Scheggia (Pizzo la) da Arvogno

Scheggia (Pizzo la) da Arvogno
La gita
larix66
5 28/08/2018

Per il ritorno su questa cima dopo qualche anno, scegliamo percorsi alternativi sia per l’avvicinamento, sia per la salita alla vetta. Partiamo quindi da Scarliccio, località sopra l’abitato di Crana, da dove percorriamo a piedi la strada parzialmente asfaltata che raggiunge l’Alpe Cortino, di norma chiusa al traffico privato. Da Cortino risaliamo il costone verso Anfirn da cui saliamo verso l’Alpe Forno. I tre possibili percorsi per raggiungere questa località sono rispettivamente la partenza da Arvogno con discesa ad attraversare il Melezzo e risalita per Alpe Coier e Alpe Cortino; la partenza sempre da Arvogno con transito per Alpe Colla, Alpe Campeglia e Alpe Caseriola, e la partenza da Scarliccio seguendo la strada fino a Cortino. Dopo averli sperimentati tutti, tenuto conto di sviluppo e dislivello (andata e ritorno), va detto che non si può definire con certezza quale opzione è la migliore; ognuna mostra pro e contro.
Il ripido sentiero che conduce all’Alpe Forno è attualmente in ottime condizioni. Dopo un rapido sopralluogo al Rifugio Regi del CAI Vigezzo saliamo direttamente in direzione della “Finestra”, la vistosa spaccatura che divide la Scheggia dalla Cima Campelli, seguendo all’inizio una traccia effimera poi il poco accentuato canalone che solca il pendio detritico. Ci teniamo a destra delle grandi placche note come “i Polmoni” e con pendenza in costante aumento risaliamo il canalino che conduce alla Finestra, veramente impressionante vista da vicino, ben più profonda di come appare dal basso. Ci inoltriamo brevemente su una cengia del versante Nord per uno sguardo al panorama poco usuale. Tornati sul versante del Forno, evitiamo a valle un grosso blocco a ridosso della Finestra e saliamo diagonalmente a sinistra, con qualche difficoltà a rintracciare la via migliore. Un paio di ometti isolati visti in zona non sono di alcun aiuto. Raggiungiamo l’apice di un canalino franoso, che più in basso si infila tra i due “Polmoni”, lo attraversiamo con qualche passaggio delicato tra blocchi instabili, quindi risaliamo un ripido pendio erboso e un ulteriore altrettanto ripido canalino con pietre mobili che conduce verso la sommità della montagna, sul pendio ora meno inclinato e dal fondo più stabile. Spostandoci ulteriormente a sinistra raggiungiamo l’ultimo tratto della via normale da cui la vista del segnale di vetta ci conferma la fine delle difficoltà. Dopo una opportuna sosta in cima, oggi decisamente panoramica grazie al cielo sereno solo velato da una leggera foschia, iniziamo la discesa per la cresta Sud-Est, la via normale definita anche Sud-Sud-Est in diverse guide e relazioni. Il percorso è indicato da ometti e, almeno nella parte alta, segue tracce discontinue sul pendio erboso con parecchi lastroni affioranti non eccessivamente inclinati. Più in basso il sentiero si fa evidente e dopo aver scavalcato la cresta, entra nel vasto anfiteatro del Forno e conduce al rifugio con un lungo semicerchio che evita la discesa della petraia fino al grosso masso erratico, citato nelle varie guide consultate come punto di transito. Torniamo quindi al punto di partenza sul percorso seguito all’andata.

Gita in compagnia di Cristina e Marco; incontriamo due escursionisti svizzeri in vetta, scesi poi verso l’Alpe Cazzola, e altre tre persone al Rifugio Regi al ritorno.

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