Tighet (Torre del) o Tour du Tignet da Baulin per la Cresta Est

Tighet (Torre del) o Tour du Tignet da Baulin per la Cresta Est
La gita
enzo51
3 17/08/2013

La domanda che ci si potrebbe porre..come mai nuovamente sulla stessa cresta a distanza di appena una settimana? Semplice..scopo primario, il recupero di un friend rimasto un po’ di troppo incastrato in fessura. Recuperabile a meno che’ in possesso di attrezzino speciale (tipo cavatappi) non disponibile pero’ al momento dell’accaduto. Esperienza del tutto nuova quella del recupero (non facile..) di attrezzi costosi, da utilizzare ai fini della sicurezza in cordata, che ha dato i frutti sperati. E tornarci fra l’altro e’ servito oltre a far contento un’amico, a rivedere anche un po’ il tutto sotto una luce piu’ chiara. Non piu’ la partenza da Baulin finita in un ravanamento senza precedenti, bensi’ da La Clusas (tanto di cartello stradale con indicazione dell’alta via n.2 riportato a caratteri cubitali) con partenza dal tornante, il primo che si trova appena a monte del paese. Abbandono del sentiero battuto a partire da quota 2350m con ripresa del tracciato della settimana precedente ricalcando alla lettera l’intero lungo e sottile filo di cresta fino in vetta alla Torre. Non piu’ il rientro per pietraie sotto cresta x riguadagnare il Col Tighet e tornare a Baulin. Al contrario abbiamo proseguito per la cresta che in direzione ovest punta dritta verso il Col Crosatie dapprima con un salto che abbiamo aggirato per un canalino detritico sulla dx fino ad un colle che prende il nome dalla Becca, che oltre di esso proseguendo x cresta ora ondulata ora in lieve salita ma sino ad ora mai difficile, le e’ stato conferito il nome di Becca Tailla’ (info ricavate da Guida Monti d’Italia Alpi Graie). La Becca la cui quota 2931m, separata dal Tighet da un 500m di cresta risulta essere di pochi mt piu’ alta della prima. Ma il bello viene ora: per scendere in direzione del Col Crosatie, che alla fine abbiamo omesso di raggiungere aggirandolo alla base, la cresta presenta di colpo tutta una successione di salti discontinui non difficili da scendere in disarrampicata, ma che per scendere i quali necessita cmq avere del pelo, se non altro per l’enorme pressione che il vuoto esercita a livello psichico in circostanze del genere. Casi questi nei quali l’uso della corda si manifesta come elemento insostituibile fondamentale, quando si ha anche il minimo dubbio di non potercela fare ho di non sentirsela a scendere con semplici mezzi, (meglio sempre averla a portata di mano..). Un doppione di lusso che con il pretesto di recuperare un oggetto prezioso e’ servito ha fornire lo spunto per una gita completa da ogni punto di vista, con un lungo anello al seguito di tutto rispetto su terreni nel finale a noi sconosciuti del tutto, costatici qualche brivido in piu’, ma al contempo abbiamo avuto, anche se per pochi attimi,la soddisfazione di aver vissuto quella che viene considerata come avventura vera!

Con Franco G. e Emma

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