Tullio Vidoni (Alta Via) da Ca di Janzo

Tullio Vidoni (Alta Via) da Ca di Janzo
La gita
william-lee
2 04/08/2020
Accesso stradale
Parcheggiato a Gressoney-la-Trinité appena dopo il ponte sul Lys
Traccia GPX

La descrizione è assolutamente corretta: itinerario in buona parte su traccia e fuori sentiero, su terreni instabili, pietraie e prati ripidi, ottimamente segnalato. È il regno di pietraie, sfasciumi e colletti ripidi. Il casco è utile perché spesso procedendo si smuove roba. Fortunatamente il percorso è perfettamente segnalato con i bolli Rosso Bianchi (anche nel territorio giallo della VdA) perché si rischierebbe di vagare a naso per pietraie spesso instabili cercando arditi colletti che da lontano sembrano inaccessibili! Siamo entrati da Gressoney passando dal Gastaldi, verso il Ravelli attraverso il Passo dell’Uomo storto. Il primo colletto che si raggiunge sopra il biv. Gastaldi per scendere nel vallone di Spissen e accedere all’uomo Storto chiarisce subito il tenore del giro e da qui in poi sarà così: ci si affaccia su di un dirupo notevole, ma la presenza dei bolli rassicura e aiuta subito a mettere a fuoco i comodi passaggi dove camminare con attenzione. Il colle dell’Uomo Storto era una delle grosse incognite perché sulle cartine che ho il sentiero è indicato solo dal lato Alagna, come l’itinerario qui su Gulliver. Nell’ultimo tratto si “arranca” su ripida traccia ben battuta ma ripida e faticosamente scivolosa, verso Alagna si scende nel primo tratto con cautela perché cade tutto quello che si pesta. La musica è più o meno la stessa verso il Colletto Tailly (dal quale si scende su ripidissima traccia terrosa) e il Colletto delle Pisse, dove la musica cambia e si scende su ripide tracce sempre più rade fino a trovarsi direttamente a traversare in piano su erba alta e rododendri (che naturalmente celano buche e sassi) fino al Rio Pisse. Dopo il guado del Rio Pisse inizia un lungo traverso su pendii molto ripidi, senza traccia ma solo bolli, nella giungla di ontani, rododendri ed erba olina alta. Fortunatamente dopo poco abbiamo trovato l’opera di sfalcio dei gestori del rifugio Carestia ed il lungo traverso su ripidi ed a volte esposti pendii era solo più su pericolosa erba olina: mortale se bagnata!!! Dopo il Carestia si imbocca l’autostrada x i laghi, superati i quali si torna alla solita musica di pietraie, sfasciumi, cenge e ripidi colletti. Occhio che il passo del Rissuolo dal lato Gressoney ha due nevai, uno (poco inclinato e molto breve) bisogna attraversarlo per puntare tutto a dx verso la cengia senza scendere nel vallone di Rissuolo, ma rimanendo in ombra per buona parte del giorno è bello duro, soprattutto se si arriva al mattino presto.

Il giro percorre valloni selvaggi e costeggia punte alpinistiche sopra i 3000 delle quali è difficile trovare materiale. Ne ero particolarmente affascinato e fortemente incuriosito, ma ora ho capito il motivo per cui queste zone sono così poco frequentate e nominate.
Non ho gradito il percorso e la sua logica, uno strano ibrido troppo ardito e pericoloso per essere “solo” escursionistico, ma senza avere interesse alpinistico. In modo particolare ho detestato attraversare un tratto oggettivamente pericoloso come il lungo traverso verso il Carestia, dove camminare su di una linea immaginaria con il rischio d scivolare su della banale erba x la mancanza di sentiero mi ha sfinito i nervi più di una via di roccia. Un sentito ringraziamento ai gestori del Rifugio x l’opera di sfalcio e di preziosa segnalazione con bindelle di questo tratto.

Aggiungo traccia dal sito del Cai Varallo.

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