Sassolungo Via Normale – Grohmann/Innerkofler/Salcher

Sassolungo Via Normale – Grohmann/Innerkofler/Salcher
La gita
andreamilano
5 01/08/2018

Conosco questa fomosa montagna delle Dolomiti fin da ragazzino. Oggi finalmente a 44 anni sono riuscito a salirla………

Parto alle 7 dal parcheggio del Passo Gardena. Alle 8 al rifugio Demetz. Dalla forcella del Sassolungo bisogna scendere per 50 metri fino a trovare l’inizio del sentierino dellla “Cengia dei Fassani”. Cengia che parte comoda per poi diventare un canalone fino ad una forcella – si può (si deve) superare il canalone franoso arrampicando sulla crestina alla sua sinistra (II-III).
Al di là della forcella, un cavo aiuta a superare alcuni tratti esposti e poi per cengette si arriva al circo ghiaioso del ghiacciaio del Sassolungo di cui rimangono solo lingue di neve.

Sul lato opposto inizia il “canalone basso”, innevato al suo interno. Bisogna scalare la cresta alla sua sinistra (salendo – “variante delle guide”) su bei passaggi di II e III. In un camino sono state poste delle scale metalliche. Da qui si arriva ad una seconda forcella (forcella del canalone basso) da cui poi, scendere per una decina di metri fino ad un anfiteatro (2900m).

Un sentiero su ghiaia porta fino ad un grosso ometto da cui ha inizio la grande “gola delle guide” . Salire a sinistra per balzi (II+) poi all’interno della gola – II e poi III all’uscita vicino ad una forcella da cui si vede il versante opposto. Da questo punto è visibile il piccolo bivacco “Giuliani” 3100m.

Già arrivare sin qui, merita la giornata. ma da qui in poi iniziano le rogne.
Il bivacco è sovrastato da una grossa torre che chiamano “rossa” o “gialla” a seconda delle relazioni sul web. Io ho con me un’utilissima relazione stampata da internet di un certo S.R. (ringrazio). Senza quella sarei rimasto al bivacco.

Dalla forcella bisogna prendere un’esile ed espostissima cengia sul lato est, in leggera discesa e per una trentina di metri. Da qui salire un camino che porta al pulpito sommitale. III+ (forse IV-) di forma strana e molto esposto. Sotto un vuoto di 700 metri. Io tento tre volte sudando camicie. Alla quarta non ho più paura di morire e mi butto col culo in fuori nel modo giusto. Arrivo dopo 10/15 metri al termine con i capelli bianchi (!). Nessun sosta per rinvio lungo il camino, ne al suo termine.

Non è ancora finita. Bisogna continuare per cresta (II-III) fino ad un crocifisso all’apparenza nuovo. Ma per la vera vetta bisogna continuare un pò per ometti e canalini su e giù un pò di volte fino ad un misero bastone.

In discesa la relazione mi indica un anellino cementato (che altrimenti non avrei mai trovato) da cui una calata di 30 metri mi deposita sul tetto del bivacco.
Il resto della discesa avviene a ritroso per lo stesso percorso. Lungo la via ci sono alcuni anelli cementati ed alcuni chiodi a U. Più una vasta gamma di cordini in clessidra messi un pò dappertutto.

Come in tutte questo genere di gite, la discesa dura una volta e mezza la salita.
Ho fatto in tutto 8 doppie, mentre nel resto ho sempre disarrampicato in continua esposizione. Il tutto grazie alla roccia nel complesso buona ed ai numerosi ed indispensabili ometti (per fortuna!).

Portare una corda da 60 per essere sicuri. I ramponi e la picca non servono.

Nel complesso una gita stupenda su una bella via sempre impegnativa, ma senza far paura in discesa.

Il fatto curioso è che nonostante il primo di agosto ed il solleone, non ho incontrato NESSUNO… a parte tre lentissimi che alle 14 erano ancora a metà (spero per loro siano riusciti a scendere prima del buio).

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