Bessanese (Uja di) – Spigolo Murari

Bessanese (Uja di) – Spigolo Murari
La gita
aski-paco
5 25/08/2022

Cresta stupenda ma da non sottovalutare l’impegno complessivo della gita.

Noi siamo saliti il giorno prima al rifugio Gastaldi (ottima accoglienza, dormito in tenda perchè il rifugio era pieno, ci hanno comunque fornito di cena e colazione e sono stati gentilissimi nonostante il grande carico di lavoro). Da pian della Mussa circa 1:30-2 h di sentiero tranquillo.

Il giorno dopo partenza alle 5:00. Avvicinamento nel complesso abbastanza intuitivo. Dal rifugio si deve prendere il sentiero che scende leggermente a mezza costa puntando la morena dall’altro lao della valle glaciale. La morena ghiaiosa si risale su traccia abbastanza evidente e si prosegue sulla sua cresta fino a una struttura metallica di tubi innocenti (ex stazione webcam del CNR), da qui non conviene seguire la traccia che sale ma quella a mezzacosta che punta verso i resti del ghiacciaio. Seguendo sparuti ometti si attraversa il ghiacciaio puntando al colle fino a portarsi quasi sotto lo spigolo. Da qui si prende prima la cengia che sale leggermente da destra verso sinistra e poi quella superiore che da sinistra sale leggermente verso destra fino a portarsi all’attacco della via. L’attacco è facilmente identificabile per via della vena di quarzo che si vede già da un centinaio di metri di distanza, sotto la vena di quarzo si trova un cordone bianco. Anche prima di vedere la vena di quarzo l’attacco si intuisce osservando il punto della cresta in cui vi è un’impennata verticale rispetto agli sfasciumi. Calcolare 2 h dal rifugio, nel complesso lo abbiamo trovato abbastanza intuitivo.

La cresta l’abbiamo fatta tutta in conserva protetta. Bisogna essere piuttosto confidenti con il grado perchè si incontrano diverse sezioni verticali ed esposte sul III+/IV. Abbiamo trovato un paio di chiodi di progressione in tutta la via. Soste a spit. Si protegge abbastanza bene tranne che in un paio di sezioni piuttosto facili. Noi avevamo una serie completa di friend BD e una di nut, spesso si riesce a proteggere con cordini su spuntoni. Il martello secondo noi non ha tanto senso perchè non c’è niente da ribattere e piantare chiodi farebbe perdere troppo tempo (le protezioni veloci in ogni caso si mettono facilmente dove serve).
Come descritto in altre relazioni quando ci si rende conto di essere sotto il primo torrione bisogna fare un traverso facile verso destra per andare a prendere il filo di cresta, per il resto non ci si può sbagliare: seguire la cresta, a tratti facendo dei passi a sinistra a tratti a destra del filo. Non avventurarsi verso destra (sulla parete nord) per più di qualche metro: lì il terreno si fa instabile e ci si può mettere nei casini. Calcolare 4:00 ore di arrampicata, noi ce ne abbiamo messo 5 con qualche pausa. Sconsiglierei di farla tutta a tiri: ci si metterebbe troppo tempo e se sentite la necessità di farla a tiri probabilmente non avete abbastanza confidenza con il grado. Al massimo fare sicura nei punti più impegantivi.

Dalla madonna inizia una lunga avventura per tornare al rifugio. La prima parte della discesa l’abbiamo trovata molto intuitiva rispetto a come viene descritta: basta seguire i bolli rossi che sono abbondanti (non vedo come possa saltare in mente a qualcuno di scendere dal primo canale sul lato francese). Arrivati a un omettone sulla cresta con anello di calata (punto di arrivo della Balduino) bisogna abbandonare l’ampia cresta su cui ci si trova e scendere a destra (lato francese) scendendo per quello che viene descritto come “un sistema di cenge”… questo è il punto che abbiamo trovato più infido (magari non abbiamo trovato il percorso migliore). Più che un sistema di cenge si tratta di un terreno ripido che alterna sfasciumi instabili e placche lisce, molto pericoloso e non proteggibile. Noi qui abbiamo anche fatto una calata su un cordino già presente che abbiamo rinforzato. L’obbiettivo è in ogni caso portarsi sulla pietraia sottostate.
Da qui inizia un lungo e faticoso tratto su pietraie di varie dimensioni (ometti qua e la) fino a portarsi in vista del ghiacciaio che sta sotto il colle d’Arnas. Non cercare di stare troppo in alto per non perdere dislivello, il ghiacciaio va comunque puntato verso la sua lingua più bassa perchè ai lati di esso ci sono pareti rocciose non attraversabili. Il ghiacciaio si costeggia sul suo lato sinistro (destra orografica) e si punta quindi al colle risalendo terreno franoso e instabile.
Arrivati al colle si incontra una traccia di sentiero (ometti e bolli rossi) che riporta al rifugio. Calcolare 4 ore per la discesa.
Alcune relazioni ventilano la possibilità di calarsi sul lato italiano sulla Balduino ma è sconsigliabile, il rifugista ci ha detto “gli unici che ci hanno provato l’anno scorso è andato a prenderli il soccorso alpino”.

Noi abbiamo trovato condizioni estremamente secche data la stagione, l’avvicinamento e il rientro sono sicuramente diversi in presenza di neve.

Nel complesso gita faticosa ma cresta stupenda in ambiente bellissimo e selvaggio.

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