Verzegnis (Monte) da Villa di Verzegnis

Verzegnis (Monte) da Villa di Verzegnis
La gita
gmzolenart
4 15/08/2021
Accesso stradale
Verzegnis è raggiungibile da Tolmezzo oppure da Villa Santina e Invillino
Equipaggiamento
MTB
Traccia GPX

Resoconto della gita effettuata a ferragosto 2021. Partito alle 6 del mattino in bici da Villa di Verzegnis con la preoccupazione per l’eventuale incontro con l’orso Francesco mitigata da 500 grammi di miele nello zaino.

Primo tratto di salita su asfalto lungo il percorso della gloriosa gara di auto Verzegnis – Sella Chianzutan. A parte un ebike che mi ha superato al triplo della velocità nulla da segnalare in questo tratto, l’unico punto acqua è la fontana sotto casera Marzona. Oltre quest’ora di asfalto ne occorrono altre due abbondanti per percorrere lo sterrato, terreno che negli anni ha visto una piccola parziale asfaltatura iniziale e la sminuzzatura dei ciotoli di marmo rosso, che dopo tre quarti del percorso conduce a casera Presoldon o Presaldon e dopo alcuni strappi impegnativi alla galleria e alla cava del marmo. La forestale che scendeva avvertiva che l’orso Francesco con radiocollare il 15 agosto stazionava a Sauris, quindi il miele era superfluo. Dal piazzale della cava confluiscono quattro sentieri, i vecchi binari con galleria fino alla teleferica, l’esile sentiero erboso che affronteremo al ritorno, l’ampia sterrata per casera Val e infine la sterrata per la cava.

Si scende per circa un km fino a casera Val dove si lascia la mtb e si prosegue a piedi fino a forcella Cormolina e poi, a sinistra, in cresta erbosa con l’ultimo strappo finale. Il tratto a piedi è indicato come escursionisti esperti e richiede circa 40 minuti in salita e poco meno a scendere. Purtroppo ferragosto 2021 non era una giornata limpidissima e poi se ne vedrà il seguito. Da lassù in evidenza la conca di Tolmezzo e la sua montagna, il Monte Amariana.

Ripresa la mtb, risalita fino alla cava per imboccare il sentiero erboso 806 – primo tratto denominato sentiero delle creste – pedalabile fino in fondo alla valletta. Segue tratto attorno alle rocce, pedalabile ma esposto, e poi discesa con tratto OC e poi BC nella faggeta fino a sella Chianzutan, solo un breve tratto di asfalto da casera Mongranda al sentiero in prossimità del tornante successivo. Discesa in un’oretta. Sosta idrica a casa dei cugini e poi prosecuzione su sentiero 811 per malga Avrint, altri 45 minuti in salita. Nel frattempo si sentivano tuoni da tergo. Prima dell’ultima curva a destra per la malga si prosegue in falsopiano su manto erboso fino alla boscaglia con l’indicazione bivio bivacco Carcadè e sentiero 827.

Inizia a diluviare e quel che peggio a lampeggiare. Primo tratto a piedi e poi in sella a tutta velocità su sentiero di prevalente fogliame fino a Pusea. Mai la vista di un tendone con una tavolata di 10 persone fu più gradita! Un bicchiere d’acqua altra soddisfazione! Dopo mezz’ora il cielo si rischiara, riprendo asfalto in salita, scendo al lago di Verzegnis e rientro a casa. Saltata la grigliata di ferragosto, ma operazione compiuta; peccato non aver calcolato il dislivello ed il temporale.

Di seguito un estratto della cronistoria di mio papà nei ricordi d’infanzia al Monte Verzegnis.

“In agosto era il momento delle gite in montagna. La “nostra” montagna, manco a dirlo, era il monte Verzegnis alto 1.914 metri slm. Il massiccio a tre punte fronteggia l’Amariana che si trova dietro a Tolmezzo e, come rinfacciavamo sempre ai tolmezzini, la sovrasta di ben 6 metri. Sotto alla Cima dei larici, a quota 1.500 m, nel 1922, era stata aperta la cava del marmo rosso e ogni prima domenica di agosto, don Graziano saliva per dire la messa ai minatori e alla numerosa schiera di paesani e gitanti salita fin lassù. Noi di Villa affrontavamo la salita dal versante settentrionale, si prendeva il sentiero di Corf, dietro casa nostra, si imboccava il troi di zetas per arrivare fino alla Marovana. In prossimità delle sorgenti del torrente Andaia, se ne attraversava il greto e si arrivava alla casera Marzona. Iniziava il bosco di faggi e al limite superiore del bosco, sotto la Cjanaletta, il vallone a U delle valli di origine glaciale, si risaliva lo scosceso sentiero tra i massi e si arrivava alla cava a quota 1.500 m. Si partiva da Villa verso le quattro del pomeriggio e ci si fermava a dormire in una della baracche dei minatori. Alle quattro del mattino per l’incerto sentiero delle cime, attraverso prati di rugiada e rododendri, si risalivano gli ultimi quattrocento metri. Faceva un gran freddo in cima e ricordo ancora quell’anno che con le assi della piramide lassù eretta facemmo un gran falò per riscaldarci.” – cronistoria Mario Marzona Zolenart – terza generazione di cronistoria dopo Pietro e Gaetano.

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