





Dettagli
- Altitudine (m)
- 1300
- Dislivello avvicinamento (m)
- 100
- Sviluppo arrampicata (m)
- 550
- Esposizione
- Sud-Ovest
- Grado massimo
- 6b+
- Difficoltà obbligatoria
- 6a
- Difficoltà artificiale (se pertinente)
- a0
Località di partenza Punti d'appoggio
Sviluppo: 14 lunghezze per circa 550 metri di sviluppo e 450 metri di dislivello.
Via completamente spittata. Soste su due spit, collegati da cordoni utili per eventuali doppie sulle prime sette lunghezze. Eventualmente utili qualche dado e friend piccoli, per alcuni passaggi delicati che possono essere bagnati.
Necessarie due corde, preferibilmente da 60 metri: con corde da 55 metri potreste farcela ugualmente, mentre con corde da 50 metri su alcune lunghezze non riuscireste ad arrivare in sosta.
Materiale: 15 rinvii, micro nuts utili e 1-2 friends piccoli.
Periodo consigliato: via percorribile tutto l'anno tranne probabilmente d'inverno.
Nota 1: via ben attrezzata, con alcune lunghezze (quelle nel diedro) estetiche e non semplici. Le difficoltà maggiori sono concentrate nelle prime sette lunghezze: le restanti servono solo per "arrivare in cima" (anche se non si arriva in cima a niente!) ma sono comunque gradevoli. Le difficoltà indicate, anche se non continue e parzialmente azzerabili, sembrano abbastanza corrette. Tenere presente, per chi abbia già percorso la vicina "Tommy", che questa via, seppure indicata di difficoltà globale equivalente nella bibliografia, è invece nettamente più difficile ed impegnativa.
Nota 2: da percorrere solo dopo un po' di giorni di asciutto: il diedro è un vero e proprio colatoio, che probabilmente diviene un torrente in caso di pioggia. Noi abbiamo trovato, in alcune lunghezze nel diedro, un pò d'acqua nel fondo, che ha reso delicati e più difficili i passaggi.
Seguire le indicazioni per la via Tommy su un muro di sostegno: dopo pochi metri salire subito a destra (non addentrarsi tra le case) e seguire il sentiero nel bosco (bolli rossi) fino all'attacco: scritta rossa ("Il Caterpillar") alla partenza della via. (0h20/0h30)
Lunghezza 1, 6b: superare un semplice e breve muretto fessurato di qualche metro fino ad una cengia con alberi, da cui inizia la via vera e propria (è meglio attrezzare una sosta anche qui, anzichè proseguire direttamente). Segue un muretto a tacche molto impegnativo per quattro/cinque metri, poi più semplice fino in sosta. I passi più difficili sono parzialmente azzerabili.
Lunghezza 2, A0, 6a+: salire verso destra in placca delicata mirando un netto risalto verticale, affrontabile direttamente azzerando i passaggi, o, meglio aggirandolo parzialmente a destra per diedra e rienrando poi in placca con difficle passo (A0). Da qui placca/diedro piuttosto impegnativa, fino a superare con passo delicato uno strapiombino che si lascia sulla destra. Rientrare infine a destra alla sosta su comoda cengia.
Lunghezza 3, 4c: risalire la placca sovrastante la sosta sul suo bordo destro, rientrando poi a sinistra a prendere una fessura gradinata che permette di salire agevolmente. Sosta su cengia nel bosco.
Lunghezza 4, 6a: dalla sosta scendere alla base del diedro, che si risale per 25/30 metri, in parte nel diedro stesso, in parte sulla sua parete di sinistra, fecendo attenzione alla presenza di striscie di roccia non bagnate ma che rimangono viscide.
Lunghezza 5, 6b+/A0: lunghezza impegnativa e lunga (probabilmente 50/55 metri), ben chiodata ma con passi che abbiamo trovato delicati a causa di un filo d’acqua che percorreva il fondo del diedro, anche se il tempo era bello da alcuni giorni: probabilmente rimane spesso bagnata. Nel caso la fessura sia bagnata può essere utile qualche friend o dado piccolo, anche se la chiodatura è molto buona. I primi due terzi del diedro sono abbastanza verticali, mentre l’ultimo terzo si abbatte decisamente e la chiodatura si allunga di conseguenza.
Lunghezza 6, 5+, 6a: risalire per circa una decina di metri l’ampia fessura di fondo del diedro, verticale e ben scalabile. Poi il diedro si chiude, perde la fessura di fondo e si abbatte un poco, ma non molto: delicati passi di aderenza obbligatori spaccando sulle lisce pareti del diedro. Probabilmente la difficoltà è superiore al 6a indicato nella relazione.
Lunghezza 7, 6a/b: salire un gradino verso destra, cui segue un lungo diedro abbattuto (oltre 50 metri) in parte disturbato dalla vegetazione. Il diedro termina sotto uno strapiombo da cui si esce a destra con alcuni passi delicati. Più semplice delel difficoltà indicate.
Da qui la via cala drasticamente di difficoltà, continuità ed ambiente (le lunghezze nel diedro sono veramente spettacolari!) e prosegue più tranquillamente per altri 7 tiri fino a raggiungere il termine della via “Tommy”.
Lunghezza 8, 5+: placce discontinue su roccia diversa dal diedro: più ruvida, meno levigata dall’acqua. Abbastanza lungo (circa 45/50 metri) e con chiodatura un po’ lunga.
Lunghezza 9, 4: bei passi in placca, semplici. Tiro piuttosto lungo: fermarsi alla sosta, anche se la successiva cengia alberata sembra piuttosto vicina: non ci arrivereste nemmeno con una corda da 60 metri!
Lunghezza 10, 5+: salire fino ad un’ampia cengia alberata, proseguire per una placchetta verso sinistra e traversare orizzontalmente verso sinistra un diedro.
Lunghezza 11, 5+: partenza per un muretto delicato, poi placca più semplice.
Lunghezza 12, 6a: ancora una partenza delicata, su roccia abbastanza liscia.
Lunghezza 13, 5-: difficoltà decrescenti, e semplice traverso orizzontale verso sinistra che porta alla penultima sosta della via “Tommy”.
Lunghezza 14, 3: in comune con la via “Tommy”: semplici placchette fino alla sosta finale.
Discesa: lungo la via Tommy, con cui condivide l’ultima lunghezza, con 13 corde doppie (necessarie due corde). E’ anche possibile scendere verso destra per sentiero, arrivando alla frazione Courtil: in questo caso è necessario disporre di due auto, poichè si scende distanti dal parcheggio di partenza.
Per la discesa calcolare almeno 1h30/2h00 a seconda della dimestichezza con le manovre e della presenza di altre cordate sulla via. sulla via.
- Storico:
- Aperta da Tito Sacchet, Michele Fardo e Roberto Munarin, dal basso, 1998/99.
- Bibliografia:
- Fardo M., Sacchet T., Arrampicare a Bard, Eventi & Progetti Editore, 1999; relazione a cura di Ricca
09/08/2019
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