avere una longe già preparata per assicurarsi). Ci si cala dunque per circa 10-15 metri stando preferibilmente sul lato Val Serenaia, fino a raggiungere l’intaglio. Da questo punto è possibile senza troppe difficoltà e senza percorso obbligato abbandonare la traversata scendendo in uno dei due canali di paleo, sia verso la via normale al Monte Pisanino che verso il sentiero n.178 percorso all’andata. Si prosegue ora facilmente sulla cresta del Pizzo di Mezzo senza grandi difficoltà, ma superando qualche tratto molto esposto su placche inclinate, fino a raggiungere l’anticima erbosa, quindi la piccola vetta passando su alcuni massi. La cima del Pizzo di Mezzo (1741 m s.l.m.) precipita verticalmente su tutti i versanti, per proseguire dobbiamo dunque tornare all’anticima erbosa e aggirarla. E’ possibile farlo sia dal versante garfagnino, per mezzo di una cengia molto esile, oppure dal lato Val Serenaia, con un percorso un po’impervio e scosceso. Noi abbiamo scelto questa seconda opzione, prendendo una grande cengia erbosa e calando nel paleo fino alle placche. Da qui con un paio di passaggi un po’ostici (II-II+) abbiamo raggiunto la cengetta di paleo sottostante che conduce alla foce tra il Pizzo di Mezzo e il Pizzo Maggiore. Le difficoltà ora diminuiscono decisamente, si sale facilmente la cresta del Pizzo Maggiore fino alla base dell’evidente torrione che va aggirato sulla sinistra faccia a monte, su una grande cengia erbosa. E’consigliabile tenersi il più possibile vicino alla parete del torrione, fino ad intercettare un facile canale erboso che riconduce sulla cresta. Da qui dopo un breve passaggio di arrampicata (max II-II+, roccia friabile) si raggiunge la vetta del più alto degli Zucchi, il Pizzo Maggiore (1795 m s.l.m.). Da qui si prosegue scendendo molto ripidamente nel paleo (tracce quasi inesistenti) in direzione della via normale al Pisanino, ben visibile sotto di noi. Senza raggiungerla, pieghiamo a sinistra arrivati all’altezza della cresta, fino alla base di due piccoli rilievi, che possono essere superati sia aggirandoli lato garfagnana, sia affrontandoli direttamente sul filo di cresta, senza particolari difficoltà. Si arriva così alla foce che divide le pareti del Pizzo Maggiore e dello Zucco Nero. Da qui si traversa un po’ a destra per poi risalire l’ultimo rilievo della traversata su paleo ripido, senza grandi difficoltà. Arrivati sulla vetta dello Zucco Nero (1764 m s.l.m.) è ben visibile una forcella sotto di noi, in direzione Nord, sulla quale transita la via normale al Pisanino. La si raggiunge dopo un’ultima ripida discesa nel Paleo senza percorso obbligato, concludendo così la traversata. Per tornare al parcheggio è possibile seguire il solco del Rio Sambuco (F+, pochi ometti) oppure, più facilmente, la via normale al Pisanino, percorrendola a ritroso fino ad intercettare il sentiero n.178 a Foce di Cardeto, e seguendolo poi fino al rifugio Val Serenaia.
- Cartografia:
- Alpi Apuane, 4Land
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