Gamba (Pic) Cresta Sud – Via Plat

Gamba (Pic) Cresta Sud – Via Plat
La gita
enzo51
5 30/08/2019
Accesso stradale
nessun problema

Salita in buona misura agevolata dalla presenza di spit e soste nuove di zecca presenti in ciascuno dei 9 tiri che e’ la via, a partire dal col chasseur nord detto anche de Chamois, raggiungibile previo superamento di un enorme masso incastrato con passo di V alla sua sx (lama all’inizio, chiodo in alto per rinviarsi prima di uscire e giungere cosi in vista della prima sosta vera e propria, due spit collegati con catena piu’ anello di calata.
C’e’ pero’ una ferrata con cui fare i conti prima di accedere alle difficolta’ vere e proprie, ma ancor prima un ravanare che meta’ basta ore 3.30 di mattino a cercare dal parcheggio in assenza totale di cartelli indicatori quale fosse tra villaggi campeggi boschi stradine e prati cercare di infilare la strada giusta su al Borelli (a 40 anni dalla prima volta su di qui ricordare diventa difficile, piu’ facile invece non compiere lo sforzo di mettere un cartello nel tempo, che non e’ mai stato messo).
Morale quattro le ore per l’approccio alla base del canale, e un altra bell’oretta arrivare all’attacco della via. Un po’ di neve residua a lato che non si tocca, e tanto sfasciume da richiedere attenzione allungano i tempi oltre il dovuto.
Ci occorrera’ il resto della mattina per superare con non poca difficolta’ (lunghi diagonali esposti, tiri che arrivano a sfiorare i 50 m con corde che tirano all’inverosimile, tutti gli ostacoli che una via difficile in ambiente ti oppone passo dopo passo. Una volta ottenuto lo scopo, di comunque sia raggiungere la vetta, tutta un altra serie di problematiche si manifestano all’atto di ricalarsi alla base, con doppie altrettante per quante erano le lunghezze dei tiri. Tutte mediamente sui 50m, altre le ultime tre in particolare, effettuate avendo cura di tirare sempre alla dx scendendo per non incorrere nel rischio di finire in piena parete lato Freney, per strette cengie espostissime ad andare a beccare le soste con roccia mediocre sotto i piedi e granito sanissimo al di sopra dove soste e spit collocazione migliore non potevano trovare.
Frequenti crolli di seracchi dall’ormai asfittico ghiacciaio del Freney a tenerci compagnia per l’arco dell’intera giornata, e si.. perche’ una qualvolta anche ormai fuori definitivamente dalle difficolta’ anche il pomeriggio se ne era ormai andato.
Non passiamo neanche dal rifugio che sa di abbandono ormai, per risparmiare tempo.
Nell’aria si intravvedono i segni di un imminente cambiamento in peggio che ci fara’ stare in ansia fino all’ultimo con tuoni e lampi a non rendere tanto allegra l’ancora lunga e niente affatto banale rientro fin giu’ ai prati della val Veny da dove 16h 30 prima eravamo partiti.
Fatto cmq in tempo a levarci dalla ferrata prima che la pioggia ormai battente arrivasse a renderla impraticabile per catene unte al punto da scivolarti di mano se bagnate.

In buona compagnia di Patrizio, un caposcuola per questo genere di salite, volte a mantenere separate e ben distinte le due categorie, lo sport dall’alpinismo, dove piu’ che prestazioni e stile in questo specifico caso eì piu’ l’ambiente che conta.

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