Sorapiss Via Normale da San Vito di Cadore

Sorapiss Via Normale da San Vito di Cadore
La gita
barrosismo
5 04/10/2019
Accesso stradale
Strada per rifuio Scotter chiusa al traffico. Park al 'Sun Bar'.

A causa della chiusura della strada per il rifugio Scotter, occorre partire da quota 1100m nei pressi della baita Sun Bar. Il dislivello sale così a 2150m. Parto presto per anticipare le nuvole previste dal pomeriggio. Nella notte sbaglio e invece di prendere la strada nuova finisco col ravanare tra le varie stazioni della funivia. Dalla strada c’è una deviazione che permette di prendere il sentiero per il rifugio San Marco senza passare dallo Scotter. Dal rifugio San Marco in su occhio in caso di affollamento, dato che il sentiero passa dentro il canale di un rio, ed è anche a tiro di caduta sassi. Bellissima alba sull’Antelao e sul Pelmo. A forcella grande il panorama si apre verso la bellissima Torre dei Sabbioni. In falsopiano con lungo giro di arriva sotto al bivacco Slataper, che non è necessario raggiungere. La prima neve, pochi centimetri, iniziava a forcella grande nei tratti erbosi, mentre sul Fond de Rusec è quasi continua e facilita la salita. All’attacco della parete c’è un imponente stillicidio ma vado avanti. La neve è presente solo a macchie fino al camino di III. Una corda fissa facilita la faticosa salita, che non ho comunque trovato facile. Metto i ramponi poco sopra il camino visto l’aumento della quantità di neve. Si scala su misto ma mai oltre il II grado, pur con tratti esposti. Alcuni passaggi su cengia, banali in asciutto, diventano ostici per la neve ventata. Tutta una serie di canali con passaggi anche esposti necessitano attenzione massima, dato il vetrato e la neve inconsistente. Faticosamente arrivo a monte del colletto sotto l’ultimo torrione. La troppa neve mi fa desistere, dato che sarei dovuto scendere su neve ventata su strato di roccette ripide ed esposte. Scendo di circa 50m e trovo il modo di salire fino all’ultima esposta cengia. Qui il passaggio è ostico data la neve e il vetrato. Avuta la certezza di trovare un anello di calata (lo citano le relazioni, e onestamente non sarei mai sceso di lì senza una doppia…) mi isso sulla cengetta con forte esposizione. E’ questo il passo chiave della gita date le condizioni. Da lì, in breve ma con altri passi su neve varia ed esposta fino in cima. Dall’attacco in su si vedono spesso i bolli rossi della normale e molti ometti. Il panorama è indimenticabile e l’atmosfera è unica. Dato il gelo e l’ansia per la discesa, rimango poco a fianco della croce. Fatta la doppia al passaggio della cengetta, scendo tranquillo e attento fino a cercare la deviazione per la Croda Marcora. Grosse nuvole in arrivo sommate alla mia stanchezza, mi fanno rinunciare alla Croda dopo un po’ di poco convinte ricerche del bivio. In discesa la neve non si è sciolta per nulla date le temperature. Al caminetto faccio una breve doppia e poi facilmente fino al ghiaione. Fino alla macchina è eterna ma senza storia. Incontrato un solo altro bipede che saliva il ghiaione mentre ero in discesa sotto il bivacco. Inquietanti gli innumerevoli bramiti dei cervi in amore nel cuore della notte.

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