Carra Saettiva, Roc du Vei – Cataclisma

Carra Saettiva, Roc du Vei – Cataclisma
La gita

Ritornare su questa via dopo 27 anni è stato per me uno straordinario “viaggio nel tempo” di emozioni e sensazioni. Senza dubbio Roc du Vei è la parete più bella del comprensorio della Saettiva sia per la sua verticalità che per la sua compattezza e spero che questa via recentemente ri-attrezzata dal Cai di Coazze/(soccorso alpino) per opera di Franco Carbonero , possa essere di massimo gradimento per i futuri ripetitori.

Protezioni:
la via è stata ri-attrezzata con materiale inox della miglior qualità, le soste di calata/progressione sono state realizzate con 2 spit-fix, catena di giunzione e doppi anelli di calata integrati per garantire il massimo scorrimento delle corde durante il recupero delle doppie, riducendone al minimo lo sfregamento sulla roccia.
Si può tranquillamente scendere a piedi dal canale erboso/boschivo posto a sx della parete (guardando dalla cima verso valle) ma, vista la verticalità della parete e la predisposizione delle soste se ne consiglia anche la discesa in doppia (salendo quindi leggeri senza scarponcini) impiegando RIGOROSAMENTE S4, S2 con 2 mezze corde da 60 mt. oppure S4, S2, S1 con corda da 60-70mt (probabilmente è possibile scendere anche con corda da 50 mt. ma bisogna prestare molta attenzione perché in questo caso ogni doppia è al limite dei 25 mt..) .

Chiodatura a spit-fix 10mm secondo un criterio di massima sicurezza ma, a parte il 2° tiro che può essere in parte azzerabile, generalmente i passaggi devono essere arrampicati in libera in particolare sul 1° e 4° tiro dove le difficoltà dichiarate sono obbligatorie. E’ quindi necessario che il primo di cordata passi agevolmente sul 5c/6a.

Difficoltà:
per quanto riguarda le valutazioni, parlandone con Franco e Antonio Migheli, trattandosi di una parete con caratteristiche più vicine a quelle di una falesia (verticalità) piuttosto che di una via di montagna (sviluppo verticale limitato) , il metro più consono da utilizzare è quello della falesia, pertanto, il 2° tiro, anziché 6b è un buon 6a+ costante. Le valutazioni sono comunque tutte da rivedere poiché in quel periodo (la via fu aperta nel 1990) il numero di falesie e pareti attrezzate per arrampicare era di gran lunga inferiore a quello attuale e conseguentemente anche i termini di paragone erano pochi, risultava quindi più difficile di oggi dare una gradazione dei singoli tiri in base ad una media valutativa riscontrabile su più vie di analoghe difficoltà. In base a quanto sopra, dopo averla ripetuta, ci pare che le difficoltà possano essere così riassunte: L1 5c costante, L2 6a+ costante, L3 4° (3c/4a), L4 5c/6a nel tratto finale strapiombante decisamente esposto.

Consigli:
la via a torto mai ripetuta fino ad ora se non da Franco Carbonero & C. dopo la richiodatura, presenta molti licheni “rinsecchiti” nel primo e nel secondo tiro pertanto, nelle prime ripetizioni, consiglio di portarsi una spazzola di acciaio che, in alcuni passi chiave, potrebbe tornare utile..
Con la frequentazione che, date le caratteristiche della via si spera possa essere alta, la presenza dei licheni potrà venire meno.

Pericoli oggettivi:
il gneiss di ottima qualità che caratterizza questa parete e l’estrema compattezza della stessa (durante l’apertura della linea di salita non fu necessario effettuare alcuna ‘opera di disgaggio) fanno si che non ci siano cadute di pietre di alcun genere.. La grande cengia da cui parte la via è completamente sgombra da pietrisco.

Sentiero di accesso:
necessita di una maggior frequentazione e di una segnalazione/tracciatura migliore, fare attenzione a dove si mettono i piedi poiché il percorso di avvicinamento, specialmente dopo aver superato il “Pilastrino” e la successiva pietraia, passa vicino a salti rocciosi di altezza considerevole, sparsi in mezzo al bosco, che sarebbe meglio evitare..
Fare molta attenzione nel tratto finale di avvicinamento poco prima dell’attacco della via (sulla cengia dopo la grotta), dato che la traccia di sentiero, al momento non profonda, passa un tratto erboso scosceso dove se si è distratti si rischia di scivolare..
Si tenga presente che proprio sotto la cengia, qualche metro prima di giungere all’attuale punto di attacco della via caratterizzato da due spit (come fosse una sosta più un vecchio cavo d’acciaio che porta all’attacco di “Via Roma”) c’è un potenziale primo tiro ancora da realizzare che porterà la via a 5 lunghezze sfruttando la parete nella sua interezza..

Un grosso ringraziamento per la qualità e l’ottimo lavoro di richiodatura realizzato da Franco Carbonero ed un abbraccio a Framil e PopeAntonio, i miei compagni di “viaggio” (mentale e fisico) che mi hanno accompagnato in questa magnifica avventura verticale alla ri-scoperta di una via che si era perduta nel tempo.. ma non nella mia memoria..

Buon divertimento a tutti.

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