Valsoera (Becco di) – Via Mellano-Perego

Valsoera (Becco di) – Via Mellano-Perego
La gita
paolo66
4 03/08/2017

Bella via che finalmente riusciamo a chiudere, seppur a tardo pomeriggio causa qualche problema con le doppie.
Per come la vedo io la guida di Oviglia non rende ragione della difficoltà, a guardarla sembra tutto molto semplice. In realtà, seppur non sia una via estrema è perlopiù fisica (fessure e diedri verticali dove c’è sempre da usare parecchio la forza, seppur su prese grandi). I tiri più difficili a mio parere sono il quinto, sesto e settimo, con il quinto che può essere considerato il tiro chiave, in diedro strapiombante alla fine, molto fisico e dove il 6a è decisamente stretto (almeno 6a+ se non 6b). Il sesto tiro è ben al di là delle no strepossibilità in libera e quindi l’abbiamo fatto praticamente tutto in artif.; non si capisce dove sia il 6b descritto in relazione (Gulliver) in questa lunghezza, dal momento che i passaggi chiave sono tutti azzerabili o, in alternativa, ben oltre il 6b. Chiodi tutti ben saldi; tenere la linea più chiodata, sconsigliato di uscire verso sinistra perché poco proteggibile. I tiri oltre il settimo sono belli ma meno duri dei tre che precedono. Occhio sul penultimo tiro che alla fine del diedro, sotto il grande tetto, c’è un chodo che invita ad andare verso lo spigolo di sinistra…grave errore perché oltre lo spigolo c’è una placca difficilissima e bisogna poi tornare indietro. Il grande tetto finale con blocchi instabili si supera facilmente infilandosi alla sua destra (chiodo poco visibile).
Le doppie. Se non si sono mai fatte o se non si sa dove passa la via “Nel corso del tempo” su cui ci si deve calare, devono essere affrontate con grande attenzione, soprattutto la terza. La prima doppia è semplice, sulla verticale della sosta finale; noi abbiamo fatto una doppia corta (30m ca.). La seconda finisce su un pulpito a destra (faccia a monte) del grosso canale diedro che solca la parete); spit sulla faccia di una parte di parete un po’ staccata. La terza doppia è critica. Innanzitutto non calarsi nel canale a sinistra (faccia a monte) della sosta (abbasta ovvio ma meglio precisare; a noi il dubbio era venuto), ma calarsi sulla verticale della sosta. Nel fare questo attenzione, perché dopo una tentina di metri sulla verticale della sosta si tende ad entrare in un diedro con una vecchia sosta a nut e chiodi; evitare assolutamente di entrare nel diedro (noi purtroppo lo abbiamo fatto e siamo finiti troppo a destra perdendo completamente la linea di calata e dovendo poi fare complesse manovre per riprenderla); tenersi invece a sinistra (sempre faccia a monte) del filo del diedro e calarsi per ulteriori 10-15m, fino a raggiungere una scomoda sosta con spit e cordone che è quella giusta. Da qui le doppie successive sono piuttosto obbligate; cercare di seguire sempre bene la linea degli spit mentre ci si cala (a volte le soste sono un po’ sfalsate rispetto alla verticale e non semplicissie da raggiungere perché si tende a pendolare).

Grazie a Giorgio che ha stettoi denti per le scarpette steettissime.

Link copiato