Avvicinamento veloce fino al Col des Evettes e da lì traccia abbastanza evidente verso il Col de l’Ouille du Midi (ometti). Il traverso per raggiungere il colle vero e proprio non è banale così come la cresta iniziale che segue (affilata e con detrito su lastroni di roccia). Il primo risalto della cresta si affronta su di un solido calcemicascisto ricco di fessure e blocchi per proteggersi (sosta da attrezzare su blocco in uscita). Quindi seguono nell’ordine: tratto orizzontale facile, un tratto facile di roccia mediocre (cercare il filo sulla dx) e quindi un tirello con muretto di III+ per raggiungere la base delle placche. Da lì in su la scalata si fa finalmente continua e su ottima roccia (serpentinite rossastra e abrasiva). Con una corda da 60m le placche si possono affrontare in un unico tirone, noi consigliamo invece di fare 2 tiri con corda da 30m (prima sosta attrezzabile sulla sx del terrazzo mediano con friend #1 e #2 BD, seconda sosta su blocchi in uscita).
Carino anche l’ultimo muretto attrezzato a spit, da lì per breve cresta esposta si raggiunge la panoramica cima. Impressionante constatare l’inesorabile ritiro dei ghiacciai rispetto alle foto di chi ci ha preceduto, anche solo a distanza di 10 anni.
Mentre dalla salita sinceramente mi aspettavo qualcosa di più lungo e impegnativo (a mio avviso più corretta la gradazione francese AD rispetto all’AD+ che era presente qui sul sito, ma è opinabile), la discesa si è rivelata da ricercare con attenzione.
Noi abbiamo erroneamente percorso il primo canalino che si trova scendendo sulla sx (in realtà bisognerebbe proseguire ancora in cresta fino a raggiungere il secondo), in questo modo si disarrampica sul facile fino ad un passetto di II+ che dà accesso ai ghiaioni. Quindi su pietraie scomode siamo scesi fino alla “leggendaria” vire Regaud (per fortuna segnata all’inizio da ometti): attenzione perché bisogna attraversa un pendio detritico abbastanza ripido che non perdonerebbe una scivolata (assolutamente sconsigliabile con terreno gelato).
Come materiale consigliamo appunto qualche friendino porta fortuna e qualche fettuccia, altrimenti la via è già ben attrezza, consigliato comunque il martello per controllare i chiodi. Meglio non aspettare troppo avanti nella stagione perché si scala quasi sempre all’ombra (lato ovest della cresta) e in caso di verglass sia la salita che la discesa non devono essere un bijou.
Con Marco, lanciatissimo per salire questa bella ed estetica cima in una giornata tutto sommato plaisir.