Val Ferret, Parete dei Titani – Titanic

Val Ferret, Parete dei Titani – Titanic
La gita
mccandless
4 01/09/2019

Anche se non siamo riusciti a terminare la via, ho deciso di pubblicare comunque i dettagli della nostra gita per fornire qualche (spero) utile informazione a chi volesse ripeterla, vista la totale mancanza di relazioni dettagliate sul web.
Siamo giunti al termine della prima lunghezza dopo la cengia mediana (L7), fino al primo spit di L8: da qui abbiamo deciso di calarci perché non siamo riusciti ad individuare lo spit successivo. Vista la chiodatura severa, una volta partiti dallo spit non è possibile tornare sui propri passi, per questo motivo non ce la siamo sentiti di correre il rischio di prendere la direzione sbagliata (vedi sotto). Spero che in futuro qualcuno possa dare una risposta al nostro dilemma, nel frattempo cerco di fornire una relazione dettagliata dei singoli tiri da noi percorsi per aiutare i futuri ripetitori ad individuare la giusta linea di salita (conoscenza a mio avviso fondamentale in una via in cui non è possibile concedersi errori di percorso).

La via è caratterizzata da una bellissima placca lavorata con chiodatura molto severa (e poco integrabile) e bisogna trovarsi a proprio agio a scalare a parecchi metri dall’ultima protezione (spit o friend che sia), su difficoltà sempre attorno al 6a, in alcuni passaggi anche di 6b/6b+. Tra uno spit e l’altro bisogna saper individuare la giusta linea da percorrere, altrimenti si rischia di trovarsi su difficoltà maggiori di quelle proposte in relazione, senza la possibilità di tornare indietro (se non con un lungo volo): purtroppo però gli spit non sono sempre visibili, dunque credo sia importante avere un’idea chiara della direzione in cui procedere, onde evitare di trovarsi fuori via con parecchi metri di corda fuori. Concordo con Marcello Ricotti sul fatto che sia necessario un 6b+/6c a vista su placca per potersi godere la via.
Nella prima parte la via corre molto vicina a Venus; dalla cengia mediana, invece, la via si porta completamente verso destra, quindi ogni fuga verso Venus diventa impraticabile. Anche se è possibile percorrere Venus fino alla cengia per poi portarsi su Titanic, sconsiglio vivamente di farlo: i primi tiri di Titanic, oltre ad essere molto belli, presentano il medesimo ingaggio psicologico di quelli della parte alta e permettono di prendere confidenza con la chiodatura della via.

L1. L’attacco è in corrispondenza di una fessura ad arco ascendente verso Sx (vedi foto), alla cui base è presente un vecchio cordone. Non essendo visibile il primo spit, noi abbiamo attaccato a Dx della fessura, in corrispondenza di un muro a balze, più facile da scalare ma completamente improteggibile fino al suo termine: in questo caso però, dovendosi poi spostare fortemente verso Sx (primo spit), aumentano gli attriti delle corde. Probabilmente bisogna partire poco a Sx della fessura ad arco, dapprima per roccia più semplice, andando poi ad intercettare la fessura (dove sembra possibile integrare) per percorrerla fino al suo termine, dove si trova il primo spit. Da qui si procede per placca fino al secondo spit (vicino al primo) e quindi alla sosta. 6b, 30m, 2 spit, sosta da collegare.
L2. Proseguire per placca lavorata seguendo la direzione data dagli spit. 6a, 30m, 2 spit.
L3. Tiro in comune con Venus (diedro sulla Dx oppure strapiombino sulla Sx). 6a+, 20m, tiro spittato.
L4. Dalla sosta sono visibili i primi (e unici) spit del tiro (quando si parte si perde di vista il secondo spit e può risultare difficile individuare la linea di salita). Raggiungere il primo spit a 7 o 8 m circa dalla sosta, sulla verticale di quest’ultima, per poi giungere in corrispondenza di un diedro ascendente verso Sx. Percorrere il diedro e, al suo termine, spostarsi verso Dx, percorrendo un muretto lavorato a buchi e giungendo così al secondo spit. Da qui procedere per placca in direzione della sosta. 6a+, 40m, 2 spit.
L5. Proseguire in direzione del primo spit (ben visibile a una decina di metri dalla sosta) cercando di seguire le debolezze della roccia, da qui proseguire (sempre in cerca del “facile”) puntando alla verticale dello spit, fino a giungere a un vecchio cordone marcio, situato a 15m circa dallo spit e non visibile da quest’ultimo. Si procede infine per terreno più facile fino alla sosta. 6a+, 40m, 1 spit e un cordone, sosta da collegare.
L6. Trasferimento verso Dx, in leggera discesa, puntando alla S6, sosta con cordone ben visibile dalla S5. Prima di giungere alla S6 verificare la posizione del primo spit della successiva lunghezza (non visibile da S6).
L7. Proseguire verso il primo spit (a 10m dalla sosta, leggermente verso Dx), integrando dapprima con un microfriend (dalla tenuta dubbia), poi con un nut piccolo (per proteggere l’ultimo passo prima dello spit). Da qui si prosegue seguendo la linea degli spit fino alla sosta: gli spit sono mediamente a 7-8m, senza possibilità di integrare, con passi delicati lontani dalle protezioni. La sequenza più delicata è in uscita dall’ultimo spit. 6b, 40m, 4 spit.
L8. Primo spit ben visibile a pochi metri dalla sosta (vedi foto), ma da qui non siamo stati in grado di capire in che direzione procedere: se da un lato le debolezze della roccia sembrano indicare di proseguire leggermente verso Sx, verso un vago diedro fessurato potenzialmente integrabile, lo schizzo del Motto (unica nostra fonte di informazioni sui singoli tiri della via, vedi relazione di Ahi Ahi Ahi) mostra un tiro che procede verso Dx, dove è presente una placca compatta improteggibile.

Un ringraziamento a Michele per aver accettato questa mia proposta non proprio “soft” al suo rientro dalle vacanze: speriamo di poter tornare a terminarla una volta chiarito il nostro dubbio amletico!

Link copiato