Uccello (Pizzo d’) – Via Oppio-Colnaghi

Uccello (Pizzo d’) – Via Oppio-Colnaghi
La gita
davec77
4 09/07/2016

Finalmente…
La parete simbolo delle care Apuane si è lasciata salire, ma non senza resistenza…… pur attaccando alle 8:30 fra contrattempi e rallentamenti vari siamo arrivati ai camini finali che erano le 19(!!!) e abbiamo così deciso di fermarci a bivaccare su una “comodissima” terrazza erbosa inclinata sulla sinistra del quindicesimo tiro. Per fortuna la notte è stata breve e non troppo fredda (certo se avessimo avuto qualcosa in più per vestirci e soprattutto altra acqua da bere…). All’alba siamo ripartiti sotto il sole già cocente, lentissimi per la stanchezza e la sete, uscendo dopo le 10.
Alcune osservazioni.
1 – La via è impegnativa, nonostante il grado non vada oltre il V+ (e nonostante il V lo si incontri in pochi tiri). I tiri di IV non sono mai banali, e sono anche poco o per nulla chiodati: è lì che si rischia di perdere tempo, anche per trovare i punti migliori dove passare, anche se la direttiva generale della via è sempre evidente.
2 – Rispetto ad altre classiche apuane più brevi e facili la via secondo me è meno chiodata, inoltre qui gli spit non ci sono, o non ci sono più (giusto secondo me, l’ingaggio cambierebbe non poco). In generale la chiodatura è alpinistica: niente o quasi sul facile, più fitta sul difficile (ma comunque lunghina, mai da A0 tranne forse un solo passo). I friend sono indispensabili, noi avevamo un paio di C3 e una serie di C4 fino al n° 3, e li abbiamo usati tutti. Avevamo anche nut e chiodi per poi usarli solo per allestire il bivacco; tuttavia almeno il martello consiglierei di portarlo: quasi tutti i chiodi presenti sono molto vecchi, alcuni messi bene, ma alcuni esili e ballerini…
3 – Le soste ci sono sempre, sono sempre su 2 o 3 chiodi (vecchi) solo a volte uniti da cordoni poco affidabili. Spesso ce ne sono anche di intermedie; valutare se convenga sempre fare tiri da 50/60 m o spezzare ogni tanto…
4 – La roccia: onestamente viste le frequenti ripetizioni me l’aspettavo un pochino meglio, sui tiri duri è più o meno buona, specie nei camini, ma i tratti rotti abbondano. E’ ovvio e banale da dire ma bisogna sempre controllare bene cosa si tira, anche sulla fessura diedrica qualcosa si muove…

Grazie ai compagni d’avventura Francesco, Marco e Andreas, anche per non essersi mai persi d’animo. E grazie in particolare a Francesco che si è fatto gli ultimi 3 tiri, io ‘gna facevo più…

Link copiato