Viso Mozzo – Diedro Michelin-Carignano

Viso Mozzo – Diedro Michelin-Carignano
La gita

Warning..
Ero con Secondo Fasella e Framil al quale va TUTTA la mia stima dato che nel giro di pochissimo tempo ha trovato l’unica soluzione possibile per portarci fuori dalla situazione critica (il cosidetto imprevisto) in cui siamo venuti a trovarci, ovvero decidere di RISALIRE (ovviamente da solo) la parete a piombo e oltre.. per ben 60 mt. (da S3 a S7..), arrampicando anche sul 6b autoassicurandosi solo con un semplice prusik, per andare a sbloccare il nodo della doppia che non ne voleva sapere di scorrere nonostante non ci fosse un reale problema di incastro..
Prestate quindi MOLTA attenzione alle doppie, in particolare da S7 che, essendo stata realizzata su una placca molto appoggiata (data la morfologia, Michelin non avrebbe potuto fare diversamente..), obbliga le corde a percorrere prima un tratto quasi orizzontale strusciando sulla placca per poi “picchiare” giù nel baratro effettuando un angolo quasi di 90° il cui spigolo, anche se arrotondato, con 60 mt. di corda che “tira” sotto, crea un attrito tale da bloccarne lo scorrimento.. (complice anche il modulo di elasticità elevatissimo delle corde moderne).
Tenete presente che l’effetto “frusta” con 60 mt. di corda viene meno disperdendosi nella lunghezza, quindi si consiglia di effettuare doppie intermedie non troppo lunghe ed in tutti i casi dove l’angolo delle corde fra gli anelli di ancoraggio e la verticale di discesa risulta elevato (come su S7), conviene far passare il nodo di giunzione delle corde al disotto dello spigolo (compito riservato all’ultimo che scende..).
Vista la brutta esperienza vissuta (che poteva avere conseguenze ben più gravi.. rimanere bloccati a 3000 mt.d’altezza in maglietta di cotone su una parete nord che non prende MAI il sole non è piacevole.. ), nel caso si voglia scendere in doppia con corde da 60 mt., consigliamo di impiegare le soste S8, S7, S5, S3 in modo tale da non arrivare al limite delle corde (tranne sull’ultima doppia , dato che da S3 a terra sono 60 mt. esatti ma una volta sotto si hanno più possibilità di scelta..).
In tutte le doppie ma, in particolare da S5 a S3, si deve scendere dritti nel vuoto senza farsi “attrarre” dal profondo camino sulla sx evitando così possibili incastri del nodo di giunzione delle corde nel successivo recupero. Il problema potrebbe verificarsi appena sotto S5 spostandosi a sx dato che li c’è una lama staccata.. ..perfetta per l’incastro. La sosta S3, anche se non visibile da sopra (posta alle base del camino), viene automaticamente raggiunta essendo allineata sulla verticale da S5.

Si tenga anche conto che NON c’è alcun segnale telefonico ed un eventuale recupero con l’elicottero sarebbe alquanto difficoltoso, probabilmente impossibile per via della verticalità della parete che non permette di avvicinarsi più di tanto.. Se si calano dall’alto con il vericello rischiano di arrivare 200 mt. più in basso ..alla base della via senza toccare la parete..

Giudizio complessivo.
Bella via su parete rude, in cui la quota e l’esposizione (Nord pieno) impongono rispetto e timore.
Non fate quindi come me che per un distrazione alla partenza (complice anche la temperatura troppo elevata), sono salito in maglietta, senza zaino, come se fossi a Finale.. ..l’unica nota positiva è che così facendo non ho sudato..
La roccia, ofiolite, visto il luogo.. è tutto sommato solida anche se bisogna prestare attenzione nel tirare alcuni appigli con lo spit lontano.. sentendo il blocco (a volte di grosse dimensioni) che si muove..
La linea di salita è notevole superando placche, piccoli tetti, un profondo camino, lame un po staccate, diedri strapiombanti e spigoli con un’esposizione in alcuni tratti impressionante. Divertente e di sensazione.

Protezioni:
Michelin è un grande, le sue intuizioni sulle linee di salita sono clamorose, la bellezza delle pareti su cui ha tracciato (e sta tracciando) le sue vie, spesso ti lascia senza parole ma, il suo modo di proteggere sui gradi intermedi, è davvero troppo severo. In caso di caduta su difficoltà al disotto del 6b, si corre il serio rischio di non tornare a casa.. ..e dato che gli appigli sulla ofiolite possono staccarsi..
Va anche detto che gli standard attuali delle protezioni fisse in parete (spit fittoni) stanno accorciando sempre più le distanze quindi, forse, non siamo più abituati..
Pare comunque che anche le ultime realizzazioni/rivisitazioni di Michelin stiano andando nella nuova direzione “plaisir” (Val Pellice, Parete del Pis, “Via dello Sperone di destra” le vie di più tiri “Mythos”, “Laser”, sulla parete opposta ecc. ), speriamo!

Ritornando alla via in questione, alcuni ripetitori suggeriscono di integrare con mezzi propri (tipo costosissimi friends che, una volta rimasti incastrati, finiscono per far del bene alla comunità..) ma, se come capita a me, una volta che sono concentrato, preferisco proseguire senza perdere tempo, le protezioni attuali in loco sono decisamente troppo lunghe!
Ad esempio, su L2 ed L5 si affrontano passaggi di 5c pieno, senza sconto “montagna” (come in una severa falesia di bassa quota), con lo spit (a volte non nuovo o comunque di fattura artigianale) posto 8 mt sotto le proprie scarpette.. (10 mt. alla rinviata) bisogna quindi avere il grado sicuro nelle mani!
Il 6° tiro che confermiamo essere di 6b pieno (secondo valutazioni medie riscontrabili in più falesie) è invece attrezzato con spit nuovi e/o artigianali e chiodi da fessura che, in caso di caduta, garantiscono la piena incolumità del climber ma sono comunque ad una distanza tale da rendere obbligatorio o quasi il passaggio.. diciamo che se il proprio limite personale è il 6b qui si può passare facendo dei resting.

Le soste S2, S3, S5, S7, S8 sono di nuova fattura, realizzate con due placchette FIXE entrambe dotate di anello integrato da 12mm (35Kn) ed essendo di acciaio passivato giallo (compresi gli anelli) sono molto resistenti all’ossidazione nonostante non siano inox.
Sono ancorate alla parete con fix 10mm in ottimo stato (non inox ma, anche grazie alla quota e alla zincatura di qualità non è in atto alcuna ossidazione).
Essendo soste realizzate con due anelli NON collegati, durante le discese in doppia vengono impiegate alla “francese”.. passando la corda in entrambi gli anelli.. ..sarebbe quindi opportuno ruotare le due placchette a 45° (e non orizzontalmente come sono montate ora) per ridurre al minimo gli attriti durante il recupero delle corde.. (la trazione delle corde durante il recupero tende a richiudere gli anelli verso la roccia aumentando notevolmente l’attrito.. ..e noi ne sappiamo qualcosa).

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