Dopo aver effettuato la traversata dei Picchi mi “lancio” verso questo bel torrione di cui apparentemente non si trovano notizie, salvo la relazione presente sul libro di Grassi, che comunque mi è stata sufficiente. Già il primo passo per entrare nella nicchia non è banale, la cengia-placca e il passaggio successivo per superare un leggero bombamento sono di quei III alla Grassi che mettono una certa soggezione, soprattutto se come me si sale slegati. La roccia è comunque sempre molto buona e sicura, le prese sono sempre generose ed evidenti. Dopo questo primo tratto seguono una serie di belle paretine e diedri accennati intervallati a qualche breve cengetta. Arrivato quasi sotto la cima io sono salito lungo un divertente camino un pelo sulla dx, non citato dalla guida di Grassi, all’uscita ho traversato leggermente a sx affrontando ancora qualche breve paretina fino a che ho trovato un vecchio cordino di sosta marcissimo e sfilacciato (avendo solo due cordini da abbandono non l’ho cambiato). Vetta aguzza proprio sotto alla breve calata dopo il picco centrale del pagliaio. In discesa ho trovato, sulla sx subito sotto la cima, un vecchissimo cordino ricoperto di muschio, che ho prontamente cambiato (ora c’è un cordino rosso+maillon): non sarà una sosta UIAA certificata ma è già meglio di prima. Doppia di 30m lungo il versante W senza sapere bene dove andare, finchè ho visto che nel canale c’era un bello spuntone dove poter attrezzare un’altra sosta di calata (cordino verde+maillon). Di lì ancora una breve calata molto verticale mi ha riportato alla base.
Davvero una bella “avventura”, sono solo 50-60m di torrione ma il loro perchè ce l’hanno. E poi se Grassi ha scritto “bella arrampicata esposta” fidatevi perchè è così, la verticalità è pressochè assoluta.
Non ho info sul versante di discesa E ma dal sentiero di accesso sembra praticabile con attenzione (simile al canale di discesa dai picchi).