“ho visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare”… ecco come riassumere questa gita. grandiosa, faticosa, in ambiente selvaggio. ma sconsigliabile in questa stagione vista la natura davvero schifosa del terreno. c’è poco da dire, ste montagne non si possono più salire. i ghiacciai stanno andando a schifio e a loro posto rimangono immonde pietraie mobili. partiti sabato alle 10.15 dal teleccio, già arrivare al bivacco ivrea è un culo pazzesco. la salita e la discesa del colle dei becchi è tremenda, è peggiorata tantissimo dal 99, quando l’avevo fatta con mio padre. allora l’avevo descritta come “divertente ginnastica”. divertente un par de pale!! incoscienza giovanile evidentemente.. a zona del bivacco è splendida, quello sì. relax pomeridiano e abbondantissima cena. non c’era nessuno oltre a noi, solo camosci e stambecchi. alla domenica mattina sveglia alle 5, patty da forfait per pigrizia (sic!). partiamo in tre, per immense e immense morene e pietraie. il ghiacciaio di gay non esiste più. si possono buttare tutti i libri e le guide alpinistiche che sono in commercio al momento. al posto del ghiacciaio solo pietraie pericolose faticose ed instabili. qualche residuo del ghiacciaio ripido e duro come il marmo. la lingua terminale del ghiacciaio è delicata, ghiaccio nero e duro come il marmo. il gran crou è irriconoscibile. la parte finale per arrivare al colle era estenuante. canale di pietre e terra che si muovevano pericolosamente ad ogni passo. una fatica immane. alex e beppe sono saliti direttamente per la parete sud alla testa di valnontey, io ho proseguito nel canale che dimuniva di pendenza, andando ad attaccare le rocce della testa della tribolazione. ho aspettato i due soci scendere dalla testa di valnontey, che mi sono rifiutato di salire. la cresta est della tribolazione era la parte più solida di tutta la salita, l’unica che mi ha dato delle soddisfazioni anche se ci ho quasi lasciato un braccio, strisciandolo contro una lama di roccia taglientissima. alle 10 finalmente eravamo in vetta. che spettacolo prò, indescrivibile a parole. la discesa è stata eterna, tra la stanchezza e lo schifo del terreno. qualche bello scivolone con annessa frana intorno a noi ce la siamo fatti tutti. delicati il canalone, la lingua terminale del ghiacciaio, infidamente coperta di fine detrito traditore. ci abbiamo impiegato molto più dei tempi delle relazioni, ovviamente. arrivare al bivacco alle 13.20, è stata una liberazione. ci siamo rilassati un bel po, ma poi toccava risalire al colle dei becchi ed è stato estenuante. quella pietraia in salita è durissima. ci siamo arrivati strisciando… e da lì il pontese e la diga erano ancora lontani… alle 18 siamo arrivati al pontese, sopra il teleccio, e abbiamo praticamente fatto cena lì. alle 20.15 eravamo alla diga, alle 22 ero a casa.
alle 23 finalmente ero nel letto. è stata dura, ma devo dire che i panorami, l’ambiente selvaggio, il panorama a volo d’aquila che si vedeva dalla punta sulla valle di cogne è valso il culo che ci siam fatti. ovvio che è una di quelle montagne che sali una volta e mai più. scusate la lunghezza della relazione..ma è per far capire a cosa va incontro chi vuol fare questa salita con queste condizioni. un saluto ai compagni di gita alessio, beppe e patty. foto su www.roby4061.it/photobook/tribolazione.htm