Via stupenda, logica e visionaria per l’epoca dell’apertura. Nonostante le difficoltà, anche i passi più duri sono scalabili. Noi, purtroppo, abbiamo trovato i diedri difficili e il camino d’uscita molto bagnati: i primi, anche se molto faticosi, si passano bene grazie all’abbondante chiodatura. Il camino del terzultimo tiro, anche se sulla carta decisamente più facile, era una vera e propria cascatella… Quindi abbiamo seguito la variante già riportata da Umberto Bado (grazie), che descrivo nel dettaglio, sperando che possa servire ai posterii -:)
Partendo dalla sosta alla base del grande camino, seguire lo speroncino che delimita la sua sponda sinistra (senso di marcia) (IV), per 5-6 metri, quindi percorrere una facile cengia verso sx fino ad una evidente sosta su due spit nuovi con cordini (facoltativa). Da questa alzarsi direttamente su una paretina gialla, individuando uno spit quasi sulla verticale e poi un altro leggermente a dx (V+- VI). Dal secondo spit alzarsi ancora di un paio di metri ascendendo a dx ( ottima possibilità di protezione con un friend 0.5 bd su fessurino orizzontale) e traversando sempre a dx, rientrare nel camino, dove esso si restringe nuovamente, in prossimità di un comodo ripiano, sostando su due ottimi chiodi con cordino, ricollegandosi all’itinerario originale a due tiri facili dalla cengia circolare. Nel complesso la variante descritta è divertente e su roccia ottima.
Per quanto riguarda la discesa, visto che la nebbia impediva l’intuizione del percorso migliore, abbiamo fatto una serie di doppie sempre su catene o anelli cementati, più qualche facile trasferimento su tracce di passaggio sempre molto evidenti, impiegando circa 2 ore fino al canale basale.
La prima calata dalla cengia circolare, appena intercettata la via normale, si trova 3m più in basso rispetto ad un grosso ometto posto sul bordo della cengia stessa.
Con un grande e instancabile Andrea e il suo Barbera rigenerante!!!