Tribolazione (Becco Meridionale della) – Via Grassi-Re

Tribolazione (Becco Meridionale della) – Via Grassi-Re
La gita
mccandless
5 20/08/2017

Via bellissima e di grande soddisfazione: ora capisco come mai ci sono così tante “gite” su questo itinerario!

Purtroppo abbiamo trovato un po’ di discrepanze con la relazione qui riportata (probabilmente legate all’aggiornamento della relazione in seguito all’allestimento delle soste a fix). Provo dunque a fare un riepilogo di quella che è stata la nostra esperienza, sperando che sia utile a fare un po’ di chiarezza tra tutte le informazioni disponibili.

Avvicinamento: abbiamo salito lo zoccolo dal canalone di destra (vedi foto della gita), come suggerito dalla stessa guida di Predan-Sartore. Dopo un primo tratto non segnalato, abbiamo iniziato a trovare diversi ometti. Sul costone roccioso che costituisce il limite destro del canalone sono presenti le soste per le calate dallo zoccolo. Al termine del canalone si giunge allo spigolo da cui parte la Malvassora (enorme ometto): superare lo spigolo e continuare a dirigersi verso sinistra fino alla base della via (puntare a sinistra dell’enorme macchia bianca che caratterizza la parete).

Attacco: l’attacco originale della Grassi-Re è in corrispondenza di un fix (come confermato dalla guida stessa), mentre la sosta costituita da cordoni su masso è l’attacco di una variante.

Numero di tiri: 6 tiri facendo sosta solamente sulle nuove soste inox (come fatto da noi). Le relazioni che riportano 7 tiri hanno (a quanto ho capito) suddiviso la L2 in due parti (vedi NOTA 2).

L1: noi abbiamo preso l’attacco originale (la relazione di Gulliver riporta la descrizione della variante), seguendo la fessura che parte appena a destra del fix e che porta all’evidente diedro sovrastante. Seguire il diedro per poi spostarsi decisamente a destra verso la sosta, collocata sull’evidente pulpito (sosta visibile solo verso la fine del tiro). Sul tiro abbiamo trovato solo un chiodo. [La variante giunge esattamente alla stessa sosta, ma in tal caso la sosta risulta posizionata a sinistra della linea di salita. Sono presenti più chiodi ma sembra essere un po’ più fisica e continua dell’attacco originale.]
L2: andare a prendere l’evidente fessura che si trova sopra la sosta, leggermente a sinistra, e seguirla interamente fino al ballatoio posizionato sotto l’enorme tetto (nella parte finale si incontrano alcuni chiodi, di cui uno con cordone), e da qui effettuare un lungo traverso di 15m verso destra (chiodi) fino alla sosta a fix inox. Anche sfalsando le corde e allungando le protezioni il tiraggio delle corde risulta notevole.
NOTA 1: a metà della fessura, quando la roccia inizia ad essere un po’ più delicata (roccia a quarzi), sulla destra sono presenti alcuni chiodi che portano ad un cordone incastrato su una lama: sconsiglio fortemente di seguire questa linea perchè poi risulta decisamente problematico uscire verso il ballatoio (passi sostenuti su placca non proteggibile).
NOTA 2: all’inizio del lungo traverso è possibile sostare su 3/4 chiodi. Volendo invece utilizzare la sosta inox, è necessario effettuare tutto il traverso in questa lunghezza. Credo che i 7 tiri riportati nella gran parte delle relazioni derivino semplicemente dalla suddivisione di questo tiro in due parti.
L3: salire al di sopra della sosta e seguire interamente il diedro appoggiato ascendente verso destra, fino al suo termine. Scavalcare lo spigolo (passo esposto) e poi proseguire verso la sosta (ora visibile) per rocce più facili.
L4: spostarsi verso i due diedri a sinistra della sosta puntando all’evidente cordone del diedro di sinistra. Salire il diedro di sinistra per poi rimontare il diedro di destra in corrispondenza di un gradino. Seguire interamente il diedro fino alla sosta.
L5: salire per lame e fessure (chiodi) per poi proseguire su rocce più rotte verso destra fino alla sosta.
L6: puntare all’enorme diedro a sinistra della sosta e seguirlo interamente, sfruttanto la fessura che ne solca la faccia di sinistra (tratto faticoso, da proteggere), fino ad una piccola cengia. Da qui proseguire per il diedro successivo (presenti alcuni chiodi con cordone) e infine spostarsi leggermente a destra per superare tetto (facile) al di sopra del quale è situata la sosta.

Un grazie a Marco per aver percorso insieme anche questa bellissima via. E un saluto ai forti (e soprattutto simpatici) amici emiliani Pietro e Paolo con i quali abbiamo trascorso una piacevolissima giornata.

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