Dente del Gigante Via Normale

Dente del Gigante Via Normale
La gita
giuliof
4 08/07/2017

Dopo un periodo secco durato parecchi giorni il Dente oggi era in ottime condizioni. Avvicinamento nella prima parte su ghiacciaio con buon rigelo al mattino ma in pappa nel pomeriggio: la terminale prima del canalino (ormai quasi secco) e un crepaccio a circa metà si stanno aprendo in fretta. Saliti con la prima funivia delle 6:30, partenza spedita ma poi a rilento sugli sfasciumi dove siamo stati sfiorati da 2 violente scariche di massi di quelle che fanno urlare di paura tutte le cordate sparpagliate sull’intera montagna. Numerose cordate in parete, molti francesi, tutti ben preparati e all’altezza della situazione, ma le manovre in sicurezza richiedono comunque i loro tempi. Così le piccole ma numerose attese lungo la via si sommano e ci fanno arrivare sulle 2 vette ad un orario nel quale diventa improbabile beccare le ultime funivie, quindi decidiamo di prendercela comoda e di fare le cose con calma anche per tutto il ritorno. Giungiamo al rifugio poco prima delle 18 dove decidiamo di fermarci per poi scendere l’indomani mattina, ottima la gestione e razioni abbondanti. La via di roccia, pur di grado non elevato sulla carta, vuoi per la quota o per l’impegno fisico, non è affatto da sottovalutare. I canaponi sono vecchi e lisci, a tratti con guaina sfilacciata, sgusciano tra le mani come anguille, con e senza guanti. Conosco giovani entusiasti che stravedono per questa cima: non si faccia lo sbaglio di assimilarla ad una ferrata con catena tipo Gamma Due: qui è tutta un’altra storia! Abbiamo cercato di sfruttare al meglio gli appigli offerti dalla roccia ma in alcuni punti l’aderenza non è delle migliori nemmeno con l’uso delle scarpette che ho tenuto per tutta la via e per le calate in doppia, le temperature ed il vento moderato oggi lo permettevano. L’ uso del canapone, a meno di padroneggiare un ottimo grado, è in alcuni punti consigliabile anche per chi arrampica con una certa regolarità onde evitare di rallentare eventuali cordate al seguito. Una calata breve dalla vetta principale (cordino) e poi tre calate fino alla base sulla parete sud, con corde da 60, una delle quali si è incastrata e per liberarla ci siamo dovuti appendere di peso in 2, sarebbe stato un bel guaio, dietro di noi non c’era più nessuno e qualcuno che si udiva forse si è calato dalla via di salita senza fare la seconda cima, cosa sconsigliabile. Dopo le scariche che ci hanno parzialmente investiti durante l’avvicinamento, con socio lievemente ferito ad una mano ed io colpito da una pietra grande come una mela per fortuna rimbalzata sugli spallaci dello zaino, per sicurezza, in salita da primi nei passi chiave abbiamo fatto uso di machard (cordino in kevlar). Meteo ottimo con solo qualche accenno di nevicata durante la discesa, la cima del Bianco è invece rimasta nelle nubi per l’intera giornata. A tiri alterni col mitico Marco B. (atoki) col quale ci siamo ben suddivisi le parti nonostante la mia esperienza quasi nulla in questi ambienti.

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