Avvicinamento al rifugio con discreto sviluppo e primi 4km praticamente in piano. Rifugio molto spazioso, staff gentile e gardien prodigo di info, cena nella media francese, dolci sopra la media (francese ed italiana). Partenza il mattino seguente poco dopo le 5, avvicinamento con tracce di sentiero sfruttando l’ultima parte di nevaio (no ramponi), contare 30-40min dal rifugio senza piciuliare. Prime placche facili ma un po’ umide, traverso sotto il nevaio mediano con 3m in neve (no ramponi). Il passo di IV+ è il classico passo loffio da placca montonata stondata a cui si arriva con gli scarponi bagnati e sporchi, chiudendo un occhio si tira il rinvio e si è fuori. Fatto un tiretto per questo passaggio e poi proseguito in conserva protetta fino alla breche (facile ed evidente, diverse possibilità di passaggio, roccia solida ma da controllare). Arrivati alla breche dopo un’oretta scarsa dall’attacco proseguiamo sulle caratteristiche placche fessurate stando circa in centro e proseguendo nel camino che sbuca in cresta. Segue parte facile e poi il risalto chiave: il camino in cui si passa è abbastanza evidente da sotto, noi abbiamo allestito una sosta alla base su 1 friend e poi abbiamo fatto un tiretto (ampie possibilità di protezione a friend e cordino su masso incastrato, oltre al ch. in loco), in uscita non è facile allestire una sosta (con corda da 30m il secondo di cordata inizia a scalare prima di aver creato la sosta). Prosieguo più facile fino al nevaio successivo, qui abbiamo perso un po’ di tempo passando sul lato sx del canale che “spacca” a metà la dorsale, in realtà bisogna stare molto più a sx in un camino marcio, direttamente non si passa (tetti e placche bagnate). Passato questo tratto si affrontano le belle placconate che con diverse possibilità portano alla rampa verso dx. Cresta successiva molto bella e finalmente un po’ esposta, di cui si sfrutta principalmente il lato sx. Difficoltà sempre nell’ordine del II continuo con diversi passaggi di III/+. Arrivo in vetta poco prima delle 10 (se non si viaggia sempre in conserva e/o ci si perde i tempi possono facilmente esplodere). Discesa inizialmente evidente fino ad un ometto, dove occorre passare su una cengia esposta lato Sud, terreno assolutamente franoso e delicato. Non farsi poi tentare da un cordone verde sotto cresta, porta in un mer*aio: proseguire lato Sud su cenge marce sfruttando tracce e ometti. Gendarme jaune da cui si developpa verso Ovest abbastanza evidente, così come l’espostissima cengia che lo percorre, davvero geniale. Roccia qui per fortuna più ripulita dai passaggi e qualche fix (qualche eh… tipo 5 su 80m di traverso) a proteggere i tratti più scabrosi (come il passo di IV con fettuccia). Al termine della cengia di 80m verso sx si seguono tracce e ometti senza farsi tentare da calate con solo cordone (diverse visibili sulla dx). Occorre scendere disarrampicando fino alla prima sosta a fix che si incontra: questa calata (stranamente) è da 35m, quindi conviene calare il primo e poi disarrampicare (pochissime possibilità di protezioni mobili e sosta successiva non facile da trovare, alla base di una placca marrone piuttosto sulla dx rispetto alla sosta di partenza). Successiva calata rettilinea (20-25m) e quindi ultima calata da 30m fino al ghiacciaio, dove siamo atterrati alle 11:45 su neve ancora dura e ottimamente portante. Ghiacciaio completamente chiuso e tranquillo, segue un breve tratto roccioso e poi un altro nevaietto che porta ad una zona di blocchi e successivamente di dossi montonati che con percorso generalmente da sx a dx (ometti, corda fissa e diversa disarrampicata su placca montonata) porta al pendio detritico sottostante dove una comodissima traccia di sentiero porta alla morena sottostante. Qui per tornare al rifugio conviene passare sulla dx, passando in una specie di depressione della morena, quindi traversando a sx si arriva ad una dorsale di scisti carbonatici, che si scende lungamente sul suo lato sx fino ad un salto ripido, qui occorre individuare un traverso in piano verso sx che porta nel ripido pendio erboso-detritico sottostante. Da lì per ameni prati si torna al rifugio, dove siamo arrivati per le 13:45 per una meritata doppia porzione di torta, ça chouette!
Il più meridionale dei montagnoni degli Ecrins, che pur senza essere un gigante nella quota ha una prominenza assolutamente di rispetto su tutto ciò che lo circonda. Panorama garantito e originale sulle altre cime di questo massiccio fantastico, aspro e crudo, selvaggio e sublime. Con Marco, a sua insaputa sempre più fast&light.