Caprie, Promontorio dei Draghi – Universo di Pensieri+Fluido Viperoide

Caprie, Promontorio dei Draghi – Universo di Pensieri+Fluido Viperoide
La gita

La mia prima volta qui a Caprie su una via lunga insieme a Framil, un profondo conoscitore del luogo con cui ho condiviso una bella giornata che spero di ripetere presto.

Per quanto riguarda la via, rivedendo/aggiungendo alcune protezioni ed aggiungendo una sosta che effettivamente manca potrebbe meritarsi anche 5 stelle. La roccia è molto bella e la parete nel suo complesso è molto estetica: tetto di notevoli dimensioni, diedro strapiombante, bombamento e placca superiore straordinariamente compatta con livelli di aderenza elevatissimi!

Bella via che richiede buona fisicità poichè presenta sia tratti impegnativi per le braccia tipo la lama iniziale da prendere in Dulfer, o il diedro fortemente strapiombante di 20 mt. che supera il grande tetto del “Promontorio dei Draghi” sulla sx, sia tratti come la magnifica placca di 40 mt. posta nella parte superiore del “promontorio”, in cui, la continuità delle difficoltà mette a dura prova la resistenza delle dita e dei piedi nelle scarpette.. Su tale placca, inizialmente quasi verticale (vedi foto), leggermente più appoggiata in alto, la progressione avviene quasi esclusivamente su micro-tacche molto affilate che si possono “tirare” con non più di una falange o due per mano, si tratta infatti di un lungo tiro in cui le difficoltà non scendono -MAI- al disotto del 6a..

Vi sono però alcuni aspetti tecnici da rivedere:

(1) dato che le protezioni, nei tratti leggermente più facili (non inferiori al 6a), sono posizionate in modo eccessivamente lungo ed in qualche caso ancora su “spit” artigianali di dubbia tenuta e qualità (2 bianchi a metà del terzo tiro) , durante la progressione, è necessario prestare molta attenzione ad alcune lamelle superficiali che possono improvvisamente staccarsi.. e, su una chiodatura così severa, potrebbe diventare un problema.. Risulta inspiegabile infatti, come una via così bella e generalmente ben protetta (frutto dell’impegno straordinario di chi ha rinnovato le protezioni a cui va un profondo riconoscimento) presenti tali lacune..
Se qualcuno, avendone i mezzi e le capacità, può collaborare per migliorarne le protezioni, o segnalare eventuali problemi di sicurezza, al solo fine costruttivo (le polemiche sterili non servono a nessuno) si faccia avanti.

(2) manca una sosta S2 posta subito sopra il grande tetto poichè, un tiro unico L2 da 70 mt. circa, che comprenda sia il superamento del grande tetto che la lunga placca superiore, ammesso che si abbia una corda sufficientemente lunga per poterlo fare, è altamente sconsigliabile per non dire improponibile..
In pratica, dopo aver superato il grande tetto sulla sx, la mancanza di una sosta all’uscita (ci sarebbe anche vagamente un piccolissimo appoggio per poterla realizzare..) costringe a percorrere un tratto sprotetto abbastanza lungo verso sx per andare a reperire la sosta S2 di “Sagen” la via che sale parallela (vedi –> gulliver.it/itinerario/62314/ ) grazie alla quale è possibile spezzare il lungo tiro in L2+L3..
A tal proposito, per questioni di sicurezza, conviene adottare l’accorgimento impiegato da Framil, che non fermandosi davanti a niente.. ha proseguito per due spit oltre il tetto sulla magnifica placca soprastante e dopo aver rinviato il secondo spit è sceso in arrampicata spostandosi sulla sx per andare a reperire la sosta (tenendo presente che il tutto avviene sul 6a) ..e così ho fatto io.
Tale escursione, diventa problematica nel momento in cui, ripartendo dalla sosta S2 per andare a riprendere “Fluido Viperoide” ci si rende conto che la linea di spit per proteggersi su tale via è decisamente spostata sulla dx quindi è necessario affrontare nuovamente il traverso a rischio pendolo;

(3) nel lungo tiro della placca finale, non tutte le le protezioni sono state rinnovate! Proprio nei tratti più lunghi infatti, vi sono ancora degli spit artigianali (placchette bianche con spigoli vivi nel foro di posizionamento del moschettone che, in caso di caduta, potrebbero tranciare il moschettone del rinvio..).
Le placchette artigianali sono fissate con bulloni che hanno fatto il loro tempo (altissimo rischio di ossidazione interna) in particolare proprio quello impiegato per fissare lo spit più lungo.. posto a metà placca circa, che sembra essere in pessimo stato e decisamente sottodimensionato (mi è parso un 8 se non addirittura un 6mm coperto da uno strato di vernice che ne occulta lo stato di ossidazione.

(4) la chiodatura sulla placca superiore, essendo eccessivamente lunga (in alcuni tratti vi sono 7 mt. fra uno spit ed il successivo..) costringe ad avere un margine personale almeno due gradi più alto per potere arrampicare in sicurezza (tenendo conto che sebbene vi siano tratti più facili generalmente non si scende MAI al disotto del 6a).
Davvero un peccato data la qualità straordinaria della roccia a micro-tacchette su cui sale “Fluido Viperoide” che porterebbe ad “osare” anche chi arrampica sul 6a o poco oltre.. ..ma vedendo una chiodatura del genere si “intimidisce”..

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