Thabor (Monte) dalla Valle Stretta

Thabor (Monte) dalla Valle Stretta
La gita
vicente
4 12/01/2019
Accesso stradale
Parcheggiato a Pian del Colle, subito dopo il campeggio
Osservazioni
Visto valanghe a pera esistenti
Neve (parte inferiore gita)
Crosta da rigelo portante
Quota neve m
1400

“Il Thabor, in racchette, a gennaio”… (cit. di un’amica). Salita grandiosa ma condizioni molto difficili causa pessima qualita’ della neve nella parte alta. Partiti alle 8:55 dal parcheggio di PIan del Colle dopo 3 ore di auto da Genova e aver perso tempo a causa di un incidente spaventoso sulla tangenziale di Torino, in 1 ora giungiamo al rifugio Re Magi su percorso totalmente ghiacciato (ma si va bene anche in scarponi, con un po’ di attenzione). Affittate le ciaspole e calzati i ramponi, ripartiamo alle 10:30. Dopo esser passati poco lontani dal Lago Verde e aver superato il Piano della Fonderia, giungiamo in fretta alla Maison des Chamois (dove facciamo spuntino) grazie allo stradino innevato che consente di procedere agevolmente su fondo duro. Giunti alla Casa Alpina, tuttavia, lo stradino finisce e siamo costretti a procedere su neve spesso inconsistente. Resistiamo e giungiamo al pianoro ondulato che adduce alla biforcazione per il Col des Meandes. Prima pero’ calziamo le ciaspole e superiamo il Ponte delle Pianche 2202m. Da qui ci sferza in viso un vento fastidioso che ci accompagnera’ fino in vetta. Con grande fatica a causa della neve sfondosa alternata a sastrugio e crosta non portante, alternata a brevissimi tratti di crosta portante, superiamo un dosso dopo l’altro e arriviamo infine al Col des Meandes. Qui facciamo una breve pausa ristoratrice e rimontiamo il ripido pendio alla destra del canalone che conduce ai pendii superiori (la traccia in realta’ passerebbe sulla sinistra, ma il vento aveva cancellato le tracce). Tuttavia, riusciamo con fatica a ricollegarci alla traccia in cima al canalone. Qui pero’ la neve e’ del tutto sfondosa e inconsistente, quindi la progressione e’ molto difficile. Intanto il vento soffia incessante. Dopo aver battuto traccia quasi tutto il tempo, qui e’ il socio che entra in gioco e batte traccia su neve infine ghiacciata fino a spuntare in vista della cappellina (nel mentre lui perdera’ un bastoncino, cambieremo assetto da ciaspole a picca e ramponi, e io mi accorgero’ di aver un rampone rotto e inservibile). Dopo aver visto la cappellina, ci facciamo coraggio e raccogliamo le ultime energie. Tuttavia, da ghiacciata la neve e’ tornata sfondosa; ci mettiamo nuovamente le ciaspole e giungiamo in vetta, io 15 minuti prima del socio che ha faticato non poco nell’ultimo pezzo. Giunto alla cappellina, mi sdraio a fianco del muretto esterno e mi riparo dal vento. Trovo campo sufficiente ad avvisare il rifugio del nostro arrivo in vetta e del nostro ritorno tardo.

Panorama commovente dalla cima: rifugio e auto lontanissime; Barre e Dome des Neiges des Ecrins che svettano imponenti; un mare di vette francesi a cui non so dare un nome; il ghiacciaio del Mont Thabor ben innevato; guglie dolomitiche sotto di noi; colori magici del tramonto.

Discesa incredibile nella notte stellata e arrivo al rifugio alle ore 20, ove passiamo la notte.
Il giorno dopo, scendiamo all’auto in motoslitta causa socio zoppicante per le fatiche della salita.

Una delle piu’ belle salite invernali che abbia mai fatto. Non tanto per le difficolta’ tecniche, davvero ridotte, quanto per lo sviluppo e il dislivello mostruosi, specialmente con queste condizioni della neve. Una salita che ha richiesto un notevolissimo impegno fisico e tanta tenacia a livello mentale.

Un ringraziamento davvero sentito al rifugista del rifugio Re Magi per averci fornito ottime indicazioni, averci pazientemente aspettati, e averci fatti scendere in motoslitta visti i piedi molto gonfi del socio. Il rifugio Re Magi e’ un gioielliino, lo consiglio caldamente!

Un ringraziamento al socio che ha mostrato una tenacia formidabile.
Una salita da ricordare con Matteo B. del CAI Ligure.

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