Luvot (Monte) e Castello Gavala da Foresto

Luvot (Monte) e Castello Gavala da Foresto
La gita
giuliof
4 15/11/2008

Finalmente al terzo tentativo riesco a raggiungere questa montagna toccando tutte le cime della cresta che la compongono e quelle intermedie. La prima volta mi ero arenato nella neve all’anticima del monte Luvot, la seconda con Giuseppe avevamo tentato la cresta dal Res ma mollato per maltempo. Oggi il meteo era perfetto, neve nei versanti nord sopra i 1600 m. Partito dalla base del monte Tovo, raggiunta da Foresto, sentiero 715 fino al bivio dopo la cengia, decido solo dopo lunga esitazione di percorrere l’antico sentiero attrezzato con catene sulla parete meridionale del Luvot fino a guadagnare la cresta utile per raggiungere la base del Gavala. Ho esitato davvero a lungo, osservando con il binocolo : la cengia in alcuni tratti è di pochi centimetri, irregolare su strapiombo e la catena arruginita, ma si rivelerà poi comunque efficace. Sul versante meridionale scopro una piccola grotta di qualche metro, probabile seconda dimora dell’ “uomo selvatico” di cui ho parlato nella gita precedente : la leggenda pare ancor più reale se si osserva la presenza di due sorgenti nei pressi della grotta stessa. La lunga cresta verso il Gavala presenta almeno due punti critici particolarmente esposti da arrampicare, ma il sentiero molto stretto su prati ripidissimi con erba olina sono la regola. Il monte Barone domina il paesaggio e si presenta imbiancato sulla cima come un pandoro, la sottostante valle Strona di Postua incombe profondissima con feroci dorsali e creste che si congiungono ripidissime alla cime circostanti. Raggiunta la spalla alla base del Gavala scopro che le emozioni sono tutt’altro che finite … il sentiero per salire si presenta ben innevato e molto esposto in alcuni tratti, raggiunta la prima cima si ripassa a sud, finisce la neve ma iniziano altre complicazioni : è necessario fare un’ ulteriore sforzo per superare in arrampicata alcuni brevi tratti mentre incombono i canaloni sottostanti. Mezz’ ora di pausa sull’ ultima cima, la principale e dopo aver osservato l’ipotetica via di discesa alternativa decido di puntare verso il Res fino al primo colleto in modo da agganciare la spalla utile per il ritorno tramite un traverso su neve e rododendri : non mi sentivo più di rifare tutte le cimette del Gavala durante il ritorno. In meno di due ore sono alla croce del Monte Luvot, dopo essere passato anche dal Terraggiolo che all’andata avevo parzialmente aggirato. La discesa dal Luvot, questa volta sul versante di Doccio, non si rivela meno complessa del resto della gita, alcuni tratti ghiacciati costringono a procedere con molta cautela, arrivo all’ auto che ormai è buio. Il Gavala è una di quelle montagne che quando la si lascia alle spalle sulla via del ritorno, ci si gira ogni due minuti per riguardarla : incredibili gli spunti di riflessione che scaturiscono da questa gita. Mentre camminavo osservavo la cresta che parte dal Res e pensavo “quella è più breve”, ma anche anche quando tentavo quella via in primavera pensavo “la via dal Luvot e’ più breve” 🙂
Incontrato in cima un signore di Torino e intravisto un’altro che percorreva la cresta verso il Res e alcuni pastori con tante capre. Questa gita presenta rischi assai superiori alla media delle altre gite che ho fatto. Era dalla gita al monte Marzo (cresta sud) che non strizzavo cosi 😉 … le difficoltà si sentono ancor di più dopo che ci si è abituati alle escursioni in valle d’Aosta per sentieri super segnati e molto frequentati, ma queste sono le montagne della mia provincia e con lo sguardo basso, passato “gli anta”, ammetto di non essermi mai spinto oltre Varallo … snobbando completamente la Valsesia.

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