Rocciamelone da Susa

Rocciamelone da Susa
La gita
gabri_997
5 01/09/2021
Accesso stradale
Parcheggiato l'auto nella piazza principale di Susa
Equipaggiamento
MTB

Gita completa: partenza da Susa, arrivo al Roccione!
Partenza da Susa alle 7:40, facile seguire le mille indicazioni per strada che indicano la salita asfaltata in direzione del Rocciamelone; non pago di quel che mi aspettava, ho scelto di abbandonare la strada asfaltata per la carrareccia che passa per la frazione di Seghino: si tratta di un piacevolissimo sterrato che mi sento amabilmente di consigliare per intermezzare il lungo asfalto. Raggiunto poi il classico sterrato si procede molto bene (la strada è ottimamente mantenuta) fino a La Riposa (il cui rifugio ieri era chiuso).
Da qui, bici in spalla senza alternative!
La salita fino al Rifugio cà d’Asti risulta scorrevole ma complicata per la miriade di sentieri e sentierini disegnati dalle centinaia di escursionisti che giornalmente salgono, per cui occhi aperti a scegliere la via più idonea. In linea generale, per tutta la gita, il sentiero è ottimamente segnato bianco-rosso, per cui non vi perdete! Qualora capiti, basterà aspettare 10 minuti e sicuro che passerà qualche escursionista…
Arrivati al rifugio, fate occhio: i cicloalpinisti, purtroppo, non sono ben visti!
Da qui in avanti cambia molto il terreno: più roccioso e il sentiero diventa uno unico -precedenza ai pedoni-. Si procede bene fino alla stazione meteo dell’Arpa.
Qui, se non vi volete troppo male e la foto in cima vi basta farla con il casco, lasciate la bici! Salire si sale, ma scendere non risulterà nemmeno troppo divertente (ci sono diversi pezzi ciclabili, ma lunghi 20 metri…).
Tuttavia, io la bici ho continuato a portarmela!
Arrivati alla Croce inizierà il pezzo più scomodo: se di per sé a piedi non preoccupa, l’ingombro della bici si fa sentire! Comunque, senza troppi problemi e con parecchia attenzione, si arriva in cima!
Alle 14:20 avevo già fatto la foto di vetta (tempo comprensivo di pause cibo, chiacchiere e pipì).
A scendere, fino alla Croce, prestare massima attenzione a dove si mettono i piedi e a dove tocca la bici. Dalla Croce in avanti, vi sono diversi pezzi fattibili ma molti dei quali sono ricoperti di polvere spostata dagli scarponi che rende le pietre estremamente scivolose! Occhio!
Dalla seconda metà tra Croce e rifugio inizierà il divertimento puro! Da qui in avanti la ciclabilità crescerà immensamente (eccetto salutari pezzi da valutare in loco). Da dopo il rifugio sarà tutto molto bello, eccetto alcuni tratti scavati all’infinito dove si tribula a passare in sella!
Arrivato a La Riposa, ho sceso un paio di km sulla strada della salita per poi, a borgata Trucco, imboccare il sentiero 558 (verso fine borgata, dopo un “balconcino” si immette nel bosco sulla sx). Si tratta di un sentiero poco segnato da segnavia ma ottimamente visibile (dev’essere molto percorso) che vi porterà fin giù a Susa, intersecando prima alcuni tratti della strada sterrata fatta in salita -si tratta di un sentiero interamente lastricato a pietre, per cui non è complesso per le difficoltà presenti quanto però è estremamente stancante in quanto in continua vibrazione sulle oramai andate cosce e spalle!-

La scelta di fare questa gita era dettata dalla voglia di raggiungere un simbolo; il simbolo, per noi zonali!
Nel complesso, la salita scorre molto bene! Bisogna essere costanti e regolari dall’inizio alla fine, senza strafare! Mi sento anche di consigliare questo approccio: la salita è piena di step intermedi, puntate di volta in volta a quello che segue e raggiungetelo solo se ve la sentite!

Ringrazio tutte le persone incontrate con cui ho scambiato diverse chiacchiere, ricevuto complimenti e ricambiato con enormi sorrisi di gratitudine! Devo essere sincero, dopo anni oramai di cicloalpinismo, questa è la gita dove ho incontrato gente più attonita per quel che facciamo!

Un profondo pensiero di commozione, sconforto e vicinanza a tutte quelle persone che hanno vissuto da vicino il devastante incendio dell’ottobre 2017 che ha letteralmente stravolto il paesaggio. L’immenso senso di angoscia che ho provato mentre salivo da Susa fin quasi a La Riposa non è descrivibile.

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