Ouille (Mont) da Pont Serrand per il versante sud

Ouille (Mont) da Pont Serrand per il versante sud
La gita
erba-olina
5 07/11/2015
Accesso stradale
Strada per il Colle del Piccolo San Bernardo aperta

Seguito l’itinerario proposto sino ad abbandonare il sentiero 10 poco oltre l’Alpe Bioletta, dove si apre una piccola valle al fondo della quale è ben visibile l’Ouille. Qui, anziché alzarci a dx per contornare il Grand Berrier abbiamo preferito risalire, per buona traccia di bestiame, la valletta, raggiungendo la cresta per dolci pendii erbosi a q. 2645. Continuato poi, come da relazione, sulla dorsale-cresta, aggirando gli affioramenti rocciosi e i caratteristici avvallamenti sul lato Bruil. Qualche chiazza di neve molle sul percorso e in punta, che non crea alcun problema. L’ultimo tratto sotto la vetta (EE/F) richiede attenzione, le rocce gradinate sono instabili e dove possibile meglio rimanere sul filo di cresta anche se l’esposizione è notevole. Al ritorno proseguito per dorsale sino al Monte Laityre, pestando anche qui un po’ di neve sfondosetta.
L’idea era quella di rientrare compiendo un anello sul 10A, ma, come già segnalato da altri gulliveriani, a parte qualche rado ometto nei pressi della spianata finale del Laityre, non vi è traccia del sentiero 10A né tanto meno del bivio per la variante 10B che dovrebbe riportare all’alpeggio di q. 2080 circa (Plan Veyle) sull’itinerario dell’andata (entrambi i sentieri sono indicati sulla Carta dei sentieri n. 2 – L’escursionista editore). Il terreno comunque non è mai difficile e si scende a vista per pendii erbosi e poi tracce di bestiame puntando all’alpeggio di q. 2080, poco prima del quale si ritrovano i bolli gialli del sentiero.
Meteo e visibilità eccezionali: montagne a perdita d’occhio, nitide persino quelle più lontane nel cuore della Francia e Massiccio del Bianco a fare gli onori di casa. Sosta pranzo di più di un’ora in cima, si stava bene in maglietta.
Ambiente molto particolare, i pendii erbosi improvvisamente si spaccano formando buche simili alle doline o lasciando emergere la roccia nera e grigiastra in guglie simil-dolomitiche.

Con Filippo e Gian Mario che ringrazio per la splendida giornata e la prolungata sosta in vetta: guardando il Monte Combe Varin salito tre settimane fa nel vento gelido, non ci sembrava vero di poter essere a 3000 metri a goderci il sole e i panorami come in estate!
E naturalmente un salutone a Bruno che con Frank ci teneva d’occhio dall’altro versante della Valle!

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