Tappa con poco dislivello, ma numerosi tratti con difficoltà notevoli.
Anche qui completa mancanza d’acqua .
Relazione di Francesco Guglielmino
Saliamo sulla Lunella, dove salutiamo Massimo che torna a valle , punta Nonna e la Grand’Uia, raggiungiamo il Colle delle Coupe dove, al limite della disidratazione, ci avventiamo sull’acqua portata in precedenza da Franco e nella serata, tra quella usata per cucinare e quella bevuta, ne consumiamo circa 15 litri.
Essendo ormai le 19 quando raggiungiamo il colle decidiamo di pernottare, rinunciando ai comodi letti del locale invernale del rifugio del Colle della Croce di Ferro, meta iniziale di questa tappa, per raggiungere il quale occorre ancora un’ora di cammino.
Su un cartello giallo, appeso al muro della casermetta abbandonata ed ormai fatiscente che si trova sul colle, c’è un messaggio scritto con un gessetto: “X Germano: il materiale è al rifugio Croce di ferro. Non toccare. Grazie “.
Sotto il cartello troviamo una bottiglia d’acqua, qualche dolce e della graditissima frutta fresca portati da Adriana, la moglie di Germano, con un gruppo di amici, saliti dai lago di Malciaussia; questi amici hanno inoltre provveduto, come da cartello, a portare il materiale alpinistico, costituito da una corda, dagli imbraghi e da po’di nuts, friends e qualche anello di corda al colle, risparmiandoci della fatica.
Festeggiamo la ricorrenza del mio anniverario di matrimonio a distanza: mia moglie e mia figlia al ristorante brindando con un Arneis; i miei compagni ed io in una casermetta abbandonata e pericolante brindando con una tisana ai frutti di bosco offerta da Monica.
Ormai, però, dopo giorni di “privazioni” sappiamo accontentarci delle piccole cose: un frutto fresco, una tisana, il pavimento piano di cemento di un fabbricato diroccato sono già lussi e comodità.