Courmaon (Cima di), anticima sud Cresta Est, via Gervasutti

Courmaon (Cima di), anticima sud Cresta Est, via Gervasutti
La gita
paolo66
4 02/08/2018

Via che richiede secondo me un notevole impegno psicologico e tenacia, prima che per le difficoltà tecniche, per l’avvicinamento, difficile da trovare e a tratti pericoloso. La relazione qui su Gulliver è un po’ troppo essenziale; noi abbiamo usato anche quella che si trova su questo sito: http://www.scuolaguidodellatorre.it/relazioni/Courmaon-viaGervasutti/254/. In ogni caso non so se esista un unico approccio all’attacco. Provo qui a riportare qualche dettaglio che può essere utile a non perdere troppo tempo, dal momento che, già sapendo dove andare, la strada è molto lunga.
Dal colle Sià lasciare il sentiero che conduce al Bivacco Giraudo e prendere il sentiero che sale la cresta verso sinistra (bolli bianchi e rossi); in 10 min raggiungere un laghetto sotto le Alpi Loserai. Al lago arriva un canale di adduzione dell’acqua. Seguirlo, passando le case basse degli alpeggi e portarsi nel vallone del Roc, fino alla presa del canale (20 min circa dal laghetto).
Da qui puntare al colletto più basso della cresta, inizialmente su praticelli, roccette, poi su pietraia a grossi blocchi, talora instabili, poi ancora su pietraia a blocchi un po’ meno grossi. Non arrivare al colletto ma, una cinquantina di metri sotto, iniziare a traversare verso destra sotto i gendrmi della cresta, su strette cenge erbose e rocciose; quindi continuare a traversare salendo sempre verso destra. Qua si entra in un mondo veramente pericoloso; i blocchi e pilastrini instabili sono tanti; fare molta attenzione a dove si passa e a ciò che si carica con il proprio peso. Si potrebbe procedere in conserva, ma noi ci siamo legati nel caso qalcosa fosse crollato al passaggio. Dopo il lungo traverso in salita si raggiunge, qualche decina di metri sotto il filo di cresta, un canale che solca la parete lato Roc e che culmina in cresta appunto nell’ultimo intaglio netto prima del triangolo isoscele. Raggiungere l’intaglio risalendo per qualche decina di metri di dislivello il canale. Il posto qui è spettacolare le pareti lato Ceresole sprofondano per centinaia di metri verticalmente. Prendere ora a salire gli ultimi risalti rocciosi verso il triangolo e raggiungere finalmente la base della via. Da Loserai per arrivare qui noi ci abbiamo messo 4 ore e 30 min, tra esitazioni e incertezze per trovare il percorso e secondo me, anche andando a colpo sicuro, almeno 3ore e 30min ci vogliono comunque).
Anche la partenza della via non è chiarissima, peché ad oggi alla base del primo tratto in cui c’è da arrampicare non vi è alcun ometto. Descrivere il punto di attacco non è semplice e si rischia di generare confusione. In ogni caso ci provo; sotto lo spigolo sinistro del triangolo, ormai evidente sopra di voi, salire fin dove si riesce senza legarsi, raggiungendo la base di un largo diedro/canalino irregolare. Da qui guardando a destra (faccia amonte) si intravvede, 20-25m più in alto, il cordone bianco della prima sosta, su una larga cengia posta proprio sotto lo spigolo. Il primo tiro è, da quel che abbiamo capito noi, a piacere, ovvero si sale uno dei diedri/fessure sulla faccia di destra del diedro/canalino. Noi abbiamo preso una fessura posta decisamente a sinistra della vertiale del cordone, trovando comunque già delle difficoltà di 4+/5, poi abbiamo traversato un po’ indiscesa a raggiungere il cordone. Qui finalmente si vede, accanto al cordone, anche un ometto, che segna l’inizio della via vera e propria.
Da qui la relazione del sito precedentemente segnalato è molto ben dettagliata e corretta, ad eccezione del primo tiro, con cui non ci siamo ritrovati (più che altro per le difficoltà indicate). Dalla cengia con sosta con cordone noi abbiamo risalito il diedro che parte sopra e leggermente a sinistra della sosta, sulla faccia sinistra dello spigolo, che è l’elemento più evidente da qui . La relazione qui parla di difficoltà di 4 e 5, ma noi l’abbiamo trovato ben più duro, secondo me 6a, perché la faccia sinistra del diedro è leggermente aggettante e il fondo del diedro liscio, con pochi appoggi per i piedi. Al termine del diedro si trova effettivamente la sosta (due chiodi da unire) su uno scomodo terrazzino (immediatamente a sinistra del filo dello spigolo) sostenuto da pilastrini molto fratturati e instabili (incrociare le dita). Da qui salire di un paio di metri, girare lo spigolo verso destra e seguire le indicazioni della relazione prima citata, ora molto chiara.
Giunti in cima la discesa consiste in un lungo traverso sul versante Ceresole fino al colle tra Courmaon e Cuccagna (facile e veloce). Quindi si prende a scendere il canalino ripido e instabile ma non difficile se non c’è neve; se c’è neve è più complicato. Scesi un centinaio di metri dal colle noi abbiamo continuato a scendere diretti, dapprima tenendo la sinistra e poi verso destra, per molte centinaia di metri, fino a raggiungere labella piana dell’Alp Breuillet e quindi il fondo del Vallone del Roc, da cui abbiamo ripreso il comodo sentiero del Bivazzo Giraudo e siamo tornati al Colle Sia. Altre relazioni parlano di traversi fuori dal sentiero a riprendere il canale di derivazione delle acque percorso in andata, ma secondo noi è più semplice e comodo abbassarsi di più e fare il percorso sopra descritto.

Partiti alle 4.30 da Ceresole, tornati alle 24. Se si amano l’alpinismo d’ambiente e l’avventura è una salita da non perdere. La via, pur breve, è a mio parere stupefacente per bellezza ed intuito. Pensare che due uomini, negli anni ’40, siano andati a cercarsi questo posto e abbiano avuto la capacità di superare certi passaggi è entusiasmante e fa venire voglia di tornare a quel tipo di alpinismo, almeno a me.
Un grazie a Karin, che è stata veramente tosta e ha stretto i denti fino alla fine.

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