Crana (Pioda di) da Arvogno

Crana (Pioda di) da Arvogno
La gita
larix66
4 11/02/2023
Accesso stradale
Strada percorribile fino al parcheggio di Arvogno; in seguito un sottile strato di neve nasconde il ghiaccio sottostante.

Da troppo sentivo la nostalgia per la mia cima preferita; condizioni non ottimali nella parte alta, dove la neve è scarsa e la consistenza non è delle migliori. Nel resto del percorso le uniche criticità, peraltro prevedibili, consistono nello strato di foglie nella faggeta sopra l’Alpe Borca e più in alto un paio di passaggi con neve residua sul ripido pendio ad Ovest della cresta. La neve è pressoché continua soltanto dopo aver oltrepassato la forcella a monte dell’antecima 2296; risalgo direttamente il successivo pendio con poca neve e sassi affioranti quindi metto i ramponi per affrontare il traverso. All’apice della piodata, dove solitamente si transita in condizioni estive, lo spessore della neve è esiguo al punto che i ramponi toccano la roccia sottostante; devo abbassarmi di un paio di metri per trovare uno strato di neve appena sufficiente. La superficie è abbastanza portante ma a volte si sprofonda nella neve scaldata dal sole, che forma pericolosi zoccoli sotto i ramponi. Proseguo poi fino alla cima senza ulteriori difficoltà su neve scarsa ma stabile. La situazione mi induce a soffermarmi il meno possibile in cima e ripercorrere il tratto critico del traverso prima che il sole comprometta ulteriormente la consistenza della neve; la piodata non ha ancora scaricato e non vorrei essere io ad innescare la prima valanga. Con le condizioni attuali la gita è sconsigliabile, a meno che si parta molto presto al mattino per sfruttare un eventuale rigelo notturno; ammesso che il rialzo termico previsto per i prossimi giorni lo consenta.

Bella gita nonostante le difficoltà incontrate; un camoscio solitario come me, sorpreso dal mio arrivo silenzioso, mi osserva dall’alto a poche decine di metri prima di fischiare ed eclissarsi. Avvisto molti altri esemplari nei dintorni, In questa stagione sono loro i veri padroni della montagna.

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