Grand Cordonnier – Via Barale Cresta Sud e Parete Est dal Rifugio Scarfiotti

Grand Cordonnier – Via Barale Cresta Sud e Parete Est dal Rifugio Scarfiotti
La gita
abo
4 06/10/2012

Che bella gita: arrivati in auto fino al colle (incredibilmente il mio pandino 4×4 è riuscito anche lui nella sua “scalata”), abbiamo attraversato sul bordo del ghiaccio che scende dal versante nord del Sommellier, ricoperto di neve e goulotte molto invitanti. Il ghiaccio si attraversa comodamente grazie uno strato di un paio di cm di neve ben rigelata che ricopre tutto: dal ghiaccio vivo ai detriti(noi avevamo una picca e un paio di ramponcini a 4 punte, ma non abbiamo usato niente). In poco meno di un’ora siamo al colletto del cordonnier e poco dopo all’intaglio sotto il torrione iniziale. Il primo tiro è un po’ aggettante, non ci sono chiodi e alle spalle si hanno due bei canalini che danno sul baratro. Sosta ottima. Abbiamo deciso di salire prima la cima Nord: basta proseguire lungo tutta la cengia e risalire il canalino sulla dx che, diventato un diedro-camino, porta al colletto tra le cime (c’è un friend incastrato alla base del camino di dx (II+, pochissima neve) e poi una sosta a spit+cordone in cima al colletto). La salita al torrione sommitale è protetta bene dallo spit ma oltre questo diventa difficile integrare. Sosta molto aerea. Scesi con due doppie (torrione e canalino). Quindi abbiamo reperito l’attacco della via per la cima sud (2 ometti grandi verso metà cengia): si sale prima per facili canilini e gradoni erbosi finchè si reperisce il canalino di II° di cui parla la relazione: attenzione però che una volta averlo salito ci sono ben 3 diedri (di cui quello che si ha proprio sopra la testa, con tetto bello strapiombante, presenta due chiodi arruginiti) ma quello “vero” è spostato decisamente a dx (ho rifatto l’ometto) e presenta un chiodo nuovo alla base.Il diedro di III- è molto bello (1 chiodo) e la placca fessurata che segue è davvero da antologia per piazzare dadi e nut. Sosta su cordone e spit. Ultimo passo “tecnico” di II+ sullo speroncino finale protetto da spit. Per la discesa abbiamo optato per una variante rispetto alla descrizione: avendo una corda da 60m abbiamo disarrampicato fino alla sosta su cordone e spit(in cima alla placca fessurata, abbiamo lasciato una mallion per comodità), di lì con un calata a piombo di 25m si arriva alla fine del canalino est che scende dal colletto fra le due cime. Abbiamo poi ancora fatto una doppia per raggiugere l’intaglio sotto il torrione iniziale, evitando di disarrampicare il passaggio di III-). In generale quindi pochissima neve sulla cresta (se ne pesta un po’ solo nel canalino est e prima nel canale che porta al colle barale), per la salita si integra benissimo con un po’ di dadi eccentrici&nut medio-grandi e cordoni&fettucce.

Salita davvero particolare: sembra di essere isolati dal mondo: ovunque ci si guardi non si riesce a vedere segno della presenza dell’uomo, eppure c’è la macchina ad un’ora di disanza; bisogna cercare i passaggi e integrare con nut e cordini, eppure arrivi in sosta e trovi degli spit nuovi fiammanti.
Ritornati al colle però la sorpresa: batteria dell’auto a terra, quindi il socio Andrea davanti a provare a metterla in moto e io dietro a spingere dai 3000m del colle fino ai 2750m del lago paterè, ma questa è un’altra storia…

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