Aquila (Punta dell’) dall’Alpe Colombino

Aquila (Punta dell’) dall’Alpe Colombino
La gita
christmasso
0 21/08/2023
Accesso stradale
Accesso stradale ottimo, come da descrizione

Provata la variante ad anello come da traccia del 24/09/2022 che ho trovato qui.
Percorso da 17,5 km con poco più di 1200m di dislivello. Oltre ai circa 850 metri per arrivare a Punta Aquila, ci sono altri 300 metri spalmati in alcuni saliscendi sulla via del ritorno da Rifugio Brunello (o Casa Verde) a Colle Gui, ed altri 100 m da Colle Gui all’Alpe Colombino per chiudere il giro.

Sconsiglio fortissimamente in estate: tutto il tratto da colle Muretto a colle Gui è poco battuto, tranne in un breve tratto dal rifugio Brunello al rio Brunello. Lunghissimi tratti con vegetazione che sorpassa un metro ricoprendo il sentiero, che rimane visibile anche se non agevole. In alcuni tratti, questa volta non per colpa della vegetazione, il sentiero diventa molto poco visibile: in corrispondeza del rio Taonere e più o meno nei pressi di rocca Parei.

Prima escursione dopo 2 anni di allontamento dalla montagna. Mi sono comunque mantenuto un po’ in allenamento con qualche corsetta nella Morenica di Rivoli, o qualche salita al Musiné, ma nulla di esagerato e/o costante (credo si contino nelle dita di due mani nell’ultimo anno).

Nonostante la giornata rovente (zero termico dato a 5000m) e la partenza alle 10.30 per incastrare un paio di commissioni da sbrigare, arrivato alla prima svolta dopo la salita iniziale dall’Alpe Colombino era presente un piacevole venticello, e qualche nuvoletta che ogni tanto bloccava il sole. Insomma, si sudava, ma il tutto era sopportabile.
Poche persone sul sentiero, daltronde credo sia molto più affascinante in inverno con la neve, e data la quota non elevata e l’assenza di tratti nel bosco, non credo sia così in voga d’estate.
Prima escursione della mia vita con un wearable che mi ha dato un po’ di dati: in 1h ero al Rifugio Mitt, ed in 1h:45m in punta (da bacheca la punta è data a 2h30m). L’ultimissimo tratto si è fatto sentire sulle gambe che erano abituate al massimo a 60 minuti o poco più di sforzo, infatti ho rallentato un po’. Durante la salita ed in punta ho avvistato alcuni grifoni. Ed anche un bambino di circa 10 anni che saliva in compagnia di un adulto, fortissimo!
Insomma, fino a qui andava alla grande 😀

Seconda parte dell’anello da non riprovare: dalla punta al Colle Muretto si scende abbastanza rapidamente, ma tutta la zona è stata sfruttata parecchio per capre al pascolo, e quindi era disseminata di cacche, che non danno molto fastidio (a meno di non caderci sopra), ma danno molto più fastidio i milioni di insetti come mosche e tafani che se la sono spassata un sacco e che hanno infestato la zona.
Arrivato a Colle Muretto entro nel bosco, un po’ spaesato per qualche decina di metri, perché a causa di alberi caduti e del pascolo non riuscivo a ritrovare il sentiero. Arrivo al bivio poco sotto il colle, ed una malsana idea mi si presenta: se prendessi il sentiero di sinistra, che non passa dal Rifugio Brunello ed è più breve? Entrambi i sentieri sono larghi circa 30-40 cm e sembrano abbastanza puliti.
Per fortuna scarto l’idea, perché mi accorgo dalla classica mappa cartacea dell’IGC che un tratto diventa “puntinato”. Considero che la mia cartina avrà 15 anni, ed arrivo alla conclusione che è meglio non cercarsi grane. Vorrei tornare all’alpe per le 15, in modo da tornare a casa ad un orario molto decente ed avere tempo per sbrigare altre faccende, oltre che rilassarsi come si deve.

Inizio a scendere, ed il sentiero diventa sempre meno pulito. Ogni tanto qualche felce in mezzo, ogni tanto qualche ramo, ogni tanto qualche piccolo pino che invade il sentiero, ogni tanto qualche pino più grosso… poi comincia vegetazione abbastanza fitta, e poi iniziano le imprecazioni, perché sto sentiero diventa sempre peggio. Mi dico che arrivato al Rifugio Brunello diventerà bello, d’altronde è un rifugio… ci arrivo dopo aver fatto incontri con vespe, nubi di moscerini incredibilmente estese e compatte, vegazione che mi arriva alla spalla (sono alto quasi 2m), serpenti (in realtà solo 1, che ho visto per caso in una zona di sentiero meno fitta e molto umida, ma dato che per il 50% del tempo non vedevo dove mettevo i piedi a causa della vegetazione, mi piace pensare di essere passato accanto ad altri serpenti).
Arrivato al rifugio, abbastanza piccolino, chiuso, c’è un piccola fonte che mi permette di levarmi un po’ di roba sconosciuta di vegetazione che ho addosso. Sono tempestato di cose che credo essere parti di infiorescenze, lunghe pochi mm, nere, dalla forma simile ad una “x”, come se fosse un cromosoma, e cominciano a darmi un forte prurito. Ho la pelle abbastanza delicata, sono allergico alle graminacee, e sicuramente un sacco di quelle piante con cui sono entrato in contatto sono graminacee, mannaggia a me.
Da qui il sentiero diventa un normale sentiero di bosco poco frequentato, ma per poco perché tocca deviare ed attraversare il rio per procedere sulla traccia. E si riparte con vegetazione fittissima, piante che rilasciano ste robe per me urticanti, setiero che diventa difficile da seguire.
Non sento molta fatica sulle gambe semplicemente perché tutti i sensori del mio corpo sono occupati a trasmettermi segnali sul prurito, e mi cimento in qualche tecnica meditativa per pensare meno al prurito

Decido di usare le bacchette per facilitarmi la percorrenza. Le ho portate con me in caso di emergenza, ma mi accorgo di aver perso l’asta terminale, sicuramente perché l’avevo riposta anni fa svitandola e lasciandola eccessivamente lasca. Si sarà sfilata mentre ero in mezzo alla vegetazione. Decido di usare ugualmente la bacchetta monca a mo’ di macete, per aprirmi la strada tra ragnatele e vegetazione, dando colpi qua e la agli alti steli presenti ovunque. Scopro che se colpiti rilasciano una sorta di polline molto fumoso, e rinuncio al gioco con il finto macete. Proseguo, attraverso il Rio Taonere, dove rimango un po’ smarrito perché non riuscivo a ritrovare il sentiero. Giro giusto qualche minuto a vuoto, finché non lo ritrovo, e lascio un piccolo omino per i prossimi avventurieri, non si sa mai.
Altro pezzo di bosco, dove si alternano tratti con super vegetazione a tratti di bosco “normale”. Mi ritrovo in una zona circolare con un po’ di pini caduti, non so spiegarne il motivo, se non quello di farmi fare una micro deviazione per ritrovare il sentiero 😀
Proseguo, sono in una zona dove scopro poi esserci delle pareti per arrampicata, e mi ritrovo fuori sentiero. Risalgo una ripida parete del bosco per 30-40 metri prima di ritrovarlo. Entro in modalità “sopravvivenza” e conlcudo il giro, arrivando abbastanza stremato al Colle Gui.
Per fortuna avevo un sacco di acqua con me, ma per la fretta al mattino avevo fatto colazione al volo con una manciata di frutta secca e qualche biscotto, ed anche durante l’escursione avevo con me solo un pezzo di pane ed una manciata di frutta secca, probabilmente la carenza di zuccheri iniziava a farsi sentire, infatti per tutto il resto del viaggio desideravo un gelato enorme, oltre che farmi una doccia per togliermi il prurito 😀

Durante l’ultimissimo tratto di salita che porta all’alpe mi accorgo di aver perso totalmente la bacchetta monca, sicuramente perché gli elastici del mio zaino sono ormai troppo laschi e non l’hanno tenuta a dovere. Insomma, ho seminato rifiuti lungo il sentiero, o probabilmente quella zona di sentiero si prende in pegno attrezzatura degli escursionisti, perché durante l’ultima parte ho trovato una maglietta, un copricollo, ed un cappello di paglia dallo stile un po’ western 😀

Alle 16:15 ero al piazzale dove ho lasciato l’auto, dopo una camminata di 5 ore e mezza con giusto una breve pausa pranzo. La prossima volta mi faccio furbo e non vado a prendere strane varianti. Non andavo in montagna da troppo tempo e qualche cazzata dovevo farla 😀

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