
Note
Storico
50m
1.1Km
1.3Km
2Km
2.3Km
4Km
4.7Km
4.8Km
4.7Km
6.5Km
7.5Km
7.6Km
8.3Km
8.6Km
8.6Km
8.6Km
9.2Km
9.2Km
La via supera la fredda e selvaggia parete NW, sotto la verticale della vetta, a metà tra lo spigolo NE e la via Mattioli, prima sulle placche basali e poi lungo una fessura che solca l’aggettante pilastro giallo. La qualità della roccia, in alcuni tratti, richiede attenzione.
Discesa consigliata a piedi lungo la via normale sul versante Sud Est su comodo sentiero che inizia a sinistra subito dopo la seconda croce (ometti).
Oppure, più velocemente, raggiungere il colle posto tra La Cima delle Saline e la Cima Pian Balaur e ridiscendere (ometti e segnale rosso e bianco), il vallone delle Masche e l’omonimo canalino.
La discesa in doppia è possibile ma sconsigliata in quanto é necessario rinviare i tiri strapiombanti.
Dopo periodi di pioggia o forti temporali le placche iniziali e specialmente il diedro camino finale (visibile già da Pian Marchisio) rimangono bagnati.
Materiale in posto: soste a 2 fix collegati con cordone e maillon, nei tiri fix e qualche chiodo.
Materiale necessario: 12 rinvii, 1 serie di friend misure Camalot dallo 0,3 al 4.
Sole al pomeriggio.
Difficoltà complessiva: ED. Difficoltà max 7b. Obbligo 6b . RS2+ II
Avvicinamento
Discesa consigliata a piedi lungo la via normale sul versante Sud Est su comodo sentiero che inizia a sinistra subito dopo la seconda croce (ometti).
Oppure, più velocemente, raggiungere il colle posto tra La Cima delle Saline e la Cima Pian Balaur e ridiscendere (ometti e segnale rosso e bianco), il vallone delle Masche e l’omonimo canalino.
La discesa in doppia è possibile ma sconsigliata in quanto é necessario rinviare i tiri strapiombanti.
Dopo periodi di pioggia o forti temporali le placche iniziali e specialmente il diedro camino finale (visibile già da Pian Marchisio) rimangono bagnati.
Materiale in posto: soste a 2 fix collegati con cordone e maillon, nei tiri fix e qualche chiodo.
Materiale necessario: 12 rinvii, 1 serie di friend misure Camalot dallo 0,3 al 4.
Sole al pomeriggio.
Difficoltà complessiva: ED. Difficoltà max 7b. Obbligo 6b . RS2+ II
Da Roccaforte Mondovì raggiungere la frazione Rastello e da qui percorrere la strada in gran parte asfaltata per il rifugio Havis De Giorgio fino a Pian Marchisio mt.1.600 (posteggio); da qui con una comoda passeggiata di 40 minuti, con sullo sfondo le Saline e la sua parete NW, si raggiunge il rifugio.
Avvicinamento:
Risalito lo stretto canalino roccioso posto alle spalle del rifugio, si perviene nell’ampio vallone carsico delle Masche. La parete è subito visibile alla sinistra ma, al fine di evitare diversi saliscendi, continuare con il sentiero per una decina di minuti, poi svoltare puntando alla base della parete (ometti). h 1,30 dal rifugio.
Dalla base della parete (neve a inizio stagione), risalire il facile canalino roccioso obliquo a destra, fino alla confluenza con la cengia erbosa (1 spit in cima al canale).
Traversare 50 metri a sinistra sulla cengia erbosa, facile ma esposta (1 chiodo all’inizio) fino alla sosta 0.
Descrizione
Avvicinamento:
Risalito lo stretto canalino roccioso posto alle spalle del rifugio, si perviene nell’ampio vallone carsico delle Masche. La parete è subito visibile alla sinistra ma, al fine di evitare diversi saliscendi, continuare con il sentiero per una decina di minuti, poi svoltare puntando alla base della parete (ometti). h 1,30 dal rifugio.
Dalla base della parete (neve a inizio stagione), risalire il facile canalino roccioso obliquo a destra, fino alla confluenza con la cengia erbosa (1 spit in cima al canale).
Traversare 50 metri a sinistra sulla cengia erbosa, facile ma esposta (1 chiodo all’inizio) fino alla sosta 0.
- L1 50 mt muretto poi cengia erbosa a sx – 4 fix roccia a scaglie (6b)
- L2 30 mt strapiombetto (passo 6c+) poi a destra per placche fino alla base di diedro posto a sx di pilastrino malfermo e muretto finale – 6 fix (6a+ )
- L3 25 mt muro poi larga fessura e roccette fino in sosta – 4 fix, 1 chiodo, camalot n. 4 (6b+)
- L4 25 mt bel diedro chiuso da strapiombetto (6a+) poi breve placca liscia (A0 passaggio non liberato) fino in sosta – 4 fix e friend medi
- L5 15 mt breve ma intenso strapiombo (7a ) – 4 fix camalot n.1 e n.4 in uscita
- L6 40 mt fessura diedro strapiombante (6c) poi fessura verticale (6b) – 7 fix integrabile con friend fino al n.3.
- L7 30 mt fessura e muretto (6b+) poi fessura strapiombante (7b o A1) poi breve traverso su placca – 12 fix integrabile con friend medio piccoli.
- L8 15 mt muro a sinistra ( 6b+ ) poi singolo difficile (7a) 5 fix e friend fino al n.1.
- L9 35 mt pancette e risalti con passo difficile (7a+ ) poi bel diedro ammanigliato, un po’ di erba all’inizio. (6b) fino all’uscita dal pilastro: 9 fix, friend medio piccoli.
Dalla sosta 9 salire facilmente 15 mt fino a una comoda cengia (eventuale ulteriore sosta a destra).
Da qui seguire la cengia a sinistra (fronte parete) per circa 50 metri fino a un vago canalotto pietroso obliquo a sinistra che si segue fino all’intaglio della cresta NE e di lì brevemente alla croce di vetta.
Andrea Mantero, Roberto Demartini e Roberto Tavella in più riprese, terminata 5 Agosto 2017.
Con la collaborazione di Alessandro Bianchi.
Prima ripetizione: Enrico Werndorfer e Enrico Sasso 18.08.17
Seconda ripetizione e prima salita in libera (tranne un passo A0 su L4): Enrico Oberto e Simone Greci 16.10.17
Sette secondi sono pochi, quasi niente, ma in quei sette secondi ci stà un sogno durato tre anni, con sopralluoghi, osservazioni accurate e poi, appena prima di gettare la spugna, la scoperta di una linea logica e continua, un progetto ambizioso, forse troppo per noi. Tante fatiche, freddo, qualche temporale, su e giù per la montagna guadagnando un metro dopo l’altro, un tiro dopo l’altro.
Alla sosta 8 facevo passare il tempo pulendo il terrazzino e lasciando cadere qualche pietra nel vuoto.. da zero a sette secondi era il tempo impiegato prima che esplodessero sulle placche basali, sibilando nel vuoto, risucchiate dalla forza di gravità a una velocità impressionante.
Noi, invece, molto lentamente, continuavamo in direzione ostinata e contraria, verso l’alto.
Con la collaborazione di Alessandro Bianchi.
Prima ripetizione: Enrico Werndorfer e Enrico Sasso 18.08.17
Seconda ripetizione e prima salita in libera (tranne un passo A0 su L4): Enrico Oberto e Simone Greci 16.10.17
Sette secondi sono pochi, quasi niente, ma in quei sette secondi ci stà un sogno durato tre anni, con sopralluoghi, osservazioni accurate e poi, appena prima di gettare la spugna, la scoperta di una linea logica e continua, un progetto ambizioso, forse troppo per noi. Tante fatiche, freddo, qualche temporale, su e giù per la montagna guadagnando un metro dopo l’altro, un tiro dopo l’altro.
Alla sosta 8 facevo passare il tempo pulendo il terrazzino e lasciando cadere qualche pietra nel vuoto.. da zero a sette secondi era il tempo impiegato prima che esplodessero sulle placche basali, sibilando nel vuoto, risucchiate dalla forza di gravità a una velocità impressionante.
Noi, invece, molto lentamente, continuavamo in direzione ostinata e contraria, verso l’alto.
- Bibliografia:
- Guida dei Monti d'Italia Alpi Liguri - Euro Montagna Lorenzo Montaldo
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