Reichenspitze Via Normale dalla Plauener Huette

Reichenspitze Via Normale dalla Plauener Huette
La gita
vicente
5 12/08/2013
Accesso stradale
Scarsa possibilità di parcheggio a Baerenbad

Grande salita in ambiente aspro, selvaggio e solitario. Al rifugio siamo soltanto in 10 (non che la domenica, salendo al rifugio, si siano incontrate le folle: al massimo una quindicina di persone). Gli unici diretti alla Reichenspitze siamo mio padre e io. Contratto con il rifugista in modo da aver la colazione presto: ci lascia tutto in un tavolinetto vicino all’ingresso.
Così, mentre tutti dormono, alle 5 ci svegliamo, facciamo colazione e alle 6 partiamo dal rifugio.
Alle 7 siamo al ghiacciaio, con un tempo splendido che però ben presto si guasterà.
Legatici e calzati i ramponi, attacchiamo i ripidi pendii iniziali. E’ incredibile: la neve è già pappa! Si fa un passo avanti e mezzo indietro..procedere è davvero faticoso e poco gratificante! Giungiamo comunque senza troppi problemi sopra la seraccata (già un po’ di ghiaccio vivo da superare), quando sentiamo un boato sotto di noi: è appena crollato un seracco! Fortuna esserci tolti di lì in tempo. La zona successiva comunque è placida e tranquilla, e giungiamo così al centro del plateau glaciale di circo, dopo aver superato degli innocui crepacci (ponti ancora solidi e crepacci relativamente ben chiusi, grazie all’inverno nevoso) Sono però calate le nebbie: visibilità pochissima. Seguiamo tuttavia la buona traccia fatta il giorno prima da dei ragazzi tedeschi e giungiamo al canale nevoso, che, nell’ultima parte, presenta ghiaccio vivo. Ne usciamo dunque a 2/3, ma a quel punto non si capisce dove occorre andare. Provo a giungere al colletto in cima al canalino e trovo un chiodo. Mentre sto recuperando mio padre, noto che c’è un ometto proprio dall’altra parte! (in effetti, volendo star sul filo di cresta che si diparte dalla forcella, le difficoltà sono di III/IV grado). Calo mio padre dove era prima e lo raggiungo. Iniziamo dunque il tratto roccioso, con roccia franosissima (occorre valutare quasi ogni appoggio). Sembra fatta, ma poi mi accorgo che c’è ancora un nevaio. Lo percorriamo in brevee capiamo che la vetta deve essere dopo l’ennesima dose di sfasciume e rocce rotte instabili. La nebbia ci permette solo di vedere l’abisso che si apre alla nostra sinistra. Ce ne distanziamo e arrampichiamo facilmente sulle roccette che conducono infine alla croce di vetta, nella quale ci imbattiamo solo all’ultimo, data la pessima visibilità. In vetta, come per magia, il forte vento che ci aveva accompagnato dal colletto in poi cessa. Mezzora di ristoro in cima e via di nuovo in discesa, che richiede attenzione costante per non far partire scariche indesiderate. A quel punto arriva una provvidenziale schiarita e il panorama è maestoso.

Salita davvero bella e di soddisfazione, in una atmosfera davvero unica (solitudine assoluta e vento e nebbia) su una delle grandi montagne del Tirolo e del Salisburghese.
Non difficile tecnicamente, ma che richiede tanta capacità di gestione, specie se presa non in condizioni ottimali come capitato a noi!
Consigliatissima a inizio stagione, verso metà agosto e fino a fine stagione si mette un po’di pepe in più.
Con papà, sempre tenace.

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