Sentiero Bove da Cicogna

Sentiero Bove da Cicogna
La gita
gipeto
4 07/10/2023
Accesso stradale
CIcogna

Ottobre 2023, 3 giorni soleggiati e caldissimi, percorso in senso antiorario pernottando al bivacco alpe Fornà e bivacco Scaredi. Discesa passando per la Cima di Sasso.

Da evitare in caso di tempo incerto. Si percorrono numerosi di tratti a mezza costa su erba già di per sè scivolosa, che se umida diventa pericolosa.

Non servono competenze alpinistiche particolari. Serve buona preparazione fisica, abitudine all’ambiente di montagna e un buono studio dell’itinerario. Non abbiamo mai riscontrato problemi di orientamento, i bolli ci sono praticamente sempre. I temi più difficoltosi nel nostro caso sono stati il caldo costante e i sentieri a volte faticosi, soprattutto sui ripidi pratoni scivolosi.

Su alcune relazioni è riportata una tappa dal rifugio Pian Cavallone a Scaredi. Benchè fattibile è estremamente lunga (facilmente 12h). Se le giornate sono calde in questa tratta l’assenza totale di acqua è un tema da considerare molto attentamente. Per questo fare tappa a Fornà sembra una scelta più logica. (Si aggiungono circa 200m di dislivello ma ne vale la pena).

GIORNO 1 Cicogna – Fornà: un po’ di dislivello ma sentieri in buono stato e ben segnati. Il sentiero più semplice (consigliato) per raggiungere Pian Cavallone si segue svoltando a destra poche decine di metri dall’inizio del sentiero a Cicogna. E’ la traccia più a Sud, guardando le mappe. Per raggiungere Fornà dal monte Zeda ci sono due opzioni: 1) scendere verso lungo la cresta dello Zeda per poi girare a E e scendere verso il bivacco 2) scendere il più docile pendio E dal monte Zeda (direzione comune anche a pian Vadà) e poi girare a sx (N) appena arrivati ad una piccola insellatura. Si perde un po’ di quota prima di arrivare al bivacco ma si evitano le catene in discesa dalla cresta N dello Zeda. Noi abbiamo scelto la 2) e siamo stati soddisfatti della scelta.

GIORNO 2 Fornà – Scaredi: da Fornà si risale verso la bella cresta che collega Zeda a Piota e la si percorre senza problemi. Leggera esposizone. Da Piota a passo Crocette lunghi e faticosi sentieri alcuni diversi rilievi rocciosi. Divertente risalita al Torrione con qualche catena. Occhio alla traccia che si stacca a sx (S) poche decine di metri dopo la cima del Torrione: la cresta invita a seguirla ma l’itinerario l’abbandona ben presto. Da qui a Scaredi passando per Marsicce poco da dire. Fino all’Alpe di Terza sempre sentieri faticosi su erba alta scivolosa.

GIORNO 3: Scaredi – Cicogna. Il tratto più bello. Scaredi – Bocchetta di Campo logico e panoramico. Le strette iniziano pochi minuti dopo bocchetta di campo in corrispondenza di una targa. Per “Strette del Casè” si intende una serie di costoloni rocciosi che si aggirano discendendo e risalendo una sequenza di ripidi canali. Attenzione all’orientamento, nessun passo tecnico. Abbiamo trovato il GPS poco affidabile in questo tratto. Attenzone alla terza (credo!) discesa: dopo una targhetta di plastica rossa e bianca cai avvitata ad un albero (curiosa scritta sbiadita “non stringere le viti” che tra poco sparità) c’è una traccia terrosa che scende verso il fondo valle, forse una nuova via di fuga estremamente terrosa. Non va seguita, bisogna invece cercare la più antica traccia che risale gradualmente verso destra. Noi abbiamo trovato questo punto poco visibile e intuitivo. Dai prati di Ghina siamo risaliti senza problemi alla “Cima Nord” della cresta della Cima di Sasso. Per la cresta alcune relazioni parlano di passaggi di III, che ora (ma magari da sempre) sono attrezzati con catene che li rendono tecnicamente facili. Sono 2 passaggi, il primo di 5/6m subito dopo (cioè a S) della Cima Nord, ed il secondo di 3m in mezzo alla cresta. Il resto della cresta se percorsa con attenzione ai bolli è semplice ed i tratti aerei sono pochissimi, brevi e facili. Ci sono alcuni brevi passaggi forse di II, e di questi solo 2-3 sono davvero esposti. Dei 300/350m di cresta almeno 150 sono di sentiero. Assolutamente da non sottovalutare (e forse evitare) se non si è abituati all’esposizione e a mettere le mani sulla roccia. Chi è abituato a questo tipo di ambiente (cresta affilata, un po’ esposta, con un paio di passaggi leggermente aerei) invece non avrà difficoltà. Sicuramente uno dei momenti migliori dell’itinerario.

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