Trasen Rosso Cresta SE

Trasen Rosso Cresta SE
La gita
giuliof
4 25/07/2011
Accesso stradale
ok fino alla diga, senza guardrail, a proprio rischio e pericolo

Sono sempre stato un po’ timoroso e prevenuto circa il vallone del Piantonetto e solo oggi decido di salirlo per la prima volta, niente male come battesimo anche se per iniziare sarebbe stata più opportuna una tranquilla sbinocolata dal rifugio Pontese o dal bivacco Carpano prima di tentare cose più impegnative. Giornata mediocre con nebbie sulle cime e cielo velato ma nonostante tutto sono riuscito a concludere l’anello con salita da alpe Drosa e discesa da alpe Fumietto. A cose fatte devo riconoscere che le traccie di sentiero per la salita ci sono ma è un bel problema individuarle e poi mantenerle senza perderle. Nella salita sono riuscito a sbagliare parecchie volte. Ho perso almeno 2 ore sulla pietraia bassa girando in lungo ed in largo per capire dove passare poi sono salito dritto e nel tentativo di agganciare chissà quale traccia in alto sono respinto da rocce impraticabili, la furbata mi mangia almeno 300 metri di dislivello. Preso dallo sconforto decido di tornare all’auto per poi salire al rifugio ma mentre scendo mi accorgo di una traccia molto in basso, una sottile trincea in mezzo a rododendri alti quasi come una mucca. La seguo e da lì a poco giungo ai ruderi dell’ape Drosa di sotto, ma ingannato da un ometto sbaglio ancora e seguo una delle dorsali erbose secondarie allargandomi di molto senza toccare l’alpe Drosa di sopra e recuperando la traccia coi bolli gialli solo molto più in alto. Bellissimi gli stambecchi nei pressi della bocchetta, e un ermellino nelle rocce più in basso, incalcolabile il numero dei camosci. Le ravanate sulle pietraie e gli errori fatti mi sono costati molta fatica, così attacco la cresta che sono già un po’ a corto di forze e di acqua quando ci si mette anche la nebbia e fatico a capire quale sia la cima, così mentre salgo costruisco alcuni ometti per garantirmi un’eventuale via di fuga. Poi una provvidenziale schiarita mi permette di inquadrare meglio la situazione, giungo sulle cenge finali sul versante della diga, mollo lo zaino e salgo solo con la macchina fotografica alcune rocce e giungo in cima dove riesco ad intravedere il percorso utile per la discesa che poi sarà in gran parte nella nebbia. Scendendo dalla cima scopro poi anche la traccia che manco avevo visto per arrivare al blocco rosso, così anche questo ultimo tratto è stato per me un po’ più impegnativo, una ventina di metri più a sud. Discesa fortunata nonostante la nebbia che limita la visibilità, una discesa quasi alla cieca, senza strumentazioni, fidandomi solo della foto del vallone scattata in cima, spostandomi un po’ a nord riesco ad evitare i numerosi salti di roccia attraversando prima morene e detriti nei quali si scende quasi per inerzia senza camminare, poi prati e ancora pietraie. Quando giungo in vista dell’alpeggio aggancio il sentiero coi bolli rossi ed ometti che sale al colle dei becchi, mi sembra un’autostrada e mi metto quasi a correre, non mi pare vero, da li all’auto ormai tutto è facile. Gita da non sottovalutare, propongo EE/F anche se in altre regioni ho fatto salite classificate F di gran lunga più facili di questa. In solitaria, tempo impiegato : oltre 10 ore comprese soste e ravanate. Ottima gita per testare stress, orientamento, resistenza, ecc. Nella parte alta della gita potrebbe anche rendersi utile il casco, specie in caso di gruppi numerosi.

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