6.8Km
Note
Storico
150m
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900m
1Km
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L'alpinismo classico dispiega su itinerari come questo tutto il suo fascino. Movimenti inusuali si alternano ad esposti atletismi, chiodatura parsimoniosa, in alcuni punti precaria e con scarse garanzie di tenuta. Buone possibilità di integrare con set completo di friend (utile doppiare 1, 2 e 3) e dadi. Martello e qualche chiodo potrebbero essere utili (un paio di soste sono appese). L'esposizione ovest consente la salita anche in estate con mattutino attacco, da evitare invece dopo pioggie prolungate. Molto divertente l'attraversamento del fiume.
Avvicinamento
Alla rotonda di Sarche svoltare a sinistra per Madonna di Campiglio e prendere la prima strada a destra a destra (bocciofila Toblino) o la prima a sinistra dopo il distributore di benzina e parcheggiare l'auto. A piedi superare il ponte in direzione di Madonna di Campiglio e al primo tornante piegare a destra; oltrepassare la stanga e continuare per strada forestale. Per traccia scendere verso il fiume e seguirla verso le rocce fino ad un tratto attrezzato con cavo metallico per non bagnarsi. Continuare ancora per traccia ed attraversare il fiume utilizzando le briglie di contenimento come se fossero un ponte tibetano.
Arrivati sull'altra sponda, seguire l'evidente traccia fin sotto la direttiva del grande diedro.
Descrizione
Arrivati sull'altra sponda, seguire l'evidente traccia fin sotto la direttiva del grande diedro.
- L1 – VI :Piccolo strapiombo di non facile risoluzione con chiodatura precaria da integrare, poi si prosegue agevolmente obliquando verso sinistra fino a predisporre sosta su pianta.
- L2 – III: Tiro di trasferimento a piedi per tracce. Sosta su albero. A destra residui di vecchi cunei in fessura.
- L3 – VI : Salire per il diedrino compreso tra due fasce di edera. Poi continuare per lama più verticale e atletica (utili friend) fino ad un terrazzino di sosta.
- L4 – VI+/A0 , Su per diedro marcato sfruttando il lato sinistro fessurato (qualche chiodo) fino a qualche delicato passo sulla liscia placca di destra che potrebbe risultare precario dalla presenza di guano di volatili. Ultimo passo atletico, poi sosta appesa con uno spit e due chiodi.
- L5 – VI+/A0, Simile al precedente ma più continuo ed atletico, con roccia delicata per un brevissimo tratto e movimento duro su placca nera in prossimità due vecchi chiodi a pressione collegati da un cordone estremamente usurato. Sosta appesa su chiodi, da rinforzare.
- L6 – VI/A0, Il diedro ora piega a destra e si adagia per pochi metri. Superare traversando verso sinistra con prudenza a causa della roccia fratturata un tratto esposto e strapiombante fino ad un comodo terrazzino di sosta.
- L7 – VI, Qui la via si biforca: a sinistra l’originale supera delle placche di roccia molto rotta, a destra la variante “Giacomelli” che usualmente si segue salendo per una bella e solida fessura-diedro protetta da due vecchi spit da 8mm che termina in una nicchia. Con successivo passo di atletico e di decisione si prosegue fino ad un chiodo a sinistra (non seguire il diedro che porta ad una zona vegetata) che indica la traversata da fare per arrivare al terrazzo detritico di sosta.
- L8 – VI+ (forse VII-)/A0 o A1, Sopra la sosta per fessurina da proteggere fino ad un antro. Poi continuare per camino stretto in artificiale su vecchi e distanti chiodi con passaggi strapiombanti fino a sostare in una nicchia (chiodi da verificare e collegare).
- L9 – VI/A0, Salire il faticoso camino rimontando su un muretto verticale sulla sua sinistra. Si arriva ad un terrazzino con una sosta con chiodi a pressione.
- L10 – V+, Breve diedro da proteggere, successivi gradoni e terreno più facile verso destra fino ad una sosta (spit + chiodo).
- L11 – V+, Estetico diedro con passi atletici e chiodatura rarefatta da integrare fino ad una nicchia sotto un netto tetto. Sosta da verificare e collegare.
- L12 – VI, A destra del tetto, rimontando successive solide lame con qualche passo ancora atletico fino all’uscita più delicata della via.
Discesa:
Seguire la traccia verso destra in leggera salita, poi seguire la freccia che indica la ferrata e il sentiero che passa poco sotto la parete est del Piccolo Dain.
Cesare Maestri (il ragno delle Dolomiti) e Claudio Baldessari nel 1957, con una permanenza in parete di ben quattro giorni.
- Bibliografia:
- D. Filippi, Pareti del Sarca, Ed. Versante Sud
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