Bellissima gita d’ambiente d’altri tempi, che offre un’arrampicata molto fisica e sostenuta, su gradi da intendere decisamente appartenenti all’epoca di Gervasutti. La relazione qui presente è fatta molto bene sia per la salita che per la discesa, ci vuole ovviamente anche un po’ di intuito per capire dove passare tra le linee più deboli della cresta.
Avvicinamento nell’erba alta ma non così disagevole, l’attacco si trova facilmente guardando una foto.
Fatta tutta in scarponi senza problemi, arrampicata sempre molto fisica ma ben proteggibile e fattibile in libera, roccia quasi sempre ottima tranne che sul diedro-camino esposto a Nord prima del diedro chiave.
Diedro finale fatto comodamente in A1 anche se il passo finale obbligatorio rimane un buon V d’antan.
Corda da 40 metri più che sufficiente, in realtà abbiamo fatto quasi tutto in conserva a 20 metri per poi allungare la corda solo nei tratti di IV o più.
Discesa qui descritta impeccabile. Nella parte finale dove bisogna disarrampicare le placche abbiamo fatto una doppia di 18 metri dal cordino verde direttamente sul sentiero/cengia che si vedere chiaramente in basso.
Gita di grande soddisfazione, in un ambiente estremamente solitario e panoramico sulle selvagge cime della Val Soana.
Un vero viaggio nella storia dell’alpinismo torinese.
Con Anna, bravissima a salire tutta la via in scarponi senza problemi!