Sans Nom (Pic) – Via George-Russemberger

Sans Nom (Pic) – Via George-Russemberger
La gita
attila89
4 15/07/2017

Abbiamo deciso di spezzare la salita in due giorni, per scalare al caldo il primo giorno (sole nel pomeriggio, tutto in scarpette) e per avere la parte alta con ghiaccio duro (secondo giorno solo scarponi e 120 metri in ramponi) e trovare facilmente la discesa.
La salita è bella, la prima parte si svolge su roccia buona, spesso poco proteggibile, su difficoltà classiche. Trovato bagnato un tiro, forse meglio che trovarlo verglassato! Lo stile è soprattutto placca e placca fessurata, lavorate dall’acqua, bisogna usare bene i piedi.
La parte sotto i nevai e di fianco i nevai hanno roccia friabile e grosse lame appoggiate, attenzione. Non abbiamo fatto l’uscita diretta descritta dalla Labande, ma abbiamo seguito la via che sembra stia diventando la più classica (la più “rapida” se buon innevamento), seguire i nevai (costeggiati su roccia e misto a sinistra) e poi traversato su ghiaccio (3 viti), ancora traversato per raggiungere la cresta finale. La cresta finale è ancora impegnativa, si va spesso lontano dal filo. In particolare, faticosa una fessura sul lato destro. Linea logica, si segue bene la relazione, anche se spesso ci siamo chiesti se fossimo nel buon itinerario (5 chiodi in 1000 metri di parete!).

Solo due-tre tiri atletici, ma con gli zainoni strapieni, la fatica si fa sentire. Forse i tiri più impegnativi sono alcune traversate un po’ scabrose, il traverso a sinistra di 8 metri, e il tiro che abbiamo trovato bagnato, appena a sinistra dello strapiombino con cascata (1 chiodo). Serve comunque un buon senso dell’itinerario e della ricerca della migliore soluzione, sia come linea generale, sia come interpretazione del tiro singolo. Abbiamo fatto spesso conserva protetta.
I nostri tempi: partiti a Pré de Mme Carle alle 8, attaccato verso le 11.30; prima parte 4h30, seconda 4h30, arrivati sotto la parte nevosa con le ultime luci del giorno. Lì non ci sono cenge evidenti, fortunatamente si trova sabbiolino dove si possono scavare buoni ripiani (per noi, a sinistra della zona nevosa, riparato dalla caduta di pietre). Bivacco comodo anche se un po’ di vento, poi partenza alle 6h30; in vetta alle 11 (4h30), discesa da punta a Breche supérieure de Sialouze, doppie, in 5 ore fino al rifugio. Poi due orette fino al parheggio a Ailefroide, e autostop per risalire (grazie enorme a Marco e Mirella, alias “Podina”, incrociati per caso!).

Sul pericolo di caduta pietre: in effetti, ci sono cadute di pietre. Rispetto alle altre pareti “pericolose” dell’Oisans, tuttavia, non ci sono frane, ma singole pietre che cadono per circa 400-600 metri direttamente dall’alto, o che rimbalzano qua e là. Quindi, quando si sente un ronzio nell’aria, non cercate un elicottero, ma nascondetevi bene sotto lo zainone. NON DIMENTICARSI IL CASCO, e sconsiglierei di ingaggiarsi se avete una cordata davanti (credo caso raro). Detto questo, una pietra ha tranciato la calza di una corda a metà lunghezza, e questo può essere problematico nelle doppie di discesa (due in particolari “appese”).
Le condizioni della montagna sono anche importanti, secondo me questo WE erano ottimali (temperatura max in pianura intorno ai 30 gradi, non troppo freddo di notte, freddo il primo giorno, solo due tiri di misto ed una traversata su ghiaccio, ancora neve in alto, 5 giorni passati dall’ultimo temporale).
Sulla strategia dei due giorni: scalare con lo zainone pesantissimo non è il massimo. Non aspettatevi cenge o terrazze per bivaccare, ma noi ce le siamo “scavate” in un pendio friabile. La salita è fattibile in giornata (ma se bivacchi alla base, comunque il sacco a pelo te lo porti dietro!); inoltre, la parte alta è ancora impegnativa e la cresta finale non è proprio una passeggiata. La discesa non è estrema, ma è bene avere ore di luce a disposizione, e magari incontrare cordate che scendono dalla Sialouze. Controllare bene il meteo, perchè scendere in doppia, la vedo dura! (un pensiero a Giuliano Sciandra, medico pinerolese che su questa montagna, nel 1985, ci lasciò le penne a causa di una perturbazione in anticipo rispetto alle previsioni).
No segnale telefonico, appare però “solo emergenza” (possibile forse con una radio contattare rif. des ecrins nella parte alta?).

In questo fine settimana di pienone, solo una cordata sul pilastro di sinistra (via Kelle? vicino ad Aurore Nucleaire). Luci nella notte verso il col de Coste Rouge (molto molto secco!).
Il socio dice che è più impegnativa dell’Ailefroide Occidentale; per me sostanzialmente si equivalgono, anche se qua ci sono molti più tratti in placca; la Gervasutti-Devies ha tiri più caratteristici, molti tiri atletici, fisici e faticosi, per me è più bella.
Con Trilly in gran forma; grazie a Olivier per i consigli, e Mirella e Marco per il passaggio, altrimenti sarei ancora là per fare l’autostop!

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