Continuare sulla circovallazione di Maniago e alla successiva grande rotonda uscire alla prima a destra per Maniagolibero. Al primo bivio tenere la sinistra seguendo le indicazioni per Barcis, immettendosi così sulla SR251.
Lasciata sulla sinistra una piccola cabina elettrica, in prossimità del piccolo viadotto "Focus" al Km. 57, mancano solo poche centinaia di metri e sulla destra c'è l'attacco del sentiero, mentre una decina di metri più avanti, sulla sinistra, c'è uno slargo sul quale parcheggiare.
Dalla strada possiamo vedere fra tre cartelli CAI, anche quello del sentiero 967 che seguiremo fino alla “Forcella de la Crous”. Si tratta dell’antico passaggio che metteva in comunicazione gli abitanti della Val Cellina con la pianura prima della costruzione della strada nella forra del Cellina.
Il sentiero, lastricato, sale dapprima arrampicandosi su un tratto roccioso, permettendoci delle bellissime viste sulla diga e sul lago di Ravedis, e poi all’interno di un fitto bosco prima di raggiungere la chiesetta di S.Antonio.
Sempre dentro ad un fitto bosco proseguiamo salendo a raggiungere la “Forca de la Crous”. Qui ci sono diverse diramazioni, tutte ben segnalate, per varie mete. Per la cima del Monte Jouf seguiamo il sentiero 983.
Sempre all’ombra del bellissimo bosco, da questo punto però la pendenza si fa più decisa e rimane costante, senza tregue, fino al raggiungimento della cima che arriva all’improvviso al delimitare della vegetazione.
Insieme alla cima appaiono all’improvviso anche le viste del vicino Monte Fara a Ovest, del lago di Barcis a Nord e della pianura a Sud con il Lago di Ravedis, Montereale Valcellina ed il solco bianco e pietroso del Cellina.
Sulla panchina, sotto la bandiera e il cippo legnoso di cima, è d’obbligo la sosta per consumare il pranzo confortati dalla bellissima visuale.
Sempre a Sud si vede l’avvallamento e la risalita per la seconda cima del Monte Jouf, un po’ più bassa ma ancor più panoramica. Passati sotto un gruppo di antenne, raggiungiamo la grande croce di cima, e da qui la visuale si apre su tutta la pianura, fino al mare. Semplicemente stupendo.
Proseguiamo raggiungendo la Malga Jouf che troviamo chiusa e anche il prato adiacente non risulta curato. La programmazione del nostro ritorno prevedeva, dalla malga, la prosecuzione sul sentiero 983 ma, trovate le indicazioni, il sentiero risultava completamente inghiottito dall’erba alta fino alla vita.
Considerati la stagione ed il caldo della giornata, non ci siamo fidati di proseguire senza vedere dove finivano i piedi e per sicurezza abbiamo scelto di scendere usando la strada forestale ed il gps per le eventuali scorciatoie.
Sapevamo che non ci sarebbero stati problemi a raggiungere la pianura perchè il versante Sud del Monte Jouf è percorso, oltre alla lunga strada forestale, anche da un’infinità di tracce. Una conferma della bontà della nostra scelta l’abbiamo avuta quando un serpentello di circa mezzo metro, ci ha attraversato la strada. Chissà cosa avremmo potuto calpestare nell’erba alta?