Dal rifugio si trova la prima neve a 3200m dove si calzano i ramponi e si prosegue agevolmente facendo lo slalom fra i molti buchi e crepi che stanno comparendo sul ghiacciaio. La salita per sfasciumi al colle è completamente priva di neve ma il terreno franoso di suo è reso più scivoloso dal terriccio bagnato. Al colle decidiamo di fare la cresta che da sotto sembra (e poi si rivela tale) in buone condizioni. Attenzione in alcuni passaggi vicino alle rocce che iniziano ad affiorare e che sono ricoperte da ghiaccio. Ottima traccia fino ad incrociare la normale 70m sotto la cima. Discesa su neve sfondosa con tantissima attenzione al superamento di alcuni crepacci lungo la normale e di molti sul Festigletscher. Tutti saliti per la cresta.
Più che una gita un’epopea iniziata con l’eterna ed assolata salita al rifugio, continuata con la lunga salita fino in vetta e l’eterna discesa lungo la normale. L’ultimo ripido tratto che porta alla cima è stato forse il passaggio più impegnativo, non per la difficoltà ma per la stanchezza tanto che uno di noi ha deciso (cambiando fortunatamente poi idea) di fermarsi al colle.
Gita sempre in compagnia dei fidati: Bubbola, Francesco, Luigi ed Annalisa, visti tutti provati (me compreso ovviamente) dalla lunghezza e dal dislivello della gita.
Un saluto a Giorgio, alpinista solitario, che dalla punta si è unito alla nostra cordata dopo aver visto i buchi sul ghiacciaio.
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