- Accesso stradale
- ok
Gita ravanosa, pesante, faticosa e lunga che basta, ma tale da regalare forti emozioni, di quelle che lasciano ancora ampio spazio alla fantasia, e dove l’avventura e’ garantita nella maniera piu’ assoluta. Al tanto camminare per raggiungere una cima modesta, bisogna aggiungere ancora la salita di una cresta piena di insidie e trabocchetti, di sviluppo che sembra non finire mai, e i tempi di percorrenza a dismisura lievitare verso l’alto. Non e’ piu’ la cresta seguita dai primi salitori. Da allora si e’ modificata in peggio a seguito di crolli succedutisi nel tempo, e a causa della roccia malsicura un po’ ovunque. Segue poi l’altro tratto oltre la cima (dalla quale la vista sull’Emilius mozza a dir poco il fiato), piu’ breve ma di pari difficolta’, che termina al Col Peccoz (nemmeno si capiva bene quale fosse). Se non era che l’auto, il suo recupero, implicasse scendere per forza dal lato Arpisson a dir poco aggettante, sarei sceso molto piu’ volentieri e piu’ facilmente dal Laures..ma tante’ siamo abituati a metterci anche un po’ di rischio in queste avventure, in posti ormai caduti nell’oblio, dove le sorprese nella fattispecie di pericoli qui’ non sono risparmiabili. Nello spazio di 10 ore e mezza soste comprese, in un altalena continua di sali scendi su e giu’ per creste, piu’ tutta una miriade di altri saliscendi lungo il tortuoso nonche’ eterno sentiero, il dislivello e’ arrivato a toccare inevitabilmente i 2200m. Inutile dire che per gite di questo tipo trovare gente disposta a seguirti e praticamente impossibile a meno di non essere un po matti..il meteo a retto bene come da previsioni con nuvole da calore a formarsi solo dal tardo mattino, ma tali da non complicare la gia’ anche troppo complessa discesa. Solo stambecchi ad osservare le peripezie di un umano capitato quassu’ per caso..o forse tutto questo era voluto?!
Non vi e’ notizia di altre ascensioni di questa cresta ad oggi.