Breithorn Occidentale e Centrale Traversata da Plateau Rosa

Breithorn Occidentale e Centrale Traversata da Plateau Rosa
La gita
g-a-m-s
4 18/08/2021

Sono le 18.00 di un torrido martedì genovese e basta una telefonata di pochi minuti per accendere ricordi e sognare di colmare tre anni vissuti sotto i fatidici “4000”da tre anni. Dalla voce squillante di Francesco capisco che condivide la mia stessa gioia di tornare lassù.
Per farla breve, mercoledì mattina prima delle cinque imbocchiamo l’autostrada a Genova, e poco dopo le otto prendiamo gli ovetti che da Cervinia portano a Plateau Rosa.
Nel cielo, di un blu come solo quelli che l’aria di alta montagna e il contrasto con il candore glaciale sanno regalare, nemmeno una nuvola. Messi i ramponi procediamo regolari e slegati fino alla Gobba di Rollin, costeggiando le piste dello sci estivo in via di estinzione: il riscaldamento in atto non perdona, e sotto i 3500 metri il polveroso ghiacciaio sta salutando gli ultimi millimetri di spessore. Difficile che arrivi alle prime nevicate del nuovo autunno.
All’imbocco dell’ampio pianoro del Colle Breithorn ci leghiamo e osserviamo l’evidente traccia che porta al massiccio: in primo piano la normale per l’Occidentale, con tre biforcazioni; quella più in basso per le cime meridionali comincia quasi subito, una intermedia si perde sotto quelli che sembrano crepacci e la terza più in alto punta poco sopra al colletto con il Centrale.
Sono le dieci e mezza e la neve ghiacciata della traccia tiene ancora bene; scartiamo la deviazione di mezzo – non sappiamo perché, ma ignorata da tutti – e prendiamo quella più in alto, che ci porta al colletto, dove veniamo accolti da un po’ di vento fino a quel punto assente. Scendiamo per una trentina di metri e risaliamo verso il centrale poco sotto la cresta, passando a distanza di sicurezza dalle cornici di neve che sporgono sull’abisso svizzero.
A quota 4160 il primo abbraccio: ci sediamo poco sotto la traccia, ben “piantati” per non finire inavvertitamente in Val d’Ayas. Lo spettacolo intorno a noi è commovente: risalendo con lo sguardo dal Quintino Sella ecco Castore e Polluce, poi i Lyskamm e tutte le vette del Rosa, con l’inconfondibile Capanna Margherita ingannevolmente più bassa dei suoi 4556 metri. Non riconosco i monti fino al Weisshorn, sopra un mare di nuvole che nasconde Zermatt, poi il Cervino, quindi Grand Combin, Monte Bianco, Gran Paradiso, giusto per fermarsi ai 4000 più famosi…. E in lontananza sbuca addirittura il Monviso, che non sarà proprio 4000, ma fa sempre la sua bella figura.
La temperatura è poco sotto lo zero, e aspettiamo senza problemi una mezz’oretta che si liberi la cima (fra le due vette saremo stati circa duecento), sognando a occhi aperti di prossime uscite in questo paradiso.
Quindi foto di rito e discesa verso il colletto, da dove risale la cresta che porta ai 4164 metri dell’Occidentale: è ampia, – anche se non credo faccia la gioia di chi soffre di vertigini – con qualche pezzetto ghiacciato nei tratti esposti a un vento comunque gelido, e la neve quassù, a mezzogiorno appena passato, tiene ancora in maniera soddisfacente. Non sarà lo stesso più in basso.
Il tempo di sentire un motivetto suonato da uno strumento a metà fra piffero e fisarmonica, secondo abbraccio di giornata e picchiata su Plateau Rosa. Sulla traccia della normale la neve è ancora in condizioni tutto sommato buone, ma appena metti un piede fuori si inizia a sprofondare fino al ginocchio.
In discesa, senza vento, oggi basta la maglietta a maniche corte, e alle due di una calda giornata estiva non fanno notizia le pozze trovate dove qualche ora prima avevamo messo i ramponi.
Si chiude con una sosta “per reintegrare” in uno dei rifugi di plain mason e per cena siamo di nuovo a Genova: una giornata regalato, un pieno di entusiasmo per le prossime avventure sui nostri meravigliosi Monti. Giornata regalata.
Federico – Gams Sampierdarena
Francesco – Ligure

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