- Accesso stradale
- Fino a Lavachey con navetta o con mezzi propri indifferentemente.
Piu’ appropriato sarebbe conferire a questa via la dizione opposta ovvero soffrir a plaisir.
Ma come si fa definire plaisir, relax, o qualsivolgia una linea di salita di questo tipo? Vere e proprie muraglie di un liscio tale da non capire come fare a rimanere attaccati, ancor meno immaginare come poter progredire verso l’alto se non mungendo un po tutto cio’ che si trova cammin facendo. Una salita possibile solo a patto si disponga della piu’ spinta tra le tecniche di arrampicata in aderenza e di forza bruta al tempo stesso, che devo ammettere non possiedo piu’ a quei livelli.
Il vento patagonico ha reso il tutto ancor piu’ problematico, in quanto oltre all’elevato impegno fisico, mani insensibili su fredde micro prese a tutto si puo’ pensare tranne che al plaisir.
Ardua impresa nella sostanza da arrivare dopo otto lunghezze al punto di dire basta. Con una serie di calate da soste tutte ben attrezzate, due da 60m con rischio incastro corde tra le tante piante nate nella viva roccia. Le altre un numero imprecisato di 3 o 4 mediamente sui 30m ciascuna, riguadagniamo la base e la fine di un calvario.
Il merito va tutto ai miei due bravi soci, veri fenomeni del freeclimbing, molto preparati e motivati, Patrizio e Michele che ringrazio infinitamente.