Gelè (Mont) Via Normale da Ruz per il Rifugio Crête Sèche

Gelè (Mont) Via Normale da Ruz per il Rifugio Crête Sèche
La gita
giuliof
5 31/07/2010

La mia prima uscita in questa valle, da solo, in giornata. Sveglia alle 4. Deciso a raccogliere tutto il possibile ma con obbiettivo principale questa cima, alla fine tornerò con un bel bottino anche se la giornata non è stata del tutto facile. Parcheggiato a Ruz rispettando il divieto, ma ho visto un mucchio di auto che salivano all’ultimo alpeggio alla fine della poderale dove giungerò solo dopo un’ora e mezza, possibile siano tutti malgari e guide alpine ? La poderale permette numerose scorciatoie ma le principali non riesco a centrarle, anzi, imbocco alcune tracce che non centrano nulla facendomi una cultura sulle varie prese d’acqua ed alpeggi della zona, ma son qui per esplorare e ci può anche stare. Al rifugio arrivo finalmente dopo 2 ore percorrendo un lungo traverso e circumnavigando perfino l’ultimo alpeggio alla fine della strada. E’ qui che vedo una traccia nei pressi dei para valanga, e realizzo che quella era da prendere per salire diretto. Breve pausa e poi su ai pianori sopra il bivacco dove la faccenda comincia a farsi interessante. Mi fa un po’ rabbia aver dimenticato a casa la fotocamera digitale, mentre volgo lo sguardo verso sud vedo la Tersiva che mi spernacchia dopo la faticosa gita di qualche settimana fa a panorami ridotti con lavata e grandine in cima, il socio che l’ha fatta con me è rimasto fregato per la seconda volta. Dopo la lunga salita su sentiero detritico ma sempre ben segnato da frecce gialle giungo a ridosso dei tremila metri dove iniziano tratti di neve ed il primo piccolo ghiacciaio che salgo per un tratto seguendo una traccia ed ingannato da alcuni ometti. Non giungo al colle che mi serve ma ad un’altro sconosciuto e comincio ad avere dei dubbi di non essere sulla strada giusta e per un’attimo mi vedo sfumare le agognate mete : cima e ferrata in un sol botto. Portandomi poi con calma sulla dorsale scorgo poco distante un triangolo dell’alta via, è la mia salvezza. Allora realizzo di essere capitato su di un colle appena più basso che la cartina mi quota 3144 m. che non porta da nessuna parte. Poco dopo il colle calzo i ramponi e salgo agevolmente il ghiacciaio puntando alla croce di vetta seguendo la traccia più ripida delle due che osservo che mi porta pochi metri sotto la cima, in prossimità di ghiaccio vivo mollo i ramponi e percorro gli ultimi metri spostandomi sulle rocce, ho impiegato ben 6 ore e mezza dall’auto ma ho imparato un po’ di cose. Presente solo un grosso crepaccio a forma di buco da aggirare e frequenti scariche di sassi in prossimità delle pareti rocciose che dilagano per alcune decine di metri intorno, per il resto sembra un nevaio come tanti. Due ore di sosta in cima con Carlo di Asti col quale farò tutta la discesa passando dalla ferrata che porta al colle Crete Seche. La discesa porterà via solo 4 ore, ferrata compresa e scorciatoie finalmente azzeccate. Cielo limpido per l’intera giornata con panorami superbi su di un numero incalcolabile di montagne. Con l’anello si arriva a circa duemila metri di dislivello e notevole spostamento, una mazzata.

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